Roma, 2 febbraio 2012 -Terrore in Parlamento. Il caso Lusi amplifica l'effetto-Casta e proietta il malcontento popolare a livelli insostenibili. Che l'attuale senatore del Pd, Luigi Lusi, nelle vesti di tesoriere della Margherita, abbia potuto distrarre fondi per 13 milioni senza che nessuno si sia mai accorto di nulla, azzera la credibilità dei partiti che sostengono la linea "rigore-equità-crescita" propugnata dal governo Monti. I leader della composita maggioranza di governo, pur avvezzi ad ogni cataclisma, stavolta sono seriamente preoccupati.
 

RICETTA LAMPO - "Subito una legge sui partiti" tuonano - per darsi un po' di coraggio - il segretario del Pd, Pierluigi Bersani (già tormentato dal caso Penati), e il presidente dell'Udc, Pierferdinando Casini. I due leader ne hanno parlato questa mattina nel corso di un faccia a faccia alla Camera. Al di là del caso Lusi, spiega Bersani, "anche sulla spinta dei presidenti delle Camere, chiediamo che si metta in rapida discussione e approvazione una legge sui partiti. Ci sono cinque o sei proposte depositate, si può partire da lì. Ma è un'urgenza al primo posto. Diamoci tempi strettissimi".
 

"CASA DI VETRO" - Casini inserisce il grandangolo: "Indipendentemente dal caso singolo" è evidente - secondo il leader dell'Udc - il malfunzionamento "dei meccanismi interni dei partiti. Chiediamo l'attuazione da tempo di una legge in questo senso. Un ordine del giorno che è sempre stato rinviato". E che ora torna d'attualità. "Bisogna garantire che i partiti siano case di vetro, tutti gli aspetti funzionali devono essere regolamentati per legge" annuncia Casini.

RABBIA POPOLARE - Basta fare un giro per i social network per capire l'umore della gente. L'idea che un singolo parlamentare, senza controlli, possa distrarre 13 milioni di contributi pubblici - per di più dalla contabilità di un partito che ormai non esiste più - scatena i sentimenti peggiori. E alimenta un clima se possibile ancor più torrido l'autocandidatura di questo selezionato attore a un comodo patteggiamento con la Procura senza neppure restituire l'intera somma rubata. Della serie: mi faccio al massimo un paio d'anni di affidamento ai servizi sociali e poi mi godo la vita. Devastante per il Palazzo. A meno che il sistema Lusi - gelatina finanziaria in piatto politico - non avesse previsto divisioni e condivisioni con attuali o ex compagni di avventura. Come potrebbero far pensare i 90 pagamenti sotto i 130.000 euro (oltre i quali scattava l'obbligo di rendicontazione interna) nei quali Lusi ha frazionato la sua azione contabile.
 

DIKTAT DA MONACO - "Non so quale strano organo della Margherita, e a quale titolo, convocatosi questa sera si apprestererebbe a sottoscrivere una transazione nella misura di 5 milioni con la quale pretenderebbe di chiudere il contenzioso con Lusi. Nessuno si azzardi a farlo - afferma Franco Monaco della direzione nazionale Pd e già vicepresidente deputati Margherita -. Non si è mai visto e sarebbe sommamente sospetto che un soggetto derubato non pretendesse la restituzione intera di ciò che gli è stato illegalmente sottratto. Tutto, sino all'ultimo euro, deve rientrare per essere riversato nel Pd (nel quale è confluita la Margherita) o altrimenti restituito ai cittadini".
 

RISCHIO MANCIA - Proprio questo si chiede la gente. Perché quei soldi non vengono integralmente pretesi? E perché, visto che la Margherita si è fusa coi Ds nel Pd, quelle somme non erano già convolate sull'Iban del Partito Democratico? Franco Monaco paventa uno scenario da primissima repubblica: "Che le risorse" eventualmente recuperate da un accordo transattivo "vengano distribuite a questa o quella cordata di ex margheritini interni al PD sotto la esile copertura di associazioni, fondazioni o quant'altro". A che pro? "Concorrenza sleale dentro il partito per reiterare cordate di potere personali che con la politica non c'entrano nulla". Sarebbe l'ennesima beffa di sistema. Nell'attesa di nuove regole che in ritardo, forse, arriveranno.