Roma, 1 febbraio 2012 - “Il mio ricordo sarà positivo se lasceremo un’Italia migliore di oggi e penso che ce la faremo”. Lo ha indicato il presidente del Consiglio, Mario Monti, parlando al Tg5. "Vorrei, e questa è la mia grande aspirazione, portare l'Italia al 2013 in una situazione che sia sostanzialmente tranquilla economicamente e avviata verso la crescita e con un sistema politico più dialogante e che così facendo guadagni maggior rispetto dei cittadini. A quel punto sarà sì importante chi vincerà e perderà ma che questo accada in un quadro di grande civiltà".

Monti ha sottolineato che da novembre lo spread è sceso di 200 punti e che "scenderà ancora”. Lo spread sotto quota 400 non è’ “un obiettivo raggiunto, perche’ deve scendere ancora e scenderà. La tendenza sarà decrescente. Rispetto ai massimi di novembre siamo scesi di 200 punti e questo va bene”.

Per quanto riguarda il rientro graduale del debito, Monti ritiene che non contenga “appesantimenti”. Il premier sottolinea che fu il Governo Berlusconi ad accettare un calo del debito pubblico pari a tre punti del pil ogni anno per 20 anni. “E’ un impegno che l’Italia ha preso l’anno scorso - dice Monti - io non lo discuto. E’ un impegno severo, ma non impossibile da realizzare, se saremo capaci, attualmente e tutti i Governi che si succederanno nel corso del tempo, di tornare a fare crescere un po’ di più l’Italia. In questo modo quell’impegno non sarà insopportabile”.

Riguardo alla situazione politica e al sostegno al governo, Monti ha detto che i malumori all’interno del Pdl sono “normali” perché non fanno più parte “direttamente” del Governo, ma è “fondamentale l’appoggio di Berlusconi, come quello del Pd e del terzo polo”. Sono "grato" a Silvio Berlusconi per l'aperto sostegno dato oggi al governo, ha detto Monti. "Ogni passo, ogni atto che le forze politiche fanno nel senso della armoniosa discussione, per non dire di aperto sostegno e sono molto grato per quanto detto oggi dal presidente Berlusconi, è - ha osservato - importante".

Poi un passaggio sul mercato del lavoro. "Non si può sintetizzare" la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociale "in si cambia l’articolo 18 o no. L’articolo 18 non è un tabù, ma può essere pernicioso per lo sviluppo dell’Italia e per il lavoro dei giovani in alcuni contesti, può essere più accettabile in altri contesti". E ancora: "I giovani si abituino all’idea di non avere più il posto fisso a vita. Che monotonia. E’ bello cambiare e accettare delle sfide".