Roma, 24 settembre 2012 - Contro il "malaffare" per il bene del Paese, per combattere l’antipolitica e opporre solidarietà a povertà, precariato, sfaldamento sociale. Anche grazie a una ‘’leva di laici maturi’’ capaci di operare anche in ambienti ‘’ostili’’ grazie a una formazione che sia pure spirituale e non mediocre. Così il cardinale Angelo Bagnasco traccia l’impegno dei credenti, laici e Chiesa, nella attuale situazione italiana, aprendo a Roma i lavori del Consiglio permanente della Cei.

CORRUZIONE E SCANDALO LAZIO - Lo scandalo che ha travolto il Pdl nel Lazio colpisce in modo particolare la sensibilità dei vescovi italiani che a Roma e alle sue realtà guardano sempre con rispetto. “Dispiace molto - ha detto il cardinale Angelo Bagnasco nella sua prolusione - che anche dalle Regioni stia emergendo un reticolo di corruttele e di scandali, inducendo a pensare che il sospirato decentramento dello Stato in non pochi casi coincide con una zavorra inaccettabile”.

Secondo Bagnasco, il fatto “che l’immoralità e il malaffare siano al centro come in periferia non è una consolazione, ma un motivo di rafforzata indignazione, che la classe politica continua a sottovalutare. Ed è motivo di disagio e di rabbia per gli onesti”. Nella prolusione, Bagnasco si domanda: “possibile che l’arruolamento nelle file della politica sia ormai così degradato?”- “Si parla di austerità e di tagli, eppure - osserva il presidente della Cei - continuamente si scopre che ovunque si annidano cespiti di spesa assurdi e incontrollati. Bisogna certo che gli stessi cittadini, che pure oggi sono cosi’ scossi, insieme al diritto di scelta dei propri governanti esercitino un più penetrante discernimento, per non cadere in tranelli mortificanti la stessa democrazia”. Ecco perché - conclude Bagnasco - superando idiosincrasie ideologiche, è necessario tenere saldo il legame con quei valori che fanno parte della nostra storia e ne costituiscono il tessuto profondo; tessuto che a qualcuno sembra talmente acquisito da non aver bisogno di attenzione e di presidio alcuno, e da altri è guardato con sospetto o insofferenza”.

UNIONI DI FATTO - I vescovi italiani invitano i politici e l’opinione pubblica a considerare “le conseguenze nefaste” che saranno causate dalle “apparenti avanguardie” che spingono per il riconoscimento delle unioni di fatto, attraverso il quale, “al di la’ delle parole, si vuol assicurare gli stessi diritti della famiglia fondata sul matrimonio, senza l’aggravio dei suoi doveri”. In proposito, Bagnasco contesta il fatto che “nell’opinione pubblica” la questione venga rappresentata “come contrapposizione tra una concezione laica del matrimonio e della famiglia e una concezione cattolica, con l’accusa che si vuole imporre allo Stato laico una visione confessionale”. “Non e’ cosi’: si tratta invece - chiarisce - della dialettica tra diverse visioni ‘laiche’ dei diritti. Si parla, ad esempio, di ‘liberta’ di scelta’ a proposito delle unioni di fatto; ma e’ paradossale voler regolare pubblicisticamente un rapporto quando gli interessati si sottraggono in genere allo schema istituzionale gia’ a disposizione”. Inoltre, rileva ancora il cardinale di Genova, “si dice che certe discipline giuridiche non impongono niente a nessuno, ma solo permettono di avvalersi di una norma da parte di chi lo desidera. In verita’, e’ la situazione complessiva a non essere piu’ la stessa: infatti, a fronte di determinate leggi, si modifica il significato proprio dell’istituzione matrimoniale, il pensare sociale ne viene pesantemente segnato e, di conseguenza, l’educazione dei propri figli”. La crisi economica continua a mordere l’Italia, dove “la vita della gente e’ gia’ segnata in modo preoccupante”, ed “e’ chiaro interesse di tutti che il Governo votato dal Parlamento adempia ai propri compiti urgenti, e metta il Paese al riparo definitivo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose”.

SOSTEGNO A MONTI - Bagnasco sottolinea che l’anomalia rappresentata dal gabinetto tecnico presieduto da Mario Monti si spiega con il fatto che “in una congiuntura particolarmente acuta, la classe politica ha ritenuto proprio dovere fare un passo indietro rispetto alla conduzione del governo del Paese”.
“Nel frattempo, la politica - suggerisce il presidente dei vescovi italiani - deve riempire operosamente la scena arrivando a riforme tanto importanti quanto attese”.
Secondo il cardinale Bagnasco, “la strada aperta davanti a noi resta in pericolosa pendenza o se si vuole in forte salita, in base alle scelte che vengono fatte e alla volonta’ popolare di assecondarle o meno”. Siamo in presenza, spiega, di “una crisi” che “non e’ congiunturale ma di sistema, e la durata nel tempo, nonche’ gli scenari internazionali, hanno ormai dimostrato che riveste una complessita’ e profondita’ tali da non poter essere affrontata con ‘formule’ facili o peggio propagandistiche, ne’ oggi ne’ domani”. In questa situazione “neppure e’ possibile - ragiona il presidente della Cei - un affronto puramente nazionale che prescinda da quel contesto europeo e mondiale che, pur presentando vischiosita’ e particolarismi, sarebbe illusorio e suicida sottovalutare. E nel quale bisogna saper stare con competenza e autorevolezza riconosciuti”.

DICHIARAZIONI ANTICIPATE DI TRATTAMENTO - Quanti considerano irrinunciabile il valore della vita attendono oggi “il varo definitivo, da parte del Senato, del provvedimento relativo al fine vita, le Dichiarazioni anticipate di trattamento”. Rappresenta questo, spiega nella prolusione, “un ultimo passo da compiere, se non si vuole che un’altra legislatura si chiuda con un nulla di fatto, nonostante un grande e proficuo lavoro svolto a difesa della vita umana nella sua inderogabile dignita’: com’e’ noto, si esclude ogni accanimento, ma anche ogni forma, palese o larvata, di eutanasia, e si promuove quel ‘prendersi cura’ che va ben oltre il doveroso ‘curare’”.

GIOVANI IN DIFFICOLTA' - “I giovani sono il nostro maggiore assillo, i giovani e il loro magro presente”. Usa parole accorate il cardinale Angelo Bagnasco: “Il precariato indica chiaramente - spiega - una fragilita’ sociale, ma sta diventando una malattia dell’anima: la disoccupazione o inoccupazione sono gli approdi da una parte piu’ aborriti, e dall’altra quelli a cui ci si adatta pigramente, con il rischio di non sperare, di non cercare, di non tentare più”. “La mancanza di un reddito affidabile - rileva il porporato - rende impossibile pianificare il futuro con un margine di tranquillita’, e realizzare pur gradualmente nel tempo il sogno di una vita autonoma e regolare”. L’attuale condizione giovanile, denuncia il presidente della Cei, “è il risultato di tante responsabilità e di decenni di una cultura finta, che ha seminato illusioni e esaltato l’apparenza”. “Ma sia chiaro - assicura - che la Chiesa e’ vicina a questi giovani, li sente piu’ figli che mai, anche se alcuni di loro la deridono o non si fidano”. Per i vescovi italiani, infatti, “e’ intollerabile lo sperpero antropologico di cui i giovani, loro malgrado, sono attori”. Siamo loro vicini - conclude Bagnasco - perche’ non si spenga la speranza e non venga meno il coraggio”.