Roma, 2 aprile 2012 - La crisi dell’Eurozona "è superata" e "l’Italia è tornata su un più solido sentiero economico". Mario Monti, nel suo ultimo giorno del lungo tour asiatico, sparge ottimismo e torna a difendere la riforma del mercato del lavoro che è "mirata a modernizzare la rete di sicurezza sociale per i lavoratori e aumenta sensibilmente la flessiblità per le aziende nella gestione della forza lavoro", augurandosi che l’approvazione avvenga in tempi rapidi.

ESODATI - Mentre a Roma il clima tra le forze politiche che sostengono il governo sembra essersi rasserenato, scoppia la polemica all’interno dell’esecutivo dopo le parole del sottosegretario Gianfranco Polillo sugli esodati (SCHEDA). Dichiarazioni 'corrette' dal ministero del Lavoro. Proprio con il ministro Elsa Fornero il premier tornerà ad incontrarsi domani, per mettere nero su bianco il testo della riforma del lavoro da consegnare al Parlamento per l’avvio dell’iter. Ieri il presidente del Senato, Renato Schifani, ha assicurato che se si raggiungerà una "sintesi" sui punti ancora controversi, il via libera a palazzo Madama avverrà in tempi rapidi, entro la metà di maggio.

LAVORO, PROVE D'INTESA PD-PDL - Pierlugi Bersani lancia un appello a Monti: "Cambiamo insieme l’articolo 18", perché "non possiamo mandare all’aria la riforma, va salvata". Se si raggiunge l’accordo, dunque, il segretario Pd garantisce l’impegno del suo partito a un’approvazione rapida, "entro maggio". Dal segretario del Pdl (VIDEO) arriva un’apertura alla proposta dei democratici ma con un paletto, l’agenda non può essere dettata dalla Cgil: "Fare insieme la riforma del lavoro è meglio che farla separati. Il problema è cosa si fa se la Cgil dice no. La nostra preoccupazione è che l’agenda alla fine la faccia il sindacato e non il governo. Se fosse così a noi non va bene. Se il tentativo di qualcuno è non scontentare la Cgil il nostro obiettivo, ribadiamo, è non scontentare ciò che rappresenta il bene comune per gli italiani, anche in relazione alle richieste del mercato interno e internazionale”, afferma Angelino Alfano. Ma Bersani, da Vicenza, preferisce non rispondere a chi gli chiede un commento sulla presunta dipendenza del Pd dalla Cgil: "Ormai - ha detto - non rispondo più a queste... Non so definirle, non voglio essere offensivo. Noi siamo un grande partito, più grande di quello di Alfano e ragioniamo con la nostra testa ascoltando lavoratori e imprenditori, ma ragionando su una nostra idea di società. La nostra idea non può prevedere che il posto di lavoro sia unicamente monetizzato anche in assenza di una giusta causa di licenziamento". Comunque il segretario del Pd ritiene che sull’art. 18 si arriverà ad un accordo prima della tornata delle elezioni amministrative: "Io ci credo".

CASINI - Il leader Udc, Pier Ferdinando Casini avverte: sarebbe "irresponsabilità allo stato puro" continuare a "tenere aperta due mesi la partita" sulla riforma del lavoro, e cioè fino alle amministrative. Resta invece la netta contrarietà dell’Idv: "Faremo una ferma opposizione ad una riforma del lavoro che apre ai licenziamenti facili e che produrra’ solo una maggiore disoccupazione", promette il capogruppo Massimo Donadi.

NAPOLITANO - Il disegno di legge sulla riforma del lavoro "sarà presentato da qui a qualche giorno". Lo ha fatto sapere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, incontrando la stampa durante la sua visita di Stato in Giordania. "Domani sera vedrò lo stato dell’arte", ha detto "perché il presidente del Consiglio doveva esaminare il progetto preparato dal ministro Fornero e da altri membri del governo e vedrà se è pronto per sottoporlo alla mia firma, che è solo di autorizzazione alla presentazione". Poi entra nel vivo: "Se si ritiene di dover intervenire su una struttura delle relazioni industriali e della contrattazione che richiedono di essere riformate, lo si fa nella convinzione che ciò posa agevolare gli investimenti in Italia". Alle osservazioni di chi chiede immediate misure di stimolo della crescita Napolitano risponde: "Il governo può rispondere di ritenere che l’ostacolo sia la farraginosa situazione del mercato del lavoro".

"ABBIAMO BLOCCATO LA CHIUSURA DELL'ALCOA, ALTRO CHE ART.18" - "I dati Istat sull’occupazione, che ancora non ho guardato, possono aggiungere qualcosa di più preoccupante, ma sappiamo benissimo che esiste un problema molto serio di stagnazione e 'non crescita', di rischi occupazionali per le crisi aziendali di imprese piccole e grossi insediamenti", sottolinea Napolitano, rispondendo ad una domanda sulla riforma del lavoro in conferenza stampa ad Amman. Quindi il capo dello Stato ha proseguito: "Abbiamo dovuto, anzi il governo ha disinnescato giorni fa, in un quadro di sollecitazioni in cui io non sono stato estraneo, il rischio di chiusura dell’Alcoa in Sardegna, che avrebbe determinato la perdita di centinaia e centinaia di posti di lavoro". Si tratta, ha aggiunto, di una "materia che non ha a che fare con l’articolo 18 vigente, quello non toccato e in attesa di rifroma: se l’Alcoa avesse chiuso, altro che licenziamenti da modifica dell’articolo 18. Ci sarebbe stata una grossa fetta di licenziamenti esecutivi".