Giovedì scorso a Washington Obama non ha celebrato il presunto filogermanesimo di Mario Monti ma la rinomata furbizia italiana. Voglio dire che Obama nutre un interesse specifico: quello che Monti e il suo compatriota Draghi riescano a vanificare o ammorbidire molto la linea di estrema austerità imposta dalla Germania all’Europa. Che riescano cioè a scongiurare un ulteriore rallentamento dell’economia europea e un’ulteriore depressione dell’economia del mondo intero.

Il calcolo del presidente americano è del tutto comprensibile. Senza una vera ripresa globale la disoccupazione americana potrà solo aumentare. E se all’inizio di settembre dovesse rimanere al di sopra dell’8 per cento, le speranze di rielezione sarebbero nulle. A quel punto Obama vincerebbe solo se una ragazza morta o un ragazzo vivo venissero scoperti nel letto del candidato repubblicano.

E a proposito di furbizia voglio ricordare un precedente. Fu proprio l’attuale capo del governo italiano a sottoscrivere, il 9 dicembre 2011, l’accordo di dura disciplina fiscale. L’accordo che — una volta ratificato — diventerà il 'Treaty on Stability, Coordination and Governance in the Economic and Monetary Union'.
Questo trattato comprende due previsioni molto ragionevoli e perfino sagge in astratto, ma disastrose nella realtà italiana odierna: conti in pareggio in luogo dei deficit del passato e il riassorbimento dell’enorme debito publico al ritmo del 4 per cento all’anno. Si tratta dunque di trovare altri 76 miliardi di euro nel primo anno, da aggiungere ad oltre 80 miliardi di interessi ammesso che i tassi migliorino ancora.

Ma estrarre più di 150 miliardi da un’economia di circa 1,500 miliardi equivale a un micidiale dissanguamento.
A questo punto la domanda: perché Monti ha accettato l’impossibile il 9 dicembre scorso? La risposta è questa: perché la priorità era «riqualificare» l’Italia come un vero paese europeo, voglio dire nordeuropeo dopo l’avventura mediterranea di Berlusconi.

Ma la situazione è quella che è. Purtroppo chi ha un debito pubblico di circa 1900 miliardi, pari al 120 per cento del Pil, non può pretendere di fare una bella figura nel tagliarlo rapidamente e poi credere seriamente di non stare spingendo l’economia sugli scogli di una profonda recessione, con crescita sotto zero e disoccupazione in aumento.

Monti lo sa benissimo. Di qui il suo agile manovrare intorno agli impegni assunti il 9 dicembre, mentre l’astuto e abile Draghi continua a creare liquidità prestando soldi alle banche al tasso di interesse dell’1 per cento. Ecco perché Obama manifesta il suo entusiasmo per Monti. Deve solo sperare che la Merkel non se ne accorga. O finga di non accorgersene.

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