GLI STATALI italiani si stanno mangiando lo Stato? In parte sì, ma sarebbe più corretto dire che lo Stato si sta mangiando lo Stato. E questo anche dopo i robusti aggiustamenti del governo Monti. Il centro di ricerca Ref di Milano ha fatto i conti sul 2013, sulla base dei dati e dei provvedimenti oggi noti. Il risultato è abbastanza sconvolgente. Si stima un aumento delle imposte dirette, fra il 2012 e il 2013, di quasi il 5 per cento e un aumento delle imposte indirette addirittura superiore al 21 per cento. Il totale, tenendo conto di altri aumenti, porta a un totale di entrate dello Stato italiano, nel 2013, di circa 813 miliardi di lire, pari al 49,8 per cento del Pil, cioè della ricchezza prodotta in un anno. A fronte di questi soldi (in pratica metà del Pil), fra le spese si conteggiano 173 miliardi di retribuzioni, 321 miliardi per prestazioni sociali, 146 miliardi per acquisti (carta, penne biro e materiale di riscaldamento) e 91 miliardi per il servizio del debito, cioè per gli interessi che dobbiamo pagare sui soldi che abbiamo preso a prestito. Un osservatore un po’ maligno potrebbe osservare che la spesa per interessi ormai è più della metà di quella sostenuta per tutti i dipendenti pubblici.

MA IL PUNTO non è questo. Il punto è che se si sommano le voci di spesa che ho appena elencato (stipendi, prestazioni sociali, acquisti di beni e interessi sul debito) si arriva al totale di 731 miliardi di euro. E 731 miliardi di euro sono esattamente il 90 per cento delle entrate dello Stato italiano. In sostanza, dopo aver fatto fronte ai suoi impegni «istituzionali» (personale, pensioni, assistenza e un po’ di cancelleria) lo Stato italiano si trova a aver speso il 90 per cento di quella metà del reddito che porta via agli italiani ogni anno. E a questo punto, come è ovvio, non ha ancora fatto niente di straordinario: non ha eretto ponti o piramidi, non ha tracciato nuove autostrade, non ha finanziato programmi di sviluppo o di ricerca. Niente. Tutto quello che ha fatto, con il 90 per cento delle sue entrate (cospicue) è stato semplicemente rimanere in vita. Se poi teniamo conto di altre uscite correnti (45 miliardi) di un po’ di uscite in conto capitale (altri 50 miliardi), il totale diventa pari a 825 miliardi. Poiché le entrate erano 813, la conclusione è una sola: lo Stato si porta via metà del Pil, quasi solo per tener in piedi se stesso. Ma non gli basta nemmeno, c’è ancora un piccolo passivo.

di Giuseppe Turani