Roma, 11 luglio 2012  - Nel suo intervento all'Abi, il premier italiano Mario Monti sottolinea il cambio di clima nei confronti del governo italiano, che vede come il primo risultato del suo governo, ottenuto oltretutto “più rapidamente di quanto io prevedessi”.

UMILIAZIONE DAL G20 - Dal G20 di Cannes, l’ultimo di Silvio Berlusconi premier, con un clima “sgradevolissimo e prossimo all’umiliazione” per l’Italia e i suoi rappresentanti, al G20 di Los Cabos dove il governo italiano di Mario Monti aveva di nuovo un ruolo nella soluzione della crisi dell’Eurozona: il paragone, “è tra il G20 di Cannes nel quale tutte le testimonianze mi dicono che Berlusconi è stato sottoposto a una pressione sgradevolissima e per lui e il suo Paese prossima all’umiliazione, e nell’intenzione dei ‘prementi’ non privi di motivi oggettivi”.

Una pressione che “avrebbe portato l’Italia a cedere buona parte della sua discrezionalità” con il “tentativo di messa sotto protezione”; e l’ultimo G20, quello di Los Cabos di tre settimane fa, “dove chi rappresnetava l’Italia grazie agli sforzi degli italiani si trovava ad avere un ruolo presso gli interlocutori europei e mondiali per cercare di risolvere la crisi dell’Eurozona”.

PERCORSO DI GUERRA - “L’Italia ha iniziato un percorso di guerra durissimo - afferma Monti -  una guerra contro i pregiudizi diffusi, contro le più ciniche sottovalutazioni di noi stessi, che si accompagnano a momenti di superficiale esaltazione. Una guerra contro l’eredità del grande debito pubblico, contro gli effetti inerziali di decisioni del passato e vizi strutturali della nostra economia e del nostro sistema sociale”.

“Con l’apporto di tutti - ha sottolineato il premier - abbiamo cercato di affrontare questi aspetti strutturali e nel poco tempo a disposizione l’abbiamo fatto per le pensioni, il mercato del lavoro, i mercati dei beni e servizi, quindi le strutture monopolistiche e oligopolistiche, le restrizioni alla concorrenza che in Italia dipendono non tanto dalle imprese ma da norme amministrative introdotte dai pubblici poteri”.

“Da ultimo - ha aggiunto Monti - abbiamo iniziato a incidere pesantemente sul meccanismo forse più nefasto dell’Italia, i meccanismi generatori della spesa pubblica che hanno prodotto nell’aggregato il debito e nel disaggregato una serie di effetti perversi”.

“In ciascuna di queste guerre - continua - stiamo ottenendo risultati differiti. I benefici in termini di ritorno sono un po’ lenti a venire e tali a volte da innervosirci, ma non è facile cambiare le percezioni dei mercati altrui con i cambiamenti intensi nella nostra economia”. “Il percorso di guerra, una guerra pacifica, non è finito ma credo si possa ragionevolmente sperare che, non so in quale mese, vedremo come cittadini, e chi sarà al governo, i primi risultati di questa presa di coscienza collettiva della società italiana”.

IL FUTURO -  “Sono fiducioso. Ci vorrà tempo per vedere gli effetti dei nostri provvedimenti su crescita e occupazione ma sono sicuro che questi effetti ci saranno perchè le cose fatte vanno nella direzione di rimuovere i vincoli strutturali alla crescita”, ha detto il premier, Mario Monti, nel suo intervento all’assemblea dell’Abi.
“Credo si possa ragionevolmente sperare, non so in quale mese, che i cittadini e il governo posssano vedere i primi risultati della presa di coscienza colettiva da parte della società italiana”.


LO SCONTRO MONTI-PARTI SOCIALI - Le riforme delle pensioni e del lavoro, la vicenda esodati e i tagli della spending review. I rapporti dei sindacati con il governo sono stati fino ad oggi all’insegna di una insofferenza crescente. Per i sacrifici chiesti ai lavoratori e per una serie di richieste, dal fisco all’occupazione, rimaste inascoltate. Ora, l’affondo del premier Mario Monti sulla concertazione, che “ha generato i mali contro cui oggi ci si trova a lottare”, rischia di ridurli ai minimi termini. Almeno stando alle reazioni, immediate, dei leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl.

“Gli esercizi di concertazione del passato hanno generato i mali contro cui lottiamo oggi e per i quali i giovani non trovano lavoro proprio perche’ lo Stato interveniva”, saldando con il bilancio pubblico le esigenze dell’economia, ha scandito il premier all’assemblea dell’Abi. Parole che sono state pronunciate all’interno di un ragionamento articolato sul ruolo delle parti sociali, che “devono restare parti, parti vitali e importanti ma non soggetti nei cui riguardi il potere pubblico applichi una sorta di outsourcing della responsabilita’ politica” in materia di economia. Ancora, il premier aggiunge: “non ci si deve sorprendere” delle reazioni delle parti sociali di fronte “ad una durezza dettata dall’emergenza”, ma “bisogna capire che ci possono essere reazioni di non soddisfazione non solo e non tanto su singoli provvedimenti quanto in risposta di una riduzione oggettiva del loro ruolo nel sistema decisionale”.

CAMUSSO - Un approccio che trova il leader sindacali pronti a dare battaglia. A partire dal segretario generale della Cgil. “Non accettiamo lezioni di democrazia da chi è stato cooptato”, dice senza mezzi termini. Per poi cercare sponda nella storia. Una “lezioni di democrazia da chi è stato cooptato e non si è confrontato con il voto degli elettori è un po’ imbarazzante per il futuro democratico del paese” prosegue Camusso. “Farlo poi nella platea delle banche e degli interessi bancari, dentro questa grande crisi, meriterebbe un’ulteriore riflessione”, aggiunge e incalza: “Monti quando parla di queste cose non sa di cosa sta parlando”, dice, ricordando la ‘prova’ del 1993, “l’ultima concertazione che salvo’ dalla bancarotta il Paese, con cui si fece una riforma delle pensioni equa, al contrario di quella fatta dal governo attuale, e che permise al Paese di entrare nell’euro”.

BONANNI - Tranchant, anche se con una maggiore attenzione a tenere aperta la porta del dialogo, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: “non c’è alternativa alla concertazione in nessun paese a democrazia matura e ad economia avanzata”. E questo perche’ “i governi, per quanto autorevoli e composti da personalita’ di altissimo profilo, non possono guidare da soli questa difficile stagione di cambiamenti e di riforme senza un ampio consenso sociale”. Ma Bonanni invita anche, tutti, alla calma. Ora, “bisogna moderare i toni sia da parte di chi ci governa, sia delle parti sociali, e collaborare tutti insieme, come e’ successo in altre stagioni complicate della vita del paese”, dice ancora, rivolto al duro giudizio con cui la Cgil ha commentato le dichiarazione di Monti.

ANGELETTI - Netta anche la presa di posizione del leader della Uil, Luigi Angeletti. Oggi, ricorda, “l’Europa consiglia il dialogo sociale come strumento per la crescita. Ma il nostro presidente del Consiglio e’ piu’ realista del re: pensa di poter salvare l’Italia senza preoccuparsi di salvare gli italiani’’. Il presidente del consiglio, Mario Monti, aggiunge poi, ‘’apparentemente, come molti, sembra confondere la concertazione con la consociazione’’. La sintesi di Angeletti e’ che sia necessario “trovare la migliore soluzione senza che si accettino, ovviamente, diritti di veto".

CENTRELLA - "E’ riduttivo oltre che irrispettoso nei confronti dei sindacati e dei lavoratori affermare che siano stati gli esercizi di concertazione a generare i mali contro cui oggi il Paese lotta’’, commenta il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella. Anche perché, ricorda,”la cura scelta dal premier per guarire l’Italia è tutta a carico delle persone che rappresentiamo, sarebbe consiglia