L'intervento dell'ad della Poligrafici Editoriale, Andrea Riffeser Monti

Rivolta dei giornalisti e di tutto il settore dell’informazione contro il progetto di legge sulla diffamazione (quella che prevede il carcere per i cronisti), che è in discussione al Senato e che si va configurando come un disegno di aggressione a un’intera categoria professionale senza riparare eventuali lesioni della dignità e dell’onore delle persone per errori od orrori di stampa.

ABBIAMO deciso di dimostrare la nostra solidarietà anticipando la forma di protesta che avevo annunciato per gennaio. L’editoria in Italia, ormai, è completamente abbandonata a se stessa. Per tamponare la situazione di grande difficoltà servirebbero provvedimenti anche non onerosi per i conti dello Stato, ma i partiti e il Parlamento sembrano troppo impegnati a tutelare i singoli interessi anziché valutare in modo adeguato la criticità del settore e le proposte degli editori, avanzate da anni ma dimenticate nei cassetti. Inoltre, anziché lavorare per tutelare un settore che solo nel nostro Paese contribuisce al sostentamento di centinaia di migliaia di famiglie, dedicano il proprio tempo a promulgare leggi che ledono ed ostacolano la libertà di stampa, danneggiando ulteriormente un mercato già reso fragile dalla crisi economica.

PERSONALMENTE sono convinto che forme di protesta come lo sciopero non facciano altro che accentuare questa spirale negativa mentre ritengo utili ed eclatanti forme di protesta alternative, come spostare nell’ultima parte del giornale, pur mantenendo intatti i valori dell’equilibrio e della correttezza dell’informazione, tutte le notizie relative alle campagne elettorali dei singoli partiti (che ormai hanno nauseato i nostri lettori) e alle iniziative parlamentari.
Una protesta che esprimiamo oggi senza modificare il risalto dato all’attività operativa del Governo. Un’alternativa efficace allo sciopero — che sarebbe lesivo del diritto all’informazione dei lettori e comporterebbe un ulteriore danno economico per il settore — potrebbe essere quello che definisco uno “sciopero selettivo” ovvero non pubblicare le notizie relative alle attività parlamentari e dei singoli partiti. Di certo non consentiremo che vengano calpestati i nostri diritti, che sono quelli di tutti i cittadini. E’ questo l’invito che estendo agli editori per affermare un impegno comune a salvaguardia della libertà di stampa, garantita dalla Costituzione, per lo sviluppo di un settore fondamentale per la civiltà del paese.