Roma, 6 marzo 2012 - Vladimir Putin è “l’uomo giusto” per guidare la Russia, e a lui non ci sono alternative “coerenti e compiute”,. E’ l’opinione di Silvio Berlusconi, in una lunga intervista al quotidiano russo “Komsomolskaya Pravda” realizzata prima del voto e pubblicata oggi in versione integrale.

L’ex presidente del Consiglio ha giudicato il programma di Putin “molto positivamente: lo sviluppo economico della Russia è sotto gli occhi di tutti, il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi cittadini è innegabile e per questo sono convinto che sia ancora lui l’uomo giusto per guidare questo grande Paese. Ho letto qualche critica sommaria del suo programma, ma nessuna analisi puntuale. Soprattutto non ho letto proposte alternative altrettanto coerenti e compiute”.

Del resto, Berlusconi ha ribadito il “sentimento di amicizia speciale” nei confronti di “Vladimir”, che descrive come “un uomo straordinario, semplice e umile, una persona di grande umanità, di grande sensibilità e di forti sentimenti primo tra tutti quello dell’amicizia. Per il suo Paese ha svolto e svolgerà ancora un ruolo determinante. Ha saputo portare avanti la transizione dal totalitarismo alla democrazia: un’impresa difficile che richiede tempo. Siamo spesso in contatto telefonico, ci siamo fatti visita a vicenda”, ha rivelato.

Promosso dunque a pieni voti il programma con cui Putin è stato eletto presidente: “Dal suo programma viene fuori l’orgoglio per i risultati raggiunti, la consapevolezza dei problemi economici e sociali che ancora devono essere risolti, e una visione chiara sulle cose da fare nei prossimi anni. La sua ricetta parla di maggiore crescita accompagnata da maggiore giustizia sociale, di maggiore attenzione al sistema educativo e scolastico e di uno sviluppo reso sostenibile dalla piena valorizzazione dei giovani, delle loro capacità e della loro voglia di intraprendere. Parla di classe media come asse portante della società, e di un forte sviluppo demografico attraverso un rafforzamento del sostegno alla famiglia. Putin, che ha dato molte prove di concretezza, di equilibrio e di maturità politica, si mostra anche assolutamente consapevole del grande ruolo che la Russia è chiamata a svolgere sul piano internazionale e delle sue responsabilità per la sicurezza globale”.

"NON MI RICANDIDO, SOSTENGO MONTI" - Nessuna intenzione di ricandidarsi a palazzo Chigi, ma sostegno “convinto” al governo Monti e massimo impegno per le riforme istituzionali. Berlusconi ha confermato l’intenzione di fare un passo indietro rispetto alla premiership ma di voler anche continuare a giocare un ruolo di primo piano come presidente del Pdl, in primo luogo per le riforme, assicurando il proprio supporto al governo Monti che “sosteniamo con convinzione e lealtà”.

“Non ho davvero intenzione di candidarmi per la sesta volta alla guida del governo - ha detto nella versione integrale dell’intervista - ma continuerò ad essere il presidente fondatore del Popolo della Libertà e lavorerò per favorire una stagione di riforme per il mio Paese. Credo davvero nella possibilità di un cambiamento di sistema che porti l’Italia ad essere uno Stato moderno, efficiente e all’altezza delle sfide globali. Mi considero insomma sempre al servizio del mio Paese e per questo non smetterò di lavorare e di impegnarmi come ho fatto in tutta la mia vita”.

INDISPENSABILE RIFORMA DELLE ISTITUZIONI - La riforma delle istituzioni è “indispensabile” e dovranno andare nella direzione di assegnare più poteri al premier e al governo, che ora ‘subisce’ i veti della “magistratura di sinistra” che negli ultimi 5 anni ha fatto abrogare “241 leggi”. Berlusconi ha spiegato che “adesso lavoriamo con l’opposizione per cercare di varare le riforme che, lo ripeto, sono indispensabili per modernizzare il Paese e renderlo governabile”.

Riforme che, ammette Berlusconi, “da soli non saremmo riusciti ad approvare”. Per l’ex premier “sino ad ora, solo per fare un esempio, i governi non hanno avuto alcun potere. Il Presidente del Consiglio italiano non può neppure sostituire un ministro. Dopo il ventennio fascista, infatti, i nostri Padri costituenti, temendo che si potessero nuovamente verificare le condizioni per una dittatura, distribuirono il potere tra le Assemblee parlamentari, il Capo dello Stato eletto dalle Camere e la Corte Costituzionale”.

“Al governo - è la lettura di Berlusconi - attribuirono soltanto il potere di presentare alle Camere dei disegni di legge. Questi disegni diventano legge mediamente dopo 18-24 mesi, ma se non piacciono alla magistratura di sinistra vengono impugnati da un Pubblico Ministero che li porta davanti alla Corte Costituzionale che, inderogabilmente, li abroga. Negli ultimi cinque anni, sono state abrogate 241 leggi. Come vede, è indispensabile cambiare questa architettura istituzionale che non consente al Paese di essere governato”.

"HO LASCIATO PER RESPONSABILITA'" - - Nessun “complotto”, solo un atto di “responsabilità e generosità”. Silvio Berlusconi ha spiegato così le sue dimissioni - nel novembre scorso - da presidente del Consiglio. “Ci siamo fatti da parte, nonostante avessimo la maggioranza in Parlamento, sia alla Camera che al Senato, per un atto di responsabilità e di generosità verso il Paese, per cercare un accordo con l’opposizione sulle riforme istituzionali indispensabili per la governabilità del Paese, quelle riforme che da soli non saremmo riusciti ad approvare. Questo accordo si è rivelato possibile solo mettendo in campo un governo di tecnici, un governo che noi sosteniamo con convinzione e lealtà”, ha assicurato l’ex premier.

Al giornalista che gli ha chiesto se si senta vittima di un complotto, che passa anche per gli scandali a luci rosse, Berlusconi ha risposto secco: “Assolutamente no. La decisione di fare un passo indietro è stata soltanto mia e del mio partito. Quanto agli scandali, nella realtà non c’è stata nessuna ‘luce rossa’ ma soltanto calunnie sulle quali si è costruita una operazione di diffamazione anche a livello internazionale. Ma gli italiani hanno sempre avuto ben chiaro che si è trattato solo di calunnie e non si è verificata alcuna diminuzione della mia popolarità. In realtà io ho una sola colpa, quella di non essere riuscito a convincere gli italiani a darmi più del 50 per cento dei voti. E’ certo colpa mia che non li ho persuasi, ma è anche responsabilità degli italiani che hanno irrazionalmente disperso il loro voto su tanti piccoli partiti. Il mio partito, il Popolo della Libertà, è stato per 18 anni il primo partito e lo è ancora. Ma per raggiungere la maggioranza assoluta si è dovuto alleare con i piccoli partiti che costituiscono quasi il 50 per cento delle presenze in Parlamento”.

"L'EURO SOPRAVVIVERA', BCE SIA BANCA CENTRALE" - Silvio Berlusconi non ritiene probabile la fine dell’euro e il ritorno alle vecchie monete, ma continua a chiedere che la Bce diventi una ‘vera’ banca centrale, che svolga il ruolo di pagatore di ultima istanza, e una politica economica comune.

Al giornalista che chiede quale sarà il futuro dell’eurozona, se c’è il rischio di una spaccatura, del restringimento della zona, del ritorno alle vecchie monete, l’ex presidente del Consiglio ha risposto: “Non mi sembra probabile. Certo prima dell’euro avevamo la possibilità di essere competitivi, attuando delle svalutazioni delle nostre monete per favorire le esportazioni, cosa che non è più possibile con l’euro. Il problema attuale è che dietro l’euro non c’è un governo centrale in grado di esprimere una politica economica e monetaria comune. E non c’è una Banca centrale come garante di ultima istanza, come invece accade con il dollaro, la sterlina, lo yen”. Questo, a giudizio di Berlusconi, “determina la fragilità strutturale dell’Europa che perdurerà in assenza di decisioni risolutive e coraggiose sulle due questioni che ho ricordato”.

Quanto alla situazione dell’Italia, per Berlusconi nonstante l’elevato debito pubblico “la solidità economica dell’Italia non è mai stata posta in discussione: mettendo insieme il debito pubblico e quello privato, l’Italia si posiziona subito dopo la Germania come secondo Paese economicamente più forte di tutta l’Europa, prima della Svezia, della Francia e della Gran Bretagna”.