NELLA civiltà occidentale ci sono due date importanti. La prima, ovviamente, è quella della rivoluzione francese (1789), che segna la fine della nobiltà e l’uguaglianza fra i cittadini, e la nascita dello Stato moderno. La seconda, forse meno nota, risale al 1942, quando in Inghilterra con il rapporto Beveridge si dà forma abbastanza compiuta al welfare state, con il quale si stabilisce che lo Stato si prende cura dei suoi cittadini: li cura, si occupa dello loro istruzione e della loro vecchiaia. In sostanza, nessuno è più lasciato solo.
In realtà, le prime tracce di stato sociale si ritrovano addirittura nell’Inghilterra del 1600 e nel Germania di fine ‘800 (Otto von Bismarck). E oggi, in Europa, non è quasi immaginabile uno Stato che non abbia il suo sistema di welfare. Anche in America si sta cercando di fare qualcosa del genere, però fra mille difficoltà a causa della storia molto individualista di quelle terre.
Tutto questo per dire che il welfare non rappresenta un lusso che noi europei ci siamo concessi. Il welfare è una svolta della civiltà: i più sfortunati o i più bisognosi sanno che possono contare su qualcuno.

SE UNO si sente male su un marciapiede di Parma (o di qualunque altra città italiana), sa che nel giro di qualche minuto verrà soccorso e portato in qualche ospedale, dove persone di solito competenti si occuperanno di lui, qualunque sia la sua razza, la sua religione, la sua condizione sociale.
Il valore, proprio in termini di civiltà, di tutto questo è inestimabile.
Ma proprio in questi giorni veniamo informati che il welfare costa parecchio. E che bisognerà trovare dei rimedi.
Purtroppo, è vero. Le compagnie di assicurazione calcolano che negli ultimi sei mesi di vita si spende per curare una persona metà di quello che si è speso durante tutta la sua esistenza. E gli anziani (per fortuna) sono in aumento.
E’ possibile che anche qui da noi degli iper-liberisti comincino a dire che il welfare è una palla al piede e che bisogna liberarsene. Sbagliato.
Però è vero che i costi del welfare tendono a aumentare. Per due ragioni: la vita si allunga e il settore non consente molti recuperi di produttività (un medico non può visitare tre persone alla volta e una pensione non si può dividere in due).
Allora ci sono due operazioni da fare per salvare il welfare e non diminuirne le prestazioni. La prima è di allontanare i politici dal welfare: non a caso moltissimi degli ultimi scandali hanno avuto al centro la sanità, dove girano molti soldi e dove la politica ama rubare. La seconda è di riorganizzare la gestione delle prestazioni sanitarie e pensionistiche. Giusta l’idea di assicurare a tutti l’assistenza, ma chi ha avuto una vita fortunata e può pagare qualcosa, che paghi.

di Giuseppe Turani