Roma 1 aprile 2012 - Governo diviso sulle energie rinnovabili. Fermando lo sviluppo della produzione di energia pulita si rischia "l'autogol e non tagliamo i prezzi", avverte il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, intervistato da un quotidiano nazionale, sottolineando che per abbassare le tariffe "innanzitutto bisogna pulire le bollette eliminando gli oneri impropri'' a partire da quanto paghiamo "il Cip 6, per il nucleare, per gli sconti concessi alle grandi industrie energivore come le acciaierie''.

PASSERA NELLA DIREZIONE OPPOSTA - Ieri il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, parlando del caro-bollette, aveva sottolineato l'importanza di arrivare a "un riallineamento degli incentivi a quelli che si pagano negli altri Paesi". E aveva spiegato: "Intendiamo raggiungere e superare gli obiettivi europei sulle rinnovabili, ma dobbiamo farlo bene, non come in questi anni in cui sono stati impegnati troppi soldi delle famiglie e delle imprese non nella maniera migliore, per fare un'operazione troppo accelerata a prezzi troppo alti con incentivi troppo più alti di quelli di altri paesi".

IL MINISTRO DELL'AMBIENTE - Per Clini invece, "mettere in contrapposizione la riduzione della bolletta energetica e il sostegno alle fonti rinnovabili'' è "un errore strategico'' perché "rischieremmo di uscire dal settore delle rinnovabili mortificando la capacità innovativa del Paese, penalizzando l'industria nazionale, aumentando la disoccupazione: sarebbe come abbandonare la telefonia negli anni Ottanta, prima del boom''.

I VANTAGGI DELLE RINNOVABILI - Per "alleggerire il costo delle bollette'', aggiunge, "è importante non sbagliare l'intervento inseguendo falsi bersagli'' perché non bisogna dimenticare che ci sono anche "benefici che arrivano alle casse pubbliche proprio dallo sviluppo dell'energia pulita''. Non si possono, insomma, "sottolineare i costi'' e "ignorare i vantaggi in termini di incremento del prodotto lordo, aumento del gettito fiscale, diminuzione del picco diurno della domanda, maggiore occupazione, miglioramento della bilancia commerciale''.

LEGAMBIENTE - "Bravo Clini, e basta bugie sui costi delle rinnovabili in bolletta. Gli italiani pagano soprattutto la dipendenza dai combustibili fossili e le troppe centrali termoelettriche a mezzo servizio''. Così, Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, interviene oggi in merito all'allarme costi in bolletta sui principali quotidiani. I vantaggi delle tecnologie pulite, rileva, "diventano, invece, sempre più evidenti: abbassano il prezzo dell'elettricità al picco della domanda proprio grazie al solare fotovoltaico, riducono le importazioni grazie a una produzione pari al 26,6% dei consumi elettrici, abbassano i costi legati al protocollo di Kyoto. Invitiamo quindi il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera a leggere con attenzione lo studio della Bocconi che mette in luce i risparmi che gli investimenti nelle rinnovabili produrranno nei prossimi anni, invece di ascoltare solo le solite lobby delle centrali inquinanti''.

IL PD - "Bene l'intervento del ministro Clini sul tema delle rinnovabili: ne ha sottolineato la strategicità per il sistema Paese e il ruolo fondamentale per arrivare ad un sistema elettrico meno rigido e più articolato che consenta di allentare la dipendenza dell'Italia dalle fonti fossili". Così il senatore Roberto Della Seta, capogruppo Pd in Commissione Ambiente, il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici, e Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, comemntano le parole del ministro. "Ben venga - dicono - un 'tagliando' al sistema di incentivazione, ma che sia contestuale all'eliminazione dei costi che ancora immotivatamente si annidano nelle bollette come il Cip6 o gli sconti alle grandi industrie energivore. Sarebbe un errore imperdonabile - concludono - azzoppare il settore delle energie rinnovabili, perché i benefici di medio e lungo periodo che possono garantire, con una maggiore occupazione, export netto dell'industria e una riduzione del prezzo di picco dell'energia, sono stimati nell'ordine di quasi 80 miliardi di euro nei prossimo 20 anni da studi condotti dall'Università Bocconi".