Roma, 9 agosto 2012 - E' bufera su Sonia Alfano e Giuseppe Lumia, rispettivamente europarlamentare dell'Italia dei Valori e senatore del Partito Democratico. A innescare la polemica un articolo del Corriere in cui si rivela come i due politici abbiano avuto colloqui con alcuni boss della mafia in carcere. A Parma avrebbero incontrato, almeno due volte, Bernardo Provenzano. Sarebbe fallito, invece, il tentativo di parlare con Filippo Graviano.

La notizia è confermata dagli stessi parlamentari: “Abbiamo solo rappresentato ai boss che l’unica alternativa offerta dalle leggi dello Stato è la collaborazione con la giustizia”, affermano i due. Nell’articolo del Corriere sono riportati anche i virgolettati delle battute scambiate tra Provenzano e i due parlamentari.  "Una grave violazione del segreto d'ufficio", dichiarano Lumia e Alfano. Probabilmente i virgolettati e l’elenco dei boss incontrati erano contenuti nella relazione inviata nei giorni scorsi dal ministro Paola Severino ai magistrati.

IL MINISTRO - Già, perché il Guardasigilli non pare aver approvato la cosa. Nei colloqui tra parlamentari e detenuti non si può parlare di inchieste in corso e ciò  vale ancor più per chi è sottoposto al regime del carcere duro previsto dal 41 bis del regolamento carcerario. Il ministro ha spiegato di aver sollecitato, da parte dei direttori delle carceri "l’intervento diretto o l’interruzione della conversazione qualora essa travalichi i limiti della visita e si trasformi in colloquio su procedimenti in corso”.

L'ATTACCO DEL PDL - Duro attacco del Pdl ad Alfano e Lumia. Cicchitto ricorda che i "colloqui investigativi" per "saggiare" un possibile pentimento spettano alla Procura nazionale antimafia e non certo ai parlamentari. Averlo fatto con detenuti sottoposti al 41 bis e in stretto dialetto siciliano è una ulteriore "aggravante" politica.
"Alfano e Lumia rispettino la legge", dicono Quagliariello e Cicchitto. Per il Pdl la scelta degli interlocutori principali indica il "livello politico" dell'iniziativa dei due che mirerebbe a riaprire il fronte dei "mandanti politici" delle stragi, dal momento che in più occasioni si sono fatti i nomi di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri.