Bologna, 4 giugno 2012 - Proposta apparentemente choc del ministro della Giustizia {{WIKILINK}}Paola Severino {{/WIKILINK}}sul terremoto in Emilia. Una parte dei detenuti nelle carceri dell’Emilia Romagna, quelli “non pericolosi”, potrebbero essere utilizzati per lavorare alla ricostruzione delle città colpite, dice il ministro in visita ai carceri di Bologna e di Castelfranco Emilia nel Modenese.

“Ho sempre pensato che il lavoro fosse il vero modo per spingere il detenuto alla socializzazione - ha spiegato Severino incontrando i giornalisti e gli agenti della polizia penitenziaria dentro al carcere de La Dozza a Bologna - in momenti come questo del terremoto che impongono invertenti tempestivi e immediati, si potrebbe vedere anche una parte della popolazione carceraria tra i protagonisti di una esemplare ripresa”.

Secondo l’idea del ministro potrebbero entrare a far parte di questo progetto le persone “già in regime di semilibertà o quelli non pericolosi”. Questa sarebbe una occasione di inserimento del detenuto “doppiamente utile” dal momento che “lui si sentirebbe utile alla società” e allo stesso tempo, per Severino, questo progetto “insegnerebbe alla cittadinanza a considerare il detenuto un soggetto che può essere ancora utile, non un peso”.
 

La proposta annunciata questa mattina dal ministro dovrà naturalmente essere discussa e approvata nei prossimi giorni con i direttori dei carceri emiliano-romagnoli.
Intanto però Severino ha fatto una stima: a Bologna sono 101 i detenuti in alta sicurezza e questi, naturalmente, non saranno impiegati in questi lavori; ci sono poi 246 tossicodipendenti e il 57% dei detenuti sono extracomunitari. “Credo che si possa lavorare molto sui detenuti tossicodipendenti e gli stranieri dal momento che quelli in alta sicurezza sono solo il 10%. Lavorerei su queste due fasce”.

CELLE APERTE - Per evitare di aggiungere “angoscia su angoscia” ai detenuti che vivono all’interno delle carceri dell’Emilia Romagna il ‘dramma’ del terremoto che ha colpito la regione, già da giorni “tutte le porte delle celle rimangono aperte giorno e notte”, ha aggiunto il ministro della Giustizia.