Roma, 7 febbraio 2012 - "La giornata finisce alla 24". Il prefetto Franco Gabrielli, gran capo della Protezione civile, lascia tutti in sospeso - amici, neutali e nemici - senza confidare se vedrà o meno il premier Mario Monti per l'auspicato confronto sull'emergenza maltempo e sulle turbinose polemiche con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Depistaggio di sicurezza. Perché a metà pomeriggio l'ex 007 sale le scale di Palazzo Chigi e, subito prima del Consiglio dei ministri,  spiega al premier quanto è avvenuto nella prima fase dell'emergenza e cosa potrebbe accadere nella seconda, ormai in arrivo. All'uscita nessuna dichiarazione. Trapela solo un'ipotesi: che il Governo stia pensando al riconoscimento di stati di calamità riservati alle aree più colpite.

'COORDINATEVI' - Solo un'ipotesi, per l'appunto. Perché il successivo comunicato stampa è stringato su tuttto, tranne che sul ruolo della Protezione civile (che riscuote così pubblica fiducia). Il premier sensibilizza infatti tutti i ministri "ad assicurare l'impegno più incisivo di tutte le strutture del governo del territorio e delle imprese di gestione dei pubblici servizi al fine di tutelare la pubblica e privata incolumità, nel quadro del coordinamento esercitato dal Dipartimento della Protezione civile".  Della serie: Alemanno è servito. Ma il Pdl non molla e presenta un'interpellanza urgente al governo.

MEMORIA LUNGA - La neve è ancora fresca, altra minaccia di cadere, e in una Roma ancora rallentata dai ritardi e dagli errori del sindaco alpinista (anche secondo il web, uscito sconfitto dal confronto con Gabrielli), il capo della Protezione civile si muove con passi rallentati come se avesse infilato un paio di "ciaspole" e volesse attraversare il paesaggio istituzionale con traiettoria pulita e serenità di ruolo. Prima di incontrare Monti, pronuncia parole che devono lasciare orme precise: "So di avere la fiducia di chi mi ha rinnovato l'incarico, perché è il presidente Monti che mi ha rinnovato l'incarico".  "Il premier - aggiunge il capo della Protezione civile - é persona poco incline a fare proclami. E quindi, quando riterrà che il funzionario dello Stato Franco Gabrielli non sia più adatto a svolgere la funzione, farà l'unica cosa che è in grado di poter fare: rimuoverlo dall'incarico".


QUELLA BRUSCA RIFORMA - La testa messa sul ceppo è il miglior metodo per rimandare Ia decapitazione: "Sento che c'è fiducia, e quando questa verrà meno ne prenderemo atto", spiega Gabrielli che, convocato in Senato per parlare della tragedia del Giglio, non può sottrarsi alle domande sul caso del momento: la diminuita capacità operativa della Protezione civile dopo-Bertolaso. La riforma fisiologica del 10 febbraio 2011 ha picchiato duro e ridimensionato il potere di spesa di un organismo finito in troppi gorghi giudiziari. Stretta forse inevitabile, ma non senza conseguenze.
 

TRASLOCO? NO, GRAZIE - Anche l'ipotesi di una riforma del Dipartimento, che potrebbe finire sotto il controllo bicefalo dei ministeri dell'Economia e dell'Interno, non convince Gabrielli: "Io continuo ad essere un convinto assertore del fatto che il dipartimento della Protezione civile deve stare sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi rendo conto che ci sono tutta una serie di questioni importanti, problemi di spesa, problemi di architettura, problemi di equilibri, ma questa è la situazione".


QUESTIONE BUDGET - Anche accomodarsi sotto le ali spiumate del Viminale sarebbe una iattura. "Basterebbe chiedere al ministro Cancellieri quanto è costata l'operazione Concordia al corpo dei Vigili del Fuoco e quanto questo impegno possa essere sopportato dai nostri asfittici bilanci ordinari - denuncia il prefetto anti-gelo -. Insomma, toglieteci gli orpelli ma lasciateci l'essenza". Perché, quando si hanno compiti operativi, la corrispondenza tra budget ed obiettivi diventa un valore assoluto.
 

RISCHIO ACCISE - Oltre a lasciare orme ben visibili, Gabrielli completa la messaggistica istituzionale togliendosi qualche sassolino: "In questi giorni i governatori delle regioni colpite dal maltempo non hanno chiesto lo stato di emergenza non perché, come qualcuno va dicendo in maniera infame, è Gabrielli che li consiglia di non farlo, ma perché tutti sanno perfettamente che la richiesta di stato di emergenza equivarrebbe all'innalzamento delle accise regionali dei carburanti, in un momento in cui questa decisione non aiuterebbe la pace sociale e l'economia dei territori". E Nicky Vendola, da sinistra e dalla Regione Puglia, conferma la linearità della ricostruzione.
 

VITTORIA DI PIRRO - "Oggi - avverte Gabrielli -, la Protezione civile è un Tir con un motorino da Cinquecento". E le "criticità" dipendono dal fatto che "la Protezione civile, pur avendo 5 milioni ipotetici per l'emergenza, nella realtà opera con le strutture ordinarie messe a disposizione dalle singole amministrazioni". "Questa - continua il prefetto - è una delle tante perversioni presenti nella legge 10 febbraio del 2011. Questa operatività ora non la vedo: lo sto dicendo e scrivendo dal 17 febbraio dello scorso anno con una lettera inviata al presidente del Consiglio (ndr, Berlusconi) e al ministro del Tesoro (ndr, Tremonti). Sono stato facile profeta ma è una soddisfazione di poco conto".
 

CONFERMA NATURALE - Oggi, nel colloquio conclusosi poco prima delle 17, il prefetto "H24" ha ripetuto le sue osservazioni al nuovo premier Monti. Che ovviamente non lo lascerà in pasto ad Alemanno e alla sua muta di spalatori improvvisati. La prossima neve troverà Gabrielli ancora operativo. Poi dopo il disgelo qualcosa accadrà. L'ex agente segreto scruta il meteo e aspetta.