Roma, 27 ottobre 2011L’intenzione del Governo di introdurre una nuova normativa sui licenziamenti è "un grave errore e una inaccettabile provocazione nei confronti del sindacato". Lo scrivono in una nota congiunta le segreterie di Cisl, Uil e Ugl dopo la diffusione della lettera d’intenti inviata da Palazzo Chigi a Bruxelles con le nuove misure per la crescita. I tre sindacati non escludono la possibilità di ricorrere a scioperi qualora il Governo "intendesse intervenire sulle materie del lavoro senza il consenso delle parti sociali". In particolare la norma sui licenziamenti, si legge ancora nel testo, "è ancor più ingiustificata perché non ci risulta sia stata richiesta o concordata con le stesse associazioni imprenditoriali. Se tale provvedimento sui licenziamenti fosse davvero presentato dal Governo si romperebbe la coesione sociale nel nostro Paese e si smentirebbe il notevole impegno profuso finora dal Governo e dalle parti sociali per evitare massicci ricorsi ai licenziamenti attraverso la proroga degli ammortizzatori in deroga". 

 

UIL: "SCIOPERO GENERALE" -  “Se il Governo decidesse di modificare le norme sul lavoro, unilateralmente, saremmo costretti a promuovere uno sciopero generale”, è la decisione presa dalla segreteria della Uil. La Uil ritiene che “non sia possibile chiedere sacrifici ai cittadini se le istituzioni che li rappresentano e le amministrazioni, a tutti i livelli, non siano prioritariamente coinvolte in un'operazione di ‘igiene politica’”.

 

“Non è solo una questione di etica o di giustizia sociale - sottolinea l’organizzazione guidata da Luigi Angeletti - ma anche di necessità economica. Le difficoltà e gli impegni a cui il Paese deve far fronte non ci consentono più di tollerare sprechi di nessun genere”. Pertanto, la Uil chiede che “vengano subito attuati interventi volti a ridurre costi della politica così elevati da non poter essere più sopportati. Soluzioni, in tal senso, concretamente applicabili sono state indicate dalla nostra organizzazione in più di una circostanza e in documenti ufficiali già noti ai soggetti istituzionali preposti ad assumere quelle decisioni”.

 

CISL - Il leader della Cisl Raffaele Bonanni promette: "Se il governo dovesse, senza il consenso delle parti sociali modificare l'assetto dei licenziamenti la Cisl andrà allo sciopero. Non siamo d'accordo a mettere mano sui licenziamenti ci sembra una provocazione mentre il Paese ha bisogno di coesione".

 

CGIL: "SI RIMANGINO QUELLO CHE HANNO DETTO" - “Norme a senso unico contro il lavoro e il modello sociale italiano sono all’interno di una lettera da libro dei sogni, incubi per la verità”, attacca la Cgil. “Se l’obiettivo è assumere e non licenziare il governo mandi subito una raccomandata urgente a Bruxelles dicendo che si è sbagliato”, osserva il segretario confederale, Fulvio Fammoni, nel sottolineare che “l’Europa accetta per non far sprofondare le borse e soprattutto per commissariare, non più solo politicamente ma di fatto, il nostro paese. Ecco il risultato di un governo non più credibile per nessuno e dannoso per l’Italia. Come nel paese dei balocchi si scrive che ‘il governo trasformerà le aree di crisi in aree di sviluppo’, siamo al ridicolo”

 

SACCONI - "L’obiettivo è assumere, non licenziare", chiarisce il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. “’Licenziamenti facili’ - spiega Sacconi - è un titolo che serve solo a spaventare una società già insicura ma che non rappresenta le misure suggerite dall’Europa ed accolte dall’Italia con altre proprie integrazioni”. Sacconi annuncia che sarà aperto "presto un tavolo di confronto con le parti sociali, che invitiamo ad approfondire il merito senza pregiudizi. I “no” - conclude - non fanno né crescita né occupazione. E tantomeno aiutano la stabilità”.

 

ALFANO - "Sono provvedimenti che l’Europa ci chiede". Così il segretario del Pdl, Angelino Alfano, risponde a chi lo interpella sui ‘licenziamenti facili’ contenuti nella lettera alla Ue e che i sindacati hanno definito una ‘istigazione alla rivolta’. "Il più grosso investimento del Governo è stato evitare i licenziamenti - sottolinea Alfano - stanziando in questa legislatura 38 miliardi di euro in ammortizzatori sociali".

 

EMMA MARCEGAGLIA - La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia si è detta soddisfatta degli impegni presi dal governo sul fronte della riforma del mercato del lavoro. "Bisogna eliminare tutte le rigidità - ha detto - e introdurre più flessibilità". Il presidente di Confindustria ha definito la lettera inviata all’Ue dal premier Silvio Berlusconi come "un passo nella giusta direzione". "Dal Governo - ha aggiunto - arrivano impegni chiari, una chiara road map per le riforme".

 

BERSANI - Pier Luigi Bersani ha bocciato senza appello la lettera di intenti presentata dal presidente del Consiglio al vertice europeo. “A parte le minacce inaccettabili di entrare a piè pari sul mercato del lavoro - ha detto il segretario del Pd, conversando con i giornalisti alla Camera - tutto il resto è merce usata venduta come nuovo in modo anche sconcertante”. “Per carità di patria - ha aggiunto - non farò l’elenco punto per punto anche delle vere e proprie prese in giro contenute in quella lettera. Dico: Berlusconi venga in Parlamento, spieghi e rispetti quel calendario. Ci faccia vedere cosa c’è di vero e cosa c’è di nuovo e come possa essere rispettata la tabella di marcia”.

 

Quanto alla reazione positiva dei colleghi europei, “credo - ha commentato Bersani - che l’Europa giustamente non abbia altro interesse che rendere credibili le misure italiane: siamo troppo grossi per poter essere salvati. Ma temo che a un esame attento della Commissione Ue possa emergere che non ci siamo. Questa è la mia preoccupazione”.

 

CASINI - La lettera che Silvio Berlusconi ha consegnato all’Europa è "gravemente monca", frutto di "un patto scellerato tra Berlusconi e Bossi che in cambio della libertà di licenziamento non mette mano alle pensioni" e "alimenta uno scontro sociale tra ricchi e poveri che non ci possiamo permettere". Lo ha detto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, in una conferenza stampa alla Camera. Secondo l’ex presidente della Camera, tuttavia, "è destinata a rimanere lettera morta e questo ci preoccupa molto. E’ destinata a riconvertirsi in un manifesto elettorale, anticipando a gennaio lo show down e andando a elezioni anticipate". "Temiamo - ha sottolineato Casini - che gli intenti elencati nella lettera rischino di fare la fine degli annunci già sentiti da questo governo”. Comunque “attendiamo la presentazione in Parlamento entro il 15 novembre delle quattro direttrici da attuare nei prossimi otto mesi".

 

IDV - "Probabilmente Berlusconi ha consegnato una lettera all’Europa e un’altra, completamente diversa, a ogni ministro. In quella recapitata a Sacconi c’è scritto che l’impegno del governo è quello di assumere e non di licenziare, mentre sappiamo bene, purtroppo, che questo esecutivo irresponsabile intende fare cassa sulla pelle dei più deboli e dei lavoratori a colpi di licenziamenti". Lo afferma in una nota il responsabile welfare e lavoro dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi, commentando le dichiarazioni del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. "In tre anni, il ministro della disoccupazione ha portato a termine la sua azione contro i diritti dei lavoratori, mandando in fumo un milione di posti di lavoro. Nel nostro Paese, infatti, grazie alle politiche di questo esecutivo, vi sono ormai 600mila persone in cassintegrazione e 4 milioni di giovani precari. Per l’Italia dei Valori - conclude Zipponi - bisogna far pagare alla casta, agli evasori fiscali e contributivi il prezzo del risanamento".