Roma, 18 agosto 2012 - E' scontro sulle intercettazioni fra l'Associazione Nazionale Magistrati e il premier Mario Monti. "E' evidente a tutti che si sono verificati e si verificano abusi", aveva detto il Presidente del Consiglio a proposito delle conversazioni del Presidente della Repubblica Napolitano 'catturate' nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia degli anni '90. "Ogni possibile riferimento a presunti abusi" è improprio, replicano le toghe.

Il contrattacco dell'Anm giunge mentre il pm di Palermo, Antonio Ingroia, rilascia una dichiarazione che pesa come un macigno: "La Seconda Repubblica - afferma Ingroia - si fonda su pilastri eretti sul sangue di magistrati e persone innocenti". Il pm di Palermo si sente chiamato in causa e passa al contrattacco, parlando "sconfinamento della politica’’.

TOGHE AL CONTRATTACCO - Le toghe affermano di aver appreso "con preoccupazione" che il premier ha definito ‘grave’ il caso delle telefonate del capo dello Stato intercettate, parlando di abusi che "imporrebbereo un'iniziativa del Governo": la questione è oggetto di un conflitto di attribuzione e pertanto "appare improprio - dice l’Anm - ogni possibile riferimento a presunti abusi".

L’Anm auspica, infine, che "ogni eventuale riforma del regime delle intercettazioni, pur diretta a tutelare il diritto alla riservatezza dei soggetti estranei al procedimento, salvaguardi il pieno utilizzo di tale indispensabile strumento d’indagine, senza peraltro comprimere il legittimo diritto di cronaca’’.

INGROIA - Il pm di Palermo Antonio Ingroia parla nel corso del programma televisivo KlausCondicio condotto da Klaus Davi su You Tube. "La Seconda Repubblica si fonda su pilastri eretti sul sangue di magistrati e persone innocenti; si fonda su queste vittime che sono state assassinate, di questo sono assolutamente convinto”.

“Per questo la Seconda Repubblica - aggiunge Ingroia - non potrà mai diventare una democrazia adulta e matura, almeno fino a quando non si riuscirà a sapere la verità su quella stagione. Perché ci si può vaccinare da un peccato d’origine, però confessandolo. Se non lo si confessa, si rimane con questo peccato d’origine e quindi non si riesce a mondarsi. Di conseguenza quindi la nostra democrazia non potra’ crescere mai se non verra’ fuori tutta la verita’ sulle sue origini”.

INTERCETTAZIONI -  Ingroia parla poi del premier Mario Monti e sottolinea di averne apprezzato le dichiarazioni rilasciate durante la commemorazione di Capaci, quando ha sostenuto che "l'unica ragion di Stato è quella dell`accertamento della verità". Il pm di Palermo coglie anche l'occasione per replicare al Presidente del Consiglio: "Non condivido le ultime frasi di Monti sull`operato della Procura di Palermo, ma ovviamente ognuno ha il diritto di sostenere le proprie opinioni”, conclude Ingroia.

"Sullo specifico tema delle intercettazioni - aggiunge Ingroia - ribadisco forte preoccupazione qualora si dovesse rimettere in moto il progetto di legge dell’ex ministro Alfano, in parte approvato dal parlamento, perché comporterebbe una grave limitazione agli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata".

"Costituisce, invece - dichiara - motivo di sollievo leggere le parole di un profondo conoscitore della costituzione come Gustavo Zagrebelski, presidente emerito della corte costituzionale, che ci ha assicurato che la procura di Palermo non ha commesso alcuna violazione ed ha solo applicato la legge".

CRITICHE AL COLLE - Ingroia critica anche il presidente della Repubblica Napolitano, 'colpevole' di aver sollevato il conflitto di attribuzione sulle intercettazioni dopo la mancata distruzione delle conversazioni fra lo stesso Napolitano e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino. Tali telefonate, intercettate nell'ambito dell'inchiesta sulla presuntia trattativa Stato-Mafia degli anni' 90, non erano state ritenute rilevanti dai magistrati palermitani.

"Credo che, in generale - afferma Ingroia - , il conflitto di attribuzione sia uno strumento che al di là delle migliore intenzioni di chi lo attiva può dare luogo a polemiche, equivoci, fraintendimenti, disorientamento da parte dell’opinione pubblica. Crea un clima conflittuale tra le istituzioni stesse. E questo alle istituzioni stesse non credo faccia bene". Secondo il pm di Palermo si corre il rischio di "strumentalizzazioni che ci sono state e ci sono" e che "isolano la magistratura".