ROMA, 12 GENNAIO 2012 - Nel maxi-pacchetto sulle liberalizzazioni che con ogni probabilità verrà approvato la prossima settimana, c'è posto anche per ritoccare l'articolo 18, focus di moltissime battaglie sindacali.

La garanzia non viene del tutto eliminata, ma sale a cinquanta dipendenti il tetto dell’articolo 18 in caso di fusioni o di incorporazione di due o più imprese,  si legge nella bozza.

Nel capitolo relativo allo sviluppo delle imprese e flessibilità sul lavoro, infatti, si prevede che dopo il comma uno dell’articolo 18 della legge 20 maggio del 1970 numero 300, “in caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano alle proprie dipendenze alla data del 31 gennaio 2012 un numero di prestatori d’opera pari o inferiore a quindici, il numero di prestatori d’opera di cui al comma precedente è elevato a cinquanta”.


BERSANI - “Non ragiono su bozze, noi abbiamo una nostra proposta sul mercato del lavoro, vogliamo vedere gli atti del governo, è inutile fare discussioni virtuali che creano solo agitazione. Io certo non ho difficoltà a dire quello che mi va e quello che non mi va in un quadro di lealtà e trasparenza”, ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a Montecitorio.

 

SERGIO COFFERATI - C’è un “accanimento ideologico” nei confronti dell’articolo 18, afferma l’ex leader Cgil e eurodeputato Pd Sergio Cofferati, commentando le voci riportate oggi dalla stampa: “Dalle indiscrezioni sembra emergere un vero accanimento ideologico contro l`art. 18, quello che ha caratterizzato Confindustria e temo stia coinvolgendo anche una parte del Governo. Un atteggiamento ancor più privo di ragioni perché tutti sanno che i problemi di competitività di molte aziende italiane sono di tutt`altra natura e riguardano il deficit di ricerca e innovazione e, in alcuni settori, la qualità del prodotto”.

 

BONANNI - “è davvero singolare ritrovare” il tema dell’articolo 18 in una bozza di provvedimento sulle liberalizzazioni che “non è stato oggetto di confronto con le parti sociali”, sostiene il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

“Non si capisce proprio che cosa c’entra la modifica dell’articolo 18 con le liberalizzazioni. Insistere poi che rimuovendo l’articolo 18 si avrà più occupazione è davvero incomprensibile”, insiste Bonanni.
L’unica cosa che si verifica, insistendo su questo argomento “è creare sbandamento ed incomprensione tra la gente”. Significa “distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri problemi dell’occupazione e della competitività”.

“Vorremmo occuparci piu’ di energia, di infrastrutture, di tasse, di come riorganizzare la pubblica amministrazione , di come tagliare le unghie alle lobbies ed ai poteri forti in Italia. Abbiamo bisogno di coesione sociale e non di ulteriori lacerazioni in un momento cosi’ difficile per il Paese. Speriamo che il Governo se ne renda conto”, conclude Bonanni.
 


LA CGIL - “Ma davvero {{WIKILINK}}Confindustria{{/WIKILINK}} crede che l’art. 18 (definito la vera anomalia) ci fa perdere competitività? Con l’accordo del 28 giugno Confindustria sosteneva la necessità di aumentare per via contrattuale la produttività delle imprese. Ora basta levare l’art. 18?”. Sono le domande che la Cgil ha posto su Twitter all’associazione guidata da Emma Marcegaglia.

Il sindacato di corso d’Italia sceglie il social network per criticare la posizione degli industriali, che vorrebbero abolire l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. “Nel 2011 - dice la Cgil - Confindustria parlava di produttività, energia, efficienza della pubblica amministrazione, infrastrutture, ricerca, innovazione e trasporti. Già dimenticato? Vorremmo vederli quei padroncini che corrono a fondersi tra loro perché finalmente non devono rispettare un art. 18 che non hanno mai avuto. Ma cosa è successo al pensiero di Confindustria sul futuro del paese? Si è perso a Torino o a Detroit? Peccato, perché non ne valeva la pena”.