di Veronica Passeri

Roma, 19 luglio 2012 - Il viaggio degli Stati dello scorso weekend e il vertice europeo di domani: al centro sempre e soltanto la crisi economica e il timore di attacchi speculativi che possano peggiorarla. E poi il ‘caso Sicilia’, un’altra spina nel fianco per il governo, con Raffaele Lombardo che in qualche modo ha anche auspicato la ‘secessione’ della Sicilia dall’Italia.

Il premier Mario Monti è salito ieri al Colle per un incontro, già fissato secondo fonti qualificate da martedì, ma definito "urgente" dallo stesso Giorgio Napolitano per "l’accavallarsi delle scadenze politico-istituzionali interne e internazionali". L’agenda europea è fitta e quella italiana anche, zeppa di lavoro e di problemi.

Ci sono i provvedimenti economici da condurre in porto prima della pausa estiva del Parlamento, c’è la grave situazione economica della Sicilia sulla quale Monti è intervenuto con una lettera al governatore Raffaele Lombardo chiedendo conferma delle sue dimissioni. E Lombardo ieri ha risposto con fuochi e fulmini bollando come "una massa di equivoci e menzogne" il rischio default dei conti siciliani, e "un colpo di Stato" l’eventuale commissariamento.

"La Regione siciliana — ha sentenziato il governatore — non è a rischio default, altre regioni stanno peggio di noi. Tutto il resto sono chiacchiere per nulla disinteressate". E ha aggiunto: "Il problema non è strutturale, ma di temporanea mancanza di liquidità. Ed è stato risolto con trasferimenti di 400 milioni di euro già programmati".

Poi Lombardo l’ha sparata grossa: "Se Borghezio riuscisse a sganciare la Sicilia dall’Italia ci farebbe un favore e potremmo fare come Malta: ridurre le tasse e avere un boom economico che non possiamo neanche sognarci".  Poi le minacce: "Qualche pseudoindustriale vorrebbe che io licenziassi 50mila dipendenti, non
solo non lo farei mai ma chi lo dice deve andare a morire ammazzato". Una frase che è sembrata ai più indirizzata al vice presidente nazionale di Confindustria, Ivan Lo Bello, che aveva lanciato il grido d’allarme sul possibile crac della Sicilia. Lombardo ha smentito qualunque riferimento a Lo Bello e poi ha detto che ‘chiarirà’ con il premier in un incontro previsto per il 24 luglio, e "lì dirò che mi dimetterò".

Monti intanto, nel faccia a faccia al Quirinale durato poco più di un’ora, insieme al caso-Sicilia ha illustrato a Napolitano il quadro generale delle scadenze per l’Italia e il percorso delle leggi che deve essere concluso entro l’estate, a cominciare dai decreti sulla spending review che toccherà al presidente emanare. Un particolare non trascurabile questo, motivo anche della costanza di Palazzo Chigi nell’informare il Colle dell’andamento dei provvedimenti e della possibilità di correzioni che il governo sta meditando di apportare per accogliere alcune richieste.