Roma, 4 dicembre 2012 - Dopo aver licenziato il decreto sviluppo su cui il governo domani porrà la fiducia, una conferenza dei capigruppo, che verrà convocata, secondo quanto si apprende, nel primo pomeriggio, deciderà quando riprendere in Aula l’esame della riforma elettorale. La conferenza potrebbe anche decidere di avviare nella serata di domani l’esame della riforma slittata a causa del decreto sviluppo.

PD-PDL, SCONTRO SUL PREMIETTO - Non possiamo fare ulteriori concessioni, non si possono fare regali. Silvio Berlusconi, si apprende da fonti parlamentari del Pdl, ha fissato l’asticella oltre la quale - a detta dei suoi - non bisogna andare. L’asticella è ferma ad un ‘premietto’ di 50 deputati per arrivare a quell’accordo sulla legge elettorale con il Pd, accordo che si è arenato dopo il no del Partito Democratico alla proposta elaborata dai senatori Quagliariello e Malan. Ma durante la riunione tenutasi questa sera a palazzo Madama il partito si è spaccato, spiegano alcuni partecipanti all’incontro, proprio su quella soglia.

In un primo momento la distanza tra Pd e Pdl sembrava incolmabile con il partito di via dell’Umiltà fermo a 32 deputati e il Pd a 62. Poi sembrava fosse stato trovato un punto d’incontro ma il partito di Bersani si è opposto al piano elaborato dagli sherpa del Pdl. Durante la riunione, secondo quanto si apprende, è emerso che un’ala del partito, composta soprattutto dagli ex An e da esponenti vicini ad Angelino Alfano, è disposta a delle concessioni in modo da arrivare ad un’intesa in extremis. Occorre andare avanti a tutti i costi, è stata la linea per esempio degli ex An intervenuti all’inizio della riunione mentre anche Gaetano Quagliariello ha spiegato - viene sempre riferito - che non s’intende far fallire la trattativa per la differenza di pochi seggi.

Critico su questa linea soprattutto il senatore Sandro Bondi: attenzione che il caso Fiorito rischia di diventare una regola, ha detto il coordinatore nazionale del Pdl. Ha tentato una mediazione il senatore Lucio Malan spiegando che il motivo del contendere non sono le preferenze ma il ‘premietto’. Anche altri senatori hanno messo in guardia i vertici del partito da non fare mosse avventate senza l’approvazione finale di Berlusconi. Dunque gli esponenti vicini al segretario del Pdl sono disposti, questa la linea ribadita anche nell’incontro di questa sera, a continuare le trattative con il Pd mentre Silvio Berlusconi è fermo sulla necessità di non dare ulteriore spazio di manovra al Partito Democratico. Non dobbiamo fare ulteriori concessioni, è stato l’invito fatto dal cavaliere ad alcuni esponenti di Palazzo Madama. Tuttavia al momento i numeri in Senato sembrano essere a vantaggio dell’ala del partito più vicina all’ex ministro della Giustizia.

Anche Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato, si è espressa sulla vicenda: "Sulla legge elettorale siamo di nuovo sulle sabbie mobili. Ogni accordo raggiunto viene smentito il giorno dopo da un’ulteriore proposta che peggiora quella precedente. Ora si parla di un nuovo emendamento del Pdl, che cambierebbe nuovamente i termini del confronto. E questo avviene nonostante noi, con grande attenzione e cura, continuiamo a cercare un’intesa per il cambiamento. Mi sembra che sia sacrosanto, e bene ha fatto Bersani a farlo dalla Libia, incalzare il Pdl, il presidente Berlusconi e il segretario Alfano affinché dicano cosa vogliono fare con la legge elettorale". Il segretario del Pd in mattinata aveva detto: "Se domani il Pdl avrà una riunione per decidere la linea politica, per favore ci faccia sapere cosa pensa precisamente, e sul piano politico, della legge elettorale, perché non capiamo più, è la ventesima proposta, e non conosciamo le intenzioni politiche".

IL GOVERNO - Intanto sulla legge elettorale interviene anche il governo. Il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Giampaolo D'Andrea, spiega che ''il governo è neutrale al merito, ma auspica vivamente che si approvi'', ricordando che all'atto della formazione del governo Monti si convenne che essa dovesse essere il risultato di una iniziativa parlamentare. ''Noi, pur avendo assicurato tutta la nostra assistenza - spiega D'Andrea che e' intervenuto ad una trasmissione radiofonica -, non abbiamo interferito nelle scelte di merito ma - ha precisato - condividiamo appieno l'invito del Presidente della Repubblica a superare l'attuale situazione. Posso aggiungere che il tentativo in corso e' sincero. Vediamo a quale risultato si arrivera' in questi giorni, in queste ore''.

CASINI - "Finalmente domani si metteranno le carte in tavola e ciascuno si assumerà le proprie responsabilità" sulla legge elettorale. Così Pier Ferdinando Casini, parlando alla Camera. "Gli italiani devono sapere chi è per il mantenimento dell’attuale legge elettorale - ha aggiunto Casini - che li esproria del diritto di scegliere i candidati. E’ importante che si faccia chiarezza, che non ci siano giochini, ambiguità o carte coperte sotto il tavolo: i festival degli equivoci sono finiti".

LEGA - "Posso salvare un ferito ma non resuscitare un morto. Ho fatto di tutto perché si arrivasse ad un’approvazione della nuova legge elettorale ma a questo punto mi rendo conto di essere rimasto da solo e pertanto rinuncio all’accanimento terapeutico". Lo afferma il senatore Roberto Calderoli, a proposito del nuovo stallo.

IL MOVIMENTO 5 STELLE - Intanto Beppe Grillo torna ad attaccare Pd e Pdl, ritenuti colpevoli di voler "eliminare il MoVimento 5 Stelle dalle elezioni politiche 2013" attraverso la modifica della legge elettorale. Il blogger genovese punta il dito contro "un emendamento bipartisan di Enzo Bianco (Pdmenoelle) e Lucio Malan (Pdl) che dovrebbe imporre ai partiti e ai movimenti di dotarsi di un vero e proprio (?) statuto". "Il M5S - spiega - ha un ‘Non Statuto’ composto da sette articoli, ma forse per i partiti non sarà sufficiente...".