Verona, 28 aprile 2012 - Il Pdl non esclude un riavvicinamento con la Lega Nord dopo le prossime amministrative. A ribadirlo è il segretario, Angelino Alfano, a margine di un incontro ieri, a Verona. "Non escludo affatto che dopo le elezioni ci possa essere un riavvicinamento con la Lega, anzi lo auspico perché il Pdl e la Lega hanno governato insieme per anni e hanno assicurato stabilità e devo dire anche riforme importanti al nostro Paese", ha spiegato.

MARONI DICE 'NO' - Roberto Maroni ha sottolineato però che tutto verrà deciso con i militanti al prossimo congresso federale a fine giugno. "Ringrazio per la generosità dell’amico Alfano, e lo dico in senso ironico - ha detto Maroni a margine di un comizio a Jesolo - ma la Lega deciderà autonomamente che cosa fare al congresso federale". Il leader del carroccio ha poi sottolineato di aver girato "molto in questi giorni. In queste settimane ed ho incontrato i militanti per spiegare quello che sta succedendo e sentire i loro umori. Mi pare - ha osservato - che la stragrande maggioranza, anzi la quasi totalità, hanno condiviso la scelta di andare avanti da soli alle amministrative e sono orientati in questa scelta anche in futuro per le prossime elezioni politiche. Questo il sentimento più diffuso e ci sono altre valutazioni che faremo al congresso federale".

VERSO LE AMMINISTRATIVE - Week end di campagna elettorale, dunque, con un occhio alle amministrative di domenica prossima e non solo. Il test dei comuni è atteso dalle forze politiche per calibrare le mosse dei prossimi mesi, decisivi per l’assetto con cui si andrà alle politiche del 2013. Salvo interruzioni anticipate della legislatura che, ancora oggi, i leader impegnati in campagna elettorale sono tornati a smentire.

AVANTI CON MONTI, PREPARANDO IL DOPO - Il Pdl continua il pressing sull’Udc di Pier Ferdinando Casini, oltre 'sondare' la Lega. In casa Pd intanto Pier Luigi Bersani, in un messaggio al segretario del Psi, Riccardo Nencini, che celebra i 120 anni della nascita del partito, invita tutti i democratici (e non solo quelli di sinistra) ad unirsi contro il "populismo".  Quello di Beppe Grillo, tanto per cominciare.

IL MOVIMENTO A 5 STELLE - I partiti attendono con una certa apprensione il risultato del Movimento 5 Stelle e dell’onda antipolitica che porta con sé. Oggi il comico genovese in un comizio a Veggiano, vicino Padova, è tornato ad attaccare il Giorgio Napolitano. Il presidente, attacca Grillo, serve soltanto a "costare tre volte quello che costa la Regina d’Inghilterra a Buckingham Palace", a firmare il lodo Alfano e garantire i partiti.

BERLUSCONI - "Chi vede la situazione politica dal di fuori non può immaginare quanto siano contorti i meccanismi che la regolano e la paralizzano". Lo ha detto in un’intervista a 'Gente' anticipata oggi l’ex premier Silvio Berlusconi. "Per cambiare davvero l'Italia occorre qualcosa di eccezionale, un accordo tra maggioranza e opposizione che, profittando di un comune sostegno a un governo di tecnici, realizzi quelle riforme che una parte politica da sola non può realizzare".

"Abbiamo un numero esagerato di piccoli partiti, che non pensano all'interesse comune ma solo a quello dei loro piccoli leader", ha detto ancora Berlusconi. "Di conseguenza i due partiti più grandi devono per forza allearsi con i più piccoli, che poi li condizionano. Ogni provvedimento del governo deve affrontare un percorso di guerra: si discute nelle commissioni, si cambia, si vota. Quando finalmente, dopo molti mesi, il disegno di legge arriva in aula con una moltitudine di emendamenti e viene approvato, passa al Senato. Qui deve affrontare lo stesso calvario già percorso, e il testo che ne esce è sempre diverso da quello votato dalla Camera. Allora si torna alla Camera e si ricomincia da capo. Alla fine, se va bene in 18-24 mesi, i due rami del Parlamento si mettono d`accordo, ma se all`inizio il provvedimento era un focoso destriero purosangue, alla fine ci si ritrova con un ippopotamo".

"NON PENSO AL QUIRINALE" - "Non è vero che penso al Quirinale come al mio futuro. Quello che spero è che, profittando della pausa della contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra, si possa arrivare a un cambiamento dell’assetto istituzionale che renda finalmente governabile questo Paese. Il mio impegno in politica potrebbe concludersi con questo successo".

LA RAI - "Lo scorso anno la Rai ha chiuso con un bilancio in attivo, non c’è quindi necessità di un commissariamento. C’è già una legge che ne regola la governance e non vedo l’utilità di cambiarla".