Roma, 12 novembre 2012 - Dopo mesi di schermaglie, è arrivata l'ora della verità per il centrosinistra: annunciato da un manifesto ( un po' discusso) che li ritraeva come i Fantastici 5, nell'inedita arena del Teatro della Luna di Milano, è andato in scena il dibattito tra i grandi contendenti Renzi-Bersani-Vendola (ma anche gli outsider Laura Puppato e Bruno Tabacci), che si sono sfidati in vista del voto del 25 novembre.

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SOSTANZIALE FAIR PLAY - Ricette simili, nel campo del centrosinistra, qualche colpo di fioretto su Marchionne e sui costi della politica. Ma quando si parla di coalizioni future, i modelli divergono eccome. Le due ore di dibattito tv su Sky tra i ‘Fantastici cinque’ candidati alle primarie di centrosinistra si svolgono con un sostanziale fair play. Alla fine tutti sorridono, comincia la guerra dei sondaggi, chi dice che ha vinto il Matteo Renzi, chi dice che è andato meglio Bersani (SONDAGGI), mentre su Twitter spopolano l’outsider Tabacci e l’intruso Oscar Giannetto, in realta’ Oscar Giannino, mal citato dalla supporter di Nichi Vendola. L’impressione finale è che nessuno dei candidati abbia suonato corde diverse da quelle tradizionali, quasi a voler più ammaliare i supporter che conquistare nuove praterie. Sull’affidabilità ha puntato Pier Luigi Bersani, sul rinnovamento Matteo Renzi, sui sogni Nichi Vendola, sulla pragmaticita’ Bruno Tabacci e sulla concretezza Laura Puppato.

TUTTI CONTRO LA FORNERO ( E MARCHIONNE) - Renzi viene attaccato da Bersani e da Vendola sul suo antico sostegno all’ad di Fiat- noi non gli avevamo creduto, ricordando entrambi - il sindaco si difende criticando Marchionne: “Sono deluso”, ammette. Poi contrattacca definendo “un tradimento dei cittadini” il varo della legge per i rimborsi elettorali dopo il referendum che aboli’ il finanziamento pubblico ai partiti. Sulle scelte economiche e sociali le linee sono simili: i cinque propongono una riforma della riforma Fornero sul mercato del lavoro, vogliono diritti per le coppie gay, anche se Vendola e Puppato parlano senza mezzi termini di matrimonio e adozioni mentre gli altri si fermano al modello tedesco.

Tutti e cinque invocano la lotta all’evasione e la semplificazione degli adempimenti fiscali, chiedono ovviamente più lavoro e più possibilità per i giovani. I modelli sostanzialmente diversi arrivano quando si parla di future coalizioni. Il segretario Pd continua a pensare che sia possibile una alleanza con i moderati e chiarisce che non accetta “settarismi” perche’ non si può regalare l’Italia “alla Lega, a Berlusconi, ai populismi”. No a Casini invece da Vendola: “Non ho pregiudizi ma nel mio governo non c’e’ posto per lui”. Caustico Renzi: “Di Casini ne abbiamo già abbastanza noi”. Le alleanze, spiega, si dichiarano prima e non dopo sulla base delle convenienze.

Il dibattito scivola verso la fine. Nel Pantheon personale l’asse si sposta al centro. Bersani eleva papa Giovanni che “cambiava le cose nel profondo senza spaventare nessuno”. Tabacci due Dc di rango: De Gasperi e Marcora. Laura Puppato è l’unica che cita una esponente del Pci, Nilde Iotti, insieme a Tina Anselmi. Nichi Vendola ricorda il cardinale Carlo Maria Martini. E Matteo Renzi Nelson Mandela e la blogger tunisima Mina.

E quando si tratta di lanciare l’appello finale, il sindaco di Firenze ricorda i suoi tre figli perché vuole assicurare loro un futuro migliore e l’idea che “la politica è una cosa bella da fare”. “Voglio un’Italia migliore, più bella e più gentile” sogna Vendola che si definisce “un acchiappanuvole”. Mentre Bersani ricorda: “Serve un governo forte e un forte cambiamento e io, dove sono stato, le cose le ho cambiate”. Alla fine, vince Renzi, ma solo ai punti

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