Roma, 12 giugno 2012 - Il governo è scivolato ancora una volta sui felpati ma insidiosi sentieri della tecnica parlamentare. E della politica. Arrivato questa mattina alla Camera intenzionato a porre la fiducia su un maxiemendamento al disegno di legge anticorruzione, l’esecutivo è stato costretto a una parziale marcia indietro. Fiducia sarà sui tre articoli più contestati del ddl, ma sui testi usciti dalle commissioni.

I DETTAGLI - Nella sostanza non cambia granché. Il maxiemendamento portato questa mattina a Montecitorio dai ministri della Giustizia, Severino, della Funzione pubblica, Patroni Griffi, e dei Rapporti con il Parlamento, Giarda, ricalcava riassumendoli in un solo testo gli articoli 10, 13 e 14. Pochi aggiustamenti, come la riduzione da 12 a 9 mesi della delega al governo, all’articolo 10, per normare l’incandidabilità in Parlamento dei condannati per reati gravi. E probabilmente anche qualche nodo politico difficile da sciogliere tra Pdl e Pd.

LA QUESTIONE TECNICA - Da Regolamento, tuttavia, i maxiemendamenti sono ammissibili solo se introducono modifiche sostanziali. Di fronte alla prospettiva di una bocciatura degli uffici della Camera, l’esecutivo ha incontrato la maggioranza, prima di decidere di chiedere ancora tempo. E’ toccato a Giarda entrare in Aula, ammettere che "il governo non è riuscito a onorare l’impegno nonostante le promesse fatte di arrivare in tempo", e chiedere uno slittamento tra mugugni diffusi.

LO STOP DI FINI - Accordato lo slittamento di un’ora della seduta, Gianfranco Fini non ha mancato di bacchettare l’esecutivo: si "mortifica il ruolo della Camera", ha detto. E’ stato "un peccato veniale, non mortale", ha poi commentato Severino.

LA POLITICA - Di là dalle schermaglie con il governo, lo scontro nel merito tra Pdl e Pd è stato durissimo. Il Pdl non voleva la fiducia: nel caso "apriremmo una riflessione", ha avvertito Cicchitto. Il Pd non voleva che la fiducia fosse su un testo nuovo: "E' l’unica possibilità", ha chiarito Franceschini. Alla fine le fiducie saranno tre e si voteranno domani in successione.

I MINISTRI - Severino è apparsa soddisfatta. "Sono stati fatti grandissimi passi avanti", ha assicurato. "La fiducia è uno strumento per superare l’impasse ed andare avanti", ha detto, sottolineando che "il rispetto per il Parlamento ed il suo ruolo c’è stato". Giarda dal canto suo ha mostrato tranquillità: "La maggioranza è solida e ci appoggia con pieno convincimento", ha detto. Quanto solido sia il fronte e quanto pieno il convincimento si vedrà domani.