Roma, 18 novembre 2011-  Il governo di Mario Monti ha incassato la fiducia anche alla Camera con 556 sì e 61 no (59 leghisti più altri due deputati), fra i 617 deputati che hanno preso parte alla votazione un risultato favorevole senza precedenti nella storia della Repubblica. A favore hanno votato quasi tutti i gruppi parlamentari, dai leghisti di Montecitorio è arrivato un compatto no. Una maggioranza 'bulgara' dunque anche a Montecitorio, dopo i 281 sì e 25 no registrati a palazzo Madama.

 

LA REPLICA DI MONTI - "Durerò e dureremo poco, non un minuto di più del tempo sull'arco del quale questo Parlamento ci accorderà la fiducia. E' mia intenzione proiettare la mia squadra di governo sulla prospettiva da qui alle elezioni. Ci sentiamo veramente in spirito di servizio, con un atteggiamento di umiltà, ma anche di determinazione, per favorire una almeno parziale deposizione delle armi: il che speriamo possa agevolare la presa di posizioni, anche non facili e gradevoli, nel brave periodo. Qui oggi non vi chiedo una fiducia cieca, ma una fiducia non cieca: vigilante''.

Ma quello che Mario Monti chiede con ironia, nella sua replica alla Camera, è di "esprimere questo concetto di profonda dipendenza dal Parlamento con espressioni diverse da quella di 'staccare la spina'. Ve ne sarei grato, perché non ci consideriamo un apparecchio elettrico. E poi sarei incerto se siamo un rasoio o un polmone artificiale...". E ancora: "Permettetemi di reagire in modo molto chiaro e netto sulla questione conflitto d'interessi, poteri forti e altre espressioni di pura fantasia che considero offensive". “Magari l’Italia avesse i poteri forti, io non ne conosco di poteri porti... Ho avuto il privilegio di vedere quasi tutti questi poteri nel mondo, nel mio ruolo di commissario alla concorrenza. Molti sono giovani, non si ricordano” il periodo in cui “sono stato commissario alla concorrenza ma quei poteri forti se li ricordano ancora” quei tempi, ha sottolineato il premier ricordando quando nel giorno “in cui proibii’ una fusione tra due società americane l’Economist scrisse che il mondo degli affari americani considera Monti il Saddam Hussein del ‘business’”. Monti ha sottolineato più volte questo concetto: “Siamo leggermente disturbati da queste espressioni, ma tocca a noi dare la prova che voi non avete ragione con queste allusioni”, ha concluso Monti.

Infine, Monti ha riferito che: "La prossima settimana sarò a Bruxelles e avrò un incontro, su loro proposta, con Merkel e Sarkozy: un incontro a tre per avere permanentemente d'ora in poi il contributo dell'Italia nella soluzione dei problemi dell'euro", rispondendo così "a coloro che chiedono di far valere di più l'Italia nel mondo".

 

OMAGGIO A LETTA - Il presidente del Consiglio Mario Monti esordisce nel suo intervento per la fiducia alla Camera ringraziando l’impegno e l’opera del presidente della Camera Gianfranco Fini, del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e quella del suo predecessore Silvio Berlusconi. Gli applausi della piu’ vasta maggioranza della storia repubblicana sono a geometria variabile anche se ovviamente più intensi per il capo dello Stato.
Ma quando il premier rende omaggio a Gianni Letta, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio che siede in tribuna, praticamente tutta l’aula si unisce in un applauso forte e corale mentre Gianni Letta si alza in piedi e rivolge un rispettoso inchino a tutta l’Aula.

 

BERLUSCONI - Il governo Monti ''opererà in maniera tale da essere utile al Paese per tutto il tempo che rimane''. Cosi' Silvio Berlusconi, all'uscita dall'Aula della Camera. L'ex premier smentisce di aver detto che sara' il Pdl a decidere quando staccare la spina: ''Solo invenzioni giornalistiche''.
 

"Ho ascoltato tutto", "bene, bene". E' questo l'unico commento che Silvio Berlusconi ha fatto al discorso di Mario Monti. L'ex premier d'altra parte giunto a Montecitorio per partecipare al voto di fiducia è stato ripetutamente incalzato da Fabrizio Cicchitto che lo invitava ad entrare in aula e a non dilungarsi oltre con i giornalisti.  "Io non ho mai detto che staccherò la spina, anche con riferimento a questo Governo. E' una invenzione giornalistica", ha affermato Berlusconi, conversando con Alessandro Poggi di Ballaro', aggiungendo di non avere "né rimorsi né rimpianti". Sulle parole di Monti dedicate a lui e a Letta, Berlusconi dice: "Ce le meritiamo" 

"Il Pdl si sta preparando alla campagna elettorale", ha anche detto Berlusconi, conversando con un giornalista di Ballaro'. L'ex Presidente del Consiglio conferma la nascita di una tv del Pdl. "Il Pdl si sta preparando alla campagna elettorale: utilizzeremo tutti i mezzi di comunicazione ed intensificheremo la nostra presenza sulla rete".
 

Silvio Berlusconi ha salutato con una lunga stretta di mano Mario Monti, in aula alla Camera. Al termine della dichiarazione di voto da parte di Angelino Alfano, l'ex presidente del Consiglio ha lasciato il suo posto da deputato e si e' diretto verso i banchi del Governo. Berlusconi ha stretto la mano ad alcuni dei ministri in prima fila, come Giarda, Gnudi e Valduzzi, per poi salutare il nuovo sottosegretario alla Presidenza, Catricala', segretario generale di Palazzo Chigi con Berlusconi premier. Poi, Berlusconi ha fatto il giro del banco per arrivare più comodamente vicino a Mario Monti: il professore si è alzato e la stretta di mano tra ex presidente e presidente del Consiglio in carica è stata salutata dall'applauso di tutto l'emiciclo. Sotto il rumore degli scatti delle macchine fotografiche i due hanno potuto scambiare qualche parola continuando a stringersi la mano.
 

LE DICHIARAZIONI DI VOTO -  "Voteremo compatti la fiducia" al governo, con un "sacrificio ai principi", ma con "una scelta razionale, con un atto di responsabilità in primo luogo del presidente Silvio Berlusconi. Non è un governo delle larghe intese o di compromesso storico", ma "una coalizione della responsabilità e dell'impegno nazionale. No alla riedizione di esperienze passate che nell'Italia bipolare non devono riemergere" ha affermato il segretario del Pdl Angelino Alfano nella dichiarazione di voto alla Camera.

''Noi non pretenderemo di dettarvi il compito e neanche ci aspettiamo che facciate tutto quello che faremmo noi. Vi sosterremo lealmente ma con l'orgoglio delle nostre idee e la bussola delle nostre proposte di cui vi chiediamo di tener conto''. Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, alla Camera, spiega come il Pd si rapporterà all'esecutivo. ''I nostri parlamentari - afferma Bersani - saranno costruttivi, non metteremo condizioni, non accetteremo che ce ne siano''.


Siamo a uno "snodo della nostra vita nazionale" e siamo chiamati a pacificare la nazione" ha detto Pier Ferdinando Casini dichiarando il sì dell'Udc al governo Monti. "Non avrà alcuna spada di Damocle" su tempi e misure da parte dei centristi.


Il capogruppo del Carroccio, Marco Reguzzoni, in dichiarazione di voto ha confermato il 'no' della Lega alla fiducia al governo Monti. "La Lega - ha proseguito - non darà la fiducia al suo governo e sulle varie proposte valuteremo volta per volta". Ma già preannuncia di non essere d'accordo sull'intenzione di metter mano alle "pensioni e alla riforma centralista dello Stato". La Lega dice 'no', ha aggiunto Reguzzoni, ad "un esecutivo che è espressione delle banche e se ne infischia della povera gente". Critica il nuovo ministero della Coesione territoriale che, dice, "temiamo possa diventare la riedizione del ministero del Mezzogiorno responsabile di quella voragine infinita che pesa su di noi ancora oggi". Critica il fatto che "al primo punto" sia stato messo il "diritto di cittadinanza agli immigrati: questo il primo punto? No, il primo punto sono le nostre famiglie, i nostri giovani, le nostre imprese"

 

GLI INTERVENTI DELLA MATTINATA

CICCHITTO - Il Pdl voterà la fiducia al governo Monti, ma chiede che l’esecutivo si confronti in Parlamento con la sua “maggioranza parlamentare e non politica” sulle misure che intende varare, a cominciare dall’Ici e la patrimoniale, che “non devono essere fatte con sciabolate o slogan”. Cicchitto, dopo aver chiesto che non ci siano “sciabolate o slogan su Ici e patrimoniale”, ha polemizzato con Emma Marcegaglia, perché, ha detto, “una parte del mondo imprenditoriale, attraverso la Confindustria ci ha sempre inondato di richieste di assistenzialismo”. In Parlamento, ha concluso, “non c’è una maggioranza politica, ma parlamentare. Sperimenteremo questa esperienza assai difficile che avrà il suo corollario nel Parlamento. Ma questo non significa la fine del bipolarismo, noi alle prossime elezioni ci presenteremo come poli alternativi. E’ auspicabile che nasca bipolarismo non piu’ di scontro, ma fisiologico e di stampo europeo”.

FRANCESCHINi - "La missione del governo Monti ci impone di voltare pagina: dobbiamo lasciare alle spalle i toni di rissa troppo duri e violenti e trovare la via di una collaborazione. Proviamo - ha aggiunto il capogruppo dei democratici - a trasformare l'anno e mezzo che abbiamo davanti per far diventare quest'Aula un luogo di dialogo e confronto. Siamo in una situazione inedita: fuori c'è il mondo dei mercati che attendono misure immediate e concrete, fuori il mondo aspetta riforme e scelte coraggiose. Qui dentro c'è un governo che per la prima volta non è espressione di una maggioranza politica ma solo di una maggioranza parlamentare, un governo pieno di personalità scelte per le loro competenze e sostenuto da forze che fino a ieri sono state avversarie e che lo saranno alle prossime elezioni ma che ora scelgono di collaborare". Questa, ha concluso Franceschini, è "una grande occasione per dimostrare che la democrazia parlamentare non è uno strumento antico ma è viva".
 

SCILIPOTI -''E' morta la democrazia parlamentare. Questo è un governo non legittimato dagli elettori, perché non è espressione della volonta' popolare. Altro che esecutivo tecnico, siamo di fronte ad una dittatura...''. E' lo sfogo di Domenico Scilipoti che, in Transatlantico alla Camera si presenta con il lutto al braccio. Il deputato 'responsabile' ha preoparato un manifesto funebre con l'annuncio della dipartita del governo Monti che potrebbe sventolare in Aula durante il dibattito sulla fiducia.  Sull'annuncio campeggia a caratteri cubitali la scritta: '18 novembre 2011, è morta la democrazia parlamentare, ne dà il triste annuncio il popolo italiano'.