Roma, 9 aprile 2012 - Se ne va un'altra grande firma del giornalismo italiano. Miriam Mafai è morta oggi a Roma dopo una lunga malattia. Figlia di artisti, l'esponente di spicco della scuola romana, Mario Mafai, e la pittrice Antonietta Raphael, la giornalista era nata a Firenze il 2 febbraio 1926, in tempo per vedere il fascismo, l'Italia in guerra e le leggi razziali che avevano riguardato anche la sua famiglia, visto che la madre era ebrea e figlia di un rabbino lituano. Radici che Miriam ha sempre rivendicato con orgoglio come sue.

IL MATRIMONIO - Attiva nell'opposizione al fascismo e nella Resistenza, una volta finito il regime Miriam Mafai diventa funzionario del Pci. Il partito la manda in Abruzzo. Nel 1948 sposa Umberto Scalia, anche lui uomo di partito designato ad occuparsi di affari internazionali. Hanno due figli: il primo, Luciano, destinato a diventare un dirigente sindacale; la seconda, Sara, che diventerà giornalista come lei, ma in Rai. Nel 1957 la famiglia Scalia si trasferisce a Parigi, dove Mafai è corrispondente del settimanale Vie Nuove. Torna a Roma, dove dal 1960 è all'Unità come redattore parlamentare.
 

LEI E PAJETTA - Nel 1962 la vita privata della giornalista cambia: si lega a Giancarlo Pajetta, storico leader del Pci. Lui è già separato, per lei il matrimonio con Umberto è già finito. Eppure nel partito di allora l'unione suscita un qualche scandalo: ''La mentalità - racconterà dopo - era grave. Dalle donne comuniste si pretendeva un grande rigore morale''. Di Pajetta, suo compagno per 30 anni, dirà che è stato "l'unico amore della sua vita", ma anche che, "tra un weekend con Pajetta e una bella inchiesta", avrebbe sempre preferito "l'inchiesta". Segno di un sodalizio particolare "in cui - rivela Mafai - non abbiamo mai sacrificato pezzi della nostra esistenza".
 

REPUBBLICA E I LIBRI - Direttore di Noi Donne dal 1965 al 1970, è poi come inviato speciale a Paese Sera. Nel 1975 diventa inviato speciale de la Repubblica. Dal 1983 al 1986 è presidente della Federazione nazionale della stampa italiana. Nel 1990 soffre per la morte del compagno Pajetta, avvenuta la notte tra il 13 e 14 settembre. A trovarlo sarà Miriam: avevano trascorso la serata insieme, prima di dividersi, per la notte, nelle due stanze gemelle affacciate sul corridoio di casa. Nel 1994 è eletta deputata nelle file del Pds. Non fa per lei. Ci scherza su: ''Una cosa è dare le noccioline alle scimmie e una cosa trovarti dentro la gabbia delle scimmie''. Così, un anno dopo, lascia. 

SAGGISTA DI VAGLIA - Intensa anche la sua attività di scrittrice e saggista, lucida nell'analisi, laica nell'approccio, penna sensibile. Tra le sue opere più celebri Pane nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale (Mondadori), Botteghe oscure, addio. Com'eravamo comunisti (Mondadori), Dimenticare Berlinguer. La sinistra italiana e la tradizione comunista (Donzelli), Silenzio dei comunisti (dialogo con Vittorio Foa e Alfredo Reichlin in cui ha discusso ciò che era giusto salvare di quella esperienza storica).

CORDOGLIO GENERALE - Valter Veltroni è commosso: ''Miriam Mafai era una donna speciale, di quelle persone che univano ad una intelligenza acuta e vivacissima un'ironia pungente, dura e dolce insieme, rapida nel comprendere, spesso un passo avanti al suo interlocutore''. Addolorato Massimo D'Alema: "Una grande protagonista del giornalismo italiano e una militante appassionata e critica della sinistra e del movimento delle donne. Una cara amica''. Per il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, "se ne va una protagonista del nostro tempo. Miriam Mafai ha vissuto tanti ruoli diversi ma sempre con intelligenza, passione e curiosità di sapere. Esprimo alla famiglia il cordoglio mio e del Partito democratico". "Saluto con commozione la collega e la militante politica che è sempre stata un esempio nel giornalismo, nel sindacato dei giornalisti, nella vita politica'' dice Roberto Seghetti, capoufficio stampa del Pd.

LUTTO FNSI - Nel giorno della valutazione complessiva della sua opera omnia, raffinata e appassionata, sarebbe un errore domenticare la sua militanza sindacale.  ''Con Miriam Mafai scompare un altro grande giornalista del tempo della lotta per la libertà e la costituzione democratica dell'Italia'': il segretario della Fnsi Franco Siddi, il presidente Roberto Natale, il 'suo' segretario Sergio Borsi, il Consiglio nazionale e tutta la Fnsi ''si uniscono al cordoglio per la scomparsa di Miriam Mafai e sono vicini con affetto ai figli Sara, anche lei giornalista, e Luciano''. Con la morta di Miriam Mafai - recita la nota federale -  "viene a mancare la prima donna giunta ai vertici del sindacato unitario dei giornalisti italiani, la Fnsi, della quale fu presidente dalla fine del 1983 all'aprile 1986''.

'ESEMPIO DI RIGORE' - ''La scomparsa di Miriam Mafai è una perdita dolorosa per tutta la città di Roma e per tutti i cittadini a prescindere dagli orientamenti politici - afferma il sindaco Gianni Alemanno -. La sua cristallina militanza politica, il suo impegno per la Liberazione della nostra città e dell'Italia, il rigoroso lavoro giornalistico l'hanno trasformata in un punto di riferimento del dibattito politico e culturale. Ai familiari, alla redazione di Repubblica e a tutti coloro che hanno condiviso il suo percorso umano e politico le sincere condoglianze mie e di tutta la città di Roma''.