Roma, 28 luglio 2012 - Molte lacrime, ma un dolore composto. Familiari, amici e collaboratori si sono stretti attorno alla vedova di Loris D'Ambrosio, ai suoi figli e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella chiesa di Santa Susanna, per l'addio al consigliere giuridico del Quirinale stroncato da un infarto due giorni fa. Sulla bara era adagiato un cuscino di rose rosse della famiglia. Alla sinistra c'era la corona bianco-rosso-verde del Presidente della Repubblica portata dai corazzieri.

LETTURE PREGNANTI - Emblematiche le letture scelte dai celebranti, il cappellano della Chiesa delle Monache circestensi, Padre Domenico Pacchierini, e dal cappellano del Quirinale Don Franco Sartori. La prima lettura è stata dal libro della Sapienza: "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessuno tormento le toccherà". Toccante poi il Vangelo di Matteo col discorso delle Beatitudini. "Beati i perseguitati per la giustizia perché di essi è il regno dei cieli", ha scandito il sacerdote nel commosso silenzio dei presenti.

PRIMA FILA - Il presidente Napolitano sedeva in prima fila, con la moglie Clio, alla sinistra dell'altare. Visibilmente provato, il Capo dello Stato è parso provatissimo. La commozione e la tristezza per la scomparsa di Loris D'Ambrosio si sono tramutate in lacrime quando al termine dei funerali il Presidente ha salutato la famiglia del consigliere giuridico, la moglie Antonella e i figli Giulio, Valerio e Silvia. Quindi dopo aver visto uscire il feretro dalla chiesa di Santa Susanna dove si è svolta la cerimonia il capo dello Stato, accompagnato dalla moglie Clio, è rientrato al Quirinale. Napolitano ha voluto accompagnare il feretro fino all'uscita tenendo una mano sulla bara. Moltissime le Autorità presenti.

VOCI E INSINUAZIONI - Con un filo di voce, ha voluto ricordare D'Ambrosio anche il primo Presidente della Corte di Cassazione, Ernesto Lupo, che ha rivissuto le ultime e dolorose settimane di D'Ambrosio. D'Ambrosio era finito nell'inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia e intercettato nei suoi colloqui con Nicola Mancino. Lupo ha parlato di "voci e insinuazioni" che non hanno tenuto conto della storia personale" di D'Ambrosio, con il rischio "di non distinguere tra chi compie reati e chi li combatte".

'PESO ECCESSIVO' - Secondo il ministro della Giuistizia, Paola Severino, per Loris D'Ambrosio era ''insopportabile il peso di vedersi addebitata l'accusa di avere, in qualche modo, mancato ai propri doveri, assolti - invece - sempre con proverbiale scrupolo e chiara lucidità''. Il Guardasigilli ha tratteggiato la figura di ''un uomo che ha sempre cercato di adempiere alle proprie elevatissime funzioni cercando soluzioni costruttive, intelligenti ed equilibrate, in un momento in cui la polemica rischia di travolgere la ragione e di trasformarsi in sterile scontro, anziché volgere verso un confronto costruttivo, verso una seria meditazione sulla giustizia in Italia, sui danni che ad essa ed ai cittadini reca la cultura del sospetto, sul ruolo di una magistratura che sempre più deve riaffermare le proprie garanzie di autonomia e di indipendenza non solo su ciò che fa, ma anche su ciò che appare''. 

'GRANDE CONFORTO' - "D'Ambrosio - sottolinea Paola Severino - non riusciva a capacitarsi di come potesse essere accusato, con tanta veemenza, di aver voluto interferire su indagini in tema di mafia, proprio la materia che aveva costituito il centro di un suo impegno così intenso. Per lui, che sentiva profondamente la responsabilità di mantenere fermo e costante l'equilibrio tra i poteri dello Stato ed era abituato al riserbo ed alla discrezione, era poi altrettanto insopportabile il peso di vedersi addebitata l'accusa di avere, in qualche modo, mancato ai propri doveri. Loris D'Ambrosio provava tutto ciò senza, peraltro, nutrire alcuna acredine per quanto veniva ingiustamente detto e scritto su di lui''. In quei ''difficilissimi momenti'', ha proseguito il Guardasigilli rivolgendosi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ''gli è stata di grande conforto - e glielo voglio personalmente testimoniare, signor Presidente, per stemperare quell'atroce rammarico cui Ella ha fatto riferimento - il contenuto della lettera cui Ella, respingendo le sue dimissioni, gli ha manifestato e ribadito tutto il Suo apprezzamento per la preziosa ed insostituibile opera che, senza mai risparmiarsi, ha sempre svolto al servizio dello Stato''.

PARLA MARIA FALCONE - Parole di conforto ai familiari di Loris D'Ambrosio sono arrivate anche da Maria Falcone, sorella del giudice ucciso vent'anni fa dalla mafia. "Ho tanti ricordi di Loris, è sempre stato molto vicino a mio fratello Giovann. Voglio ringraziare ancora oggi Loris per la sua vicinanza a Giovanni Falcone e per la legislazione antimafia che è così tanto servita in questi anni. Credo che non ci sia una persona alla quale gli italiani devono dire grazie per la lotta antimafia più di Loris D'Ambrosio".