Roma, 9 novembre 2012 - E’ indispensabile fare la riforma della legge elettorale “se no Grillo altro che al 30% ce lo troviamo all’80%. Lo ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani, che stamattina ha visitato la 'casa di Andrea e tutti i fiorellini del mondo', una casa di accoglienza gratuita per i bambini e per le loro famiglie che stanno sostenendo un percorso di cure negli ospedali romani.

Arrivando nella struttura dove Fiorello stava presentando i progetti il presidente del Senato ha risposto allo show man che gli chiedeva da dove arrivasse: “stavo al Senato, sto lavorando per i cittadini, per la legge elettorale che ci chiedono tutti. Ce la facciamo. Ce la sto mettendo tutta. Se no Grillo altro che sal 30% va all’80%”. Schifani ha manifestato la speranza che “il mio ottimismo si trasformi a breve in certezza” perché si giunga finalmente alla riforma delle legge elettorale. “Ci sono notevoli margini - ha spiegato - per pensare che si arrivi a un’ampia intesa tra le forze parlamentari. Tra i partiti c’è una fase delicata e costruttiva, i partiti stanno facendo, con responsabilità, in modo che a breve si arrivi in aula a una riforma condivisa. I tempi sono brucianti, prima io poi le lancette so devono fermare”.

GRILLO - “Di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis, l’Unione europea tace”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog in un lungo post dedicato all’Unione europea dal titolo ‘C’e’ del marcio a Bruxelles’ “Chissà- aggiunge- forse ci fara’ una multa per divieto di sosta a Montecitorio. La Commissione Europea per la Democrazia attraverso il Diritto ha sancito nel 2003- ricorda Grillo- che ‘gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell’anno che precede l’elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o ad un livello superiore a quello della legge ordinaria’. Infine, la solita minaccia: “Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere”.

BERSANI - "Non uso, magari i termini di Beppe Grillo, ma non piace neanche a me". Così Pier Luigi Bersani, segretario Pd, ha commentato le dichiarazioni del leader del MoVimento 5 Stelle, secondo cui la soglia del 42,5% per ottenere il premio di governabilità, contenuta nella bozza Malan di riforma della legge elettorale, equivale a un 'colpo di Stato'. "Se quella è l’unica misura che si intende mettere, è una misura praticamente irraggiungibile", ha aggiunto il segretario del Pd, a margine di un convegno a Milano. Bersani ha però insistito sulla necessità di conservare un premio di governabilità.

FINI - "Grillo non deve parlare di colpo di Stato perché non c’è un colpo di Stato". Lo ha detto il presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini, ospite del Tg3.
"C’era la necessità di individuare una soglia - ha aggiunto - per avere la certezza che dopo il voto non ci troviamo come il Parlamento greco: se la soglia non è il 42,5%, sarà il 40%. Si può trovare un accordo anche sulla proposta D’Alimonte e ridare agli elettori la certezza di poter rieleggere i loro parlamentari".