Roma, 29 febbraio 2012 - Il tetto alle retribuzioni dei manager delle amministrazioni dello Stato sarà operativo subito e riguarderà anche i contratti in corso. Il compenso massimo sarà equiparato allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, pari a circa 300 mila euro. Con il via libera delle commissioni di Camera e Senato che hanno espresso due pareri favorevoli allo schema di Dpcm, anche se non sono vincolanti, infatti, si spiana la strada all’approvazione definitiva del provvedimento in Consiglio dei ministri. Tempo pochi giorni e la norma sarà applicata.

I due pareri, definiti "omogenei" dal presidente della commissione Affari costituzionali del Senato e relatore del testo, Carlo Vizzini, sono stati approvati a larga maggioranza sia alla Camera che al Senato con il voto contrario della Lega in commissione Affari costituzionali di palazzo Madama e nelle commissioni congiunte Affari costituzionali e Lavoro della Camera. Alla commissione Lavoro del Senato, invece, il testo di Vizzini è stato approvato all’unanimità.

 

LE DEROGHE - Alla Camera il via libera è arrivato dopo una lunga discussione, alla fine della quale la bozza dei relatori e presidenti delle due commissioni Silvano Moffa (Pt) e Donato Bruno (Pdl) è stata ampiamente riscritta con parametri più stringenti. Al termine della votazione gli esponenti del Pd Gianclaudio Bressa e del Pdl Renato Brunetta hanno spiegato che il parere prevede anche la possibilità per il governo di derogare alla norma per alcuni ristrettissimi casi e motivandolo al Parlamento.

Stando al documento approvato "andrebbero in particolare valutate con attenzione le attività lavorative stabili esclusive e continuative, fondate sull’incardinamento del personale nell’organizzazione delle pubbliche amministrazioni e, dunque, su livelli tabellari e di base". Diverso appare, invece, "il caso di cumulo di compensi erogati in ragione di attività aggiuntive rispetto al trattamento di base, caso in relazione al quale la retroattivitàd ella disciplina non pone problemi con riguardo ai principi generali dell’ordinamento".

 

IL GOVERNO - Il governo già fa sapere che la norma può scattare da subito, perché entrerebbe in vigore "in presenza di inderogabili esigenze di contenimento della spesa" e quindi "si potrebbe legittimamente incidere, senza alcuna gradualità e senza operare alcuna differenziazione, in ordine alla natura delle retribuzioni erogate su trattamenti retributivi in corso".

 

SINTONIA PDL-PD - Intanto la Lega si è dissociata perché teme che le eccezioni, alla fine, potranno essere molte più dell’immaginabile, anche se il ministro Patroni Griffi assicura che nessuno si discosterà dalla linea tracciata. Per tutte le altre forze politiche vale quello che dice Renato Brunetta, fino a pochi mesi fa ministro competente in materia di pubblica amministrazione: "Questa è una delle più belle azioni di questa fase della politica, in totale sintonia tra Pdl e Pd".