Milano, 7 maggio 2012 - Persa Cassano Magnago, paese natale di Umberto Bossi; persa Mozzo dove vive Roberto Calderoli; persa Sarego, sede del ‘parlamento padano’; persa la maggior parte dei ‘feudi’ in Lombardia. Resiste soltanto, e con un successo personale nettissimo di Flavio Tosi, la città di Verona (FOTO).

Il bilancio della Lega Nord alle amministrative è negativo, anche se i dirigenti lumbard provano ad ammortizzare un po’ il colpo. Roberto Maroni è comunque ottimista: ‘’Nonostante tutto - dice l’ex ministro - non solo la Lega sopravvive ma ha avuto successi anche clamorosi come a Verona’’. Forse non a Verona, nuova capitale leghista, ma la debacle c'è stata. E non poteva non essere cosi’. Sicuramente nei piani alti del movimento ci si attendeva questo risultato; anzi, c’era il timore che le cose andassero peggio. Manuela Dal Lago candidamente lo ammette: ‘’Complessivamente - dice - e’ andata meglio di quello che si poteva ritenere’’.Il Carroccio, d’altronde, paga gli scandali sulla gestione dei fondi di partito e, non da ultime, le divisioni interne.

Restano da capire le cause della flessione leghista. Al momento, però, nel partito sembra ci sia più interesse nell’addebitare ai propri nemici interni le responsabilità della debacle. Roberto Calderoli se la prende con ‘’i leghisti o i presunti tali’’: ‘’Quando dividono il movimento - spiega - questo è il risultato inevitabile’’. E’ un accenno anche a quelle liste civiche e autonomiste che hanno eroso qualche voto alla Lega. Ma certo non possono giustificare da sole il calo di consensi. Umberto Bossi tace. Il senatur, presente in via Bellerio con tutto lo stato maggiore del partito, decide di non parlare. La vittoria di Tosi appare una sua sconfitta. E proprio il sindaco di Verona invita Bossi a non candidarsi per la segreteria della Lega al congresso federale di fine giugno.

"CHI SPINGE CANDIDATURA BOSSI VUOLE IL MALE DELLA LEGA" - "Chi spinge Umberto Bossi a ricandidarsi alla segreteria federale della Lega Nord vuole il male sia del Senatur che del partito£. Se ne è detto convinto Flavio Tosi. “Bossi - ha aggiunto - ha indiscutibilmente inventato la Lega Nord, ha capito allora la battaglia che si doveva fare per il nord e si è speso, anche personalmente, per la Lega”.

Tosi ha detto di credere che il passo indietro fatto dall’ex segretario gli sia “costato molto” e che lo abbia fatto “per il bene della Lega”. “Se oggi qualcuno, nonostante questa decisione difficile - ha ragionato - lo spinge a una ricandidatura, vuole il male suo e della Lega”. Tra due mesi ci sara’ il congresso federale, ha ricordato. “Io spero e mi auguro che Roberto Maroni si candiderà, per il bene della Lega, e io lo votero’”.

MARONI FIERO DEL SUO DISCEPOLO - Intanto, Roberto Maroni canta vittoria e guarda proprio al congresso. La sua linea, quella di sostenere il ‘ribelle’ Flavio Tosi e rompere l’alleanza con il Pdl, ha vinto. Quantomeno a Verona. Il sindaco maroniano sfiora il 60% e passa al primo turno. La sua lista civica ottiene quasi il 40%, la Lega poco sotto il 10% ma dietro il Pd che e’ al 15%. Proprio quest’ultimo dato crea qualche malumore nel partito che non vede di buon occhio il personalismo di Tosi.

La vittoria di Verona permette alla Lega di respirare. Per la prima volta nella storia del Carroccio, si vedono i dirigenti leghisti scendere subito dopo le proiezioni in sala stampa per le dichiarazioni. I volti appaiono rilassati. ‘’Il successo di Verona puo’ rappresentare una fase nuova’’, chiosa Maroni che difende la scelta di ‘’andare da soli’’ e rinvia la discussione sulla questione al congresso. ‘’Ora si apre una fase nuova’’.

Opposta la lettura dei cerchisti che reputano fallimentare la scelta di andare da soli e citano le sconfitte lombarde di Lissone, Cesano Maderno, Lesmo e Monza. Oltre a quelle in Liguria. I maroniani, d’altronde, imputano tutte le colpe agli scandali dei fondi gestiti da Belsito. ‘’Molti elettori non sono venuti a votarci e li comprendo - spiega Matteo Salvini - dopo le storie di diamanti, lingotti d’oro e lauree albanesi’’. "Quanto alle alleanze future saranno i militanti a decidere - conclude L’europarlamentare leghista - A occhio, noi alleanze con chi sostiene questo governo non vogliamo farne. Meglio soli che male accompagnati almeno fino a che Pd e Pdl appoggeranno Monti. Ma abbiamo i congressi: i militanti voteranno e decideranno con chi andremo e per fare cosa’’.

FOCUS: LA SCONFITTA A COMO E MONZA - Complice la decisione di presentarsi in corsa solitaria, la Lega non si aggiudica alcuna vittoria, al primo turno, nei 25 Comuni sopra i 15mila abitanti, in Lombardia. Secondo i dati in mano al Carroccio, a Como e Monza, i candidati del movimento non si sono affermati neanche al secondo turno. Buon risultato, invece, a Cantù, in provincia di Como, con Nicola Molteni, proiettato verso il secondo turno, cosi’ come i candidati di Meda (Monza e Brianza), Senago (Milano), Palazzolo (Bergamo), e Tradate (Varese).

Nel dettaglio, in base ai primi dati, sono una decina i comuni sotto i 15mila abitanti in cui la Lega ha vinto. Si tratta di, in provincia di Bergamo, Brembate di Sopra e Capriate San Gervasio (già amministrate dalla Lega), Calusco d’Adda e Cisano. Sempre in provincia di Bergamo, invece, il Carroccio ha perso Albano Sant’Alessandro, Villongo e Mozzo, paese di Roberto Calderoli. Tre le amministrazioni che si è aggiudicata in provincia di Brescia: Cazzago San Martino, Rovato, ed Ello.

DISFATTA NEL VARESOTTO - In provincia di Como, fuori dal ballottaggio ad Erba; mentre, in provincia di Cremona, il Carroccio perde Crema. Nel lecchese, cede Missaglia; nel lodigiano acquista Castiglione d’Adda. In pronvincia di Monza e Brianza, perde Cesano Maderno, Lesmo e Lissone. Nel milanese, cede San Giorgio su Legnano e, nel mantovano, Pomponesco. In provincia di Pavia, i ‘lumbard’ guadagnano Mortara e, in provincia di Sondrio, Valfurva. Debacle in provincia di Varese, dove il movimento è nato, e dove i padani perdono Besozzo, Cassago Magnago, paese natale di Umberto Bossi, Gerenzano e Sumirago, e si consolano col ballottaggio a Tradate.