Roma, 20 settembre 2012 - "Ho agito all’interno della legge. Quei soldi mi spettavano per legge, non ho rubato nulla a nessuno". L'ex capogruppo del Pdl al Consiglio regionale del Lazio, Franco Forito, si difende così dallo studio di 'Porta a porta' sul caso delle somme sottratte ai fondi del partito e che hanno portato, oggi, alle dimissioni di Francesco Battistoni da capogruppo Pdl alla Regione Lazio e messo in seria discussione la governatrice Renata Polverini.

"Mi sento di aver avuto più soldi di tante persone e capisco che per la mia immagine sia negativo, ma anche per la situazione in cui versa il Paese", prosegue Fiorito che, secondo l’accusa avrebbe dirottato con 109 bonifici 750 mila euro dai conti del partito. "Ma io non ho rubato nulla - ribadisce - tutti pensano che io abbia preso soldi e che li abbia tenuti in qualche cassaforte. Invece, come ho dimostrato anche alla magistratura, le mie spese sono state tutte rendicontate".

L'ex capogruppo Pdl ribadisce di aver il rendiconto di tutte le spese. "Ai magistrati ieri ho portato quasi 6 milioni di euro di ricevute delle spese di tutto il gruppo e penso di aver chiarito tutto: non ho preso i soldi e sono scappato, io ho agito all’interno della legge". Poi chiarisce che la cifra da lui incassata in questi anni "è più bassa dei 750mila euro riferiti da Battistoni". "In due anni ho incassato 500-600mila euro, ma la dotazione prevista sarebbe stata comunque di circa 900mila - prosegue Fiorito -. Certo non mi sento in credito, ho avuto molti più soldi di tante persone".

"Tutto è stato fatto secondo la legge regionale - continua - è tutto rendicontato e ho portato le ricevute ai magistrati. Io non ho trasferito i soldi all’estero, ho deciso di versare il mio stipendio ma non sono scappato con una valigia in Svizzera. È tutto tracciato e bonificato ed è completamente falso che ho portato soldi del partito all’estero".

A un meravigliato Bruno Vespa che gli chiede "ma voi prendete uno stipendio superiore al presidente della Repubblica?", Fiorito risponde candidamente: "Sì, purtroppo è così". "’Ogni anno avevo a disposizione 300 mila euro in quanto capogruppo e presidente di commissione - sottolinea Fiorito -. E’ vergognoso che noi utilizziamo somme del genere. Ma dire che ho rubato è una falsità assoluta". E ancora: "Non c’è una lira del gruppo che ho usato per fini personali", aggiunge.

Per Fiorito gli elettori che si allontanano per lo scandalo emerso sulla gestione dei fondi, fanno "anche bene, con la confusione che c'è in questi giorni...". Tuttavia, ci tiene a ribadire, con i magistrati "non ho mai parlato della Polverini, né mi hanno fatto domande su di lei. Io non ho né accusato colleghi né detto alcuna frase sulla Polverini". Dichiarazioni diverse da quelle giunte da fonti qualificate presenti all’interrogatorio di ieri, secondo cui Fiorito davanti ai pm ha detto che "la Polverini non poteva non sapere dell’accordo di ripartizione dei fondi".

Fiorito, indagato per peculato, respinge gli accostamenti agli ex tesorieri di Lega e Margherita, Francesco Belsito e Luigi Lusi. "La mia vicenda è stata accostata troppo alle altre - dice -. Belsito e Lusi? La mia storia non è uguale alla loro. C'è grande differenza, è vero ho gestito una mole di denaro ma le cifre riportate dai giornali non sono reali. Sono state scritte cose che attengono alla fantascienza. Comunque ho fornito ai magistrati tutte le giustificazioni contabili".

L'ex capogruppo del Pdl al Consiglio regionale del Lazio sostiene che "c'è stata una congiura" nei suoi confronti "dopo una lettera scritta ai miei consiglieri e protocollata il giorno 18 luglio 2012 e consegnata solo ai giudici". "Nella lettera - dice Fiorito - c’è scritto: ho proceduto a una serie di controlli sui documenti giustificativi delle spese effettuate trovando una situazione insostenibile con assenza totale di documentazione in alcuni casi. Scrivo sperando nella buonafede di ciascuno e nella immediata capacità di ognuno di fornire risposte rapide. Per questo ho inviato una serie di missive per le quali attendo risposta immediata".

"Questa lettera è protocollata, firmata a mano per ricevuta da tutti i consiglieri regionali e dal presidente del Consiglio regionale - racconta Fiorito -, è agli atti della Regione Lazio ed è stata scritta una settimana prima che mi sfiduciassero. Sono stato sfiduciato perché volevo controllare quei conti, perché i miei li ho versati tutti secondo la legge, altri no. Questa è la verità".