Roma, 8 dicembre 2012 - Il presidente del Consiglio Mario Monti non ritiene "possibile l’ulteriore espletamento del suo mandato e ha di conseguenza manifestato il suo intento di rassegnare le dimissioni". Lo scrive il Quirinale in una nota al termine dell’incontro fra il premier e il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Monti, infatti, ha rilevato che la dichiarazione resa ieri in Parlamento dal segretario del Pdl, Angelino Alfano, costituisce, nella sostanza, un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del governo e della sua linea di azione.

Dopo aver "manifestato il suo intento - si legge sempre nella nota diffusa dal Colle - di rassegnare le sue dimissioni", da Monti arriva un preciso avvertimento alle forze politiche "che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l’esercizio provvisorio", il che, sottolinea ancora, renderebbe "ancora più gravi le conseguenze di una crisi di Governo, anche a livello europeo". L’appello è dunque quello di essere "pronte a concorrere all’approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio". Il passaggio successivo sarà la formalizzazione delle "irrevocabili dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica".

Fonti del Quirinale hanno fatto sapere che da parte di Giorgio Napolitano c'è stata una doverosa presa d’atto della decisione del presidente del Consiglio anche per come è stata motivata.

MONTI IN CAMPO? - Un'evoluzione inattesa, ma - riferiscono fonti ministeriali - dettata dalla volontà del premier di non farsi ''impallinare'' nè ''logorare'' in Parlamento, da un Pdl che, accusandolo di aver danneggiato l'economia del Paese, lo ha di fatto ''sfiduciato''. Monti starebbe ora riflettendo sul suo futuro e sulla possibilità, sempre più concreta, di scendere in campo con una 'sua lista' o, secondo altri, semplicemente appoggiando quelle che a lui si rifanno. Dubbio che - sempre secondo le stesse fonti - potrebbe sciogliersi addirittura ''nei prossimi giorni''.

IPOTESI VOTO A FEBBRAIO - L'accelerazione "in tempi brevi" delle leggi di stabilità e di bilancio fa presupporre anche la possibilità di uno scioglimento anticipato delle Camere rispetto alla ‘road map’ prevista in un primo tempo. A questo punto, fanno ancora presente fonti ministeriali, non si esclude neanche l’ipotesi del voto a febbraio e un nuovo giro di consultazioni da parte del presidente della Repubblica.

IL RITORNO DEL CAVALIERE - Intanto, oggi, Silvio Berlusconi ha parlato a Milanello. "Palazzo Chigi non mi è mai mancato neanche per un minuto - ha detto il Cavaliere -. Ritorno con disperazione a interessarmi della cosa pubblica e lo faccio ancora una volta per senso di responsabilità''. ''Non so con che legge elettorale si andrà a votare - ha aggiunto -, io spero ancora che verrà cambiata e speriamo si possa fare. C'è poco tempo, ma ce n'è a sufficienza''.

"Mi sembra sia stato indicato il 10 marzo e mi sembra una data che va bene - ha continuato - Era chiaro a tutti che ci volesse un leader riconosciuto, abbiamo cercato un Berlusconi del '94 e non lo abbiamo trovato, ma non è che non lo abbiamo cercato, lo abbiamo cercato eccome, ma 'el ghe no'''. ''Entro in gara per vincere. Anche quando facevo sport, lavoravo, studiavo, non sono mai entrato in una gara per ottenere un buon posizionamento, ma sono sempre entrato in gara per vincere''.

"Bersani ha già cominciato la campagna elettorale, secondo me noi abbiamo dato prova di grandissima responsabilità": così Berlusconi ha replicato al segretario del Pd Pierluigi Bersani che lo aveva definito "irresponsabile". "Di fronte all’opinione comune - ha aggiunto Berlusconi - di tutta l’opposizione e della stampa che dovevamo lasciare il governo io mi sono fatto da parte e per un anno ho sostenuto questo governo di tecnici".

MONTI - Prima di salire al Quirinale, il premier aveva parlato a margine di una conferenza a Cannes, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla situazione del governo ."Non sono preoccupato, mi sembra una situazione gestibile nella normalità della vita democratica di un Paese", ha detto Monti. "Con una strana grande coalizione, il Parlamento italiano è riuscito a uscire da una situazione molto grave", ha continuato il presidente del Consiglio. Una situazione "la cui gravità non si misurava solo in conseguenze per l’Italia. Eravamo il Paese che avrebbe potuto far crollare la zona euro in modo definitivo - ha osservato -. E quindi permettetemi di invitarvi a considerare con nuovo sguardo questo sistema politico che è magari complesso ma che in momenti particolari sa produrre un disarmo".

Il fenomeno del populismo "esiste in molti paesi - ha detto ancora Monti - e anche in Italia: è un fenomeno molto diffuso con la tendenza a non vedere la complessità dei problemi o forse a vederla, ma a nasconderla ai cittadini elettori facendo leva sui loro interessi immediati e senza fare azioni di spiegazioni della complessità dei problemi come io credo faccia parte dei doveri di chi ha delle responsabilità politiche".

"Purtroppo questa scorciatoia - ha aggiunto il capo del governo - verso la ricerca del consenso anche attraverso la presentazioni di promesse illusorie è un fenomeno che in molti Paesi europei e non solo europei sta caratterizzando la vita politica".

Mario Monti ha riconosciuto la difficoltà delle decisioni adottate nel 2012 e del peso della nostra politica sulla pressione fiscale per gli italiani. Il presidente del Consiglio, si è detto anche sicuro che "la lotta all’evasione fiscale ripagherà i cittadini". "Speriamo - ha aggiunto guardando al resto dei Paesi Ue - che vi sia la stessa attitudine anche in altri Paesi europei davanti alle riforme adottate in Italia".

Poi un monito a chi gli chiedeva del ritorno in campo di Silvio Berlusconi. "Bisogna evitare assolutamente che l’Italia ricada in questa situazione", ha dichiarato Monti dicendosi poi "convinto che, quale che sia il colore del governo che verrà dopo di me, la saggezza degli uomini e delle donne della politica italiana prevarrà". "Certo che non ci sarà la tendenza a distruggere quel che è stato fatto in termini di messa in sicurezza delle finanze pubbliche. Resta però enormemente da fare - ha ripetuto Monti - in termini di crescita".

GRILLO - "Ancora tu? Ma non dovevamo rivederci più? La riesumazione di Berlusconi e le elezioni anticipate sono alle porte. Non sembra che gli italiani siano sconvolti o sorpresi, molti al grido di 'arridatece il puzzone' vogliono liberarsi il prima possibile di Monti rimettendo allo psiconano ogni peccato". E' quello che ha scritto Beppe Grillo sul suo blog a proposito del ritorno in campo di Silvio Berlusconi.

"Rigor Montis ci ha messo del suo, insieme a una stampa montiana compiacente fino al leccaculismo più esasperato. L’agenda Monti, sottoscritta con voluttà dal pdmenoelle, prevedeva un solo punto: lo spread, ma lo spread non si mangia e soprattutto non dipende da Monti, ma dalle agenzie di rating internazionali", aggiunge.

"L’italiano è letteralmente terrorizzato da altri cinque anni di montismo, le aziende se possono scappano all’estero. Molti proprietari semplicemente le chiudono e portano i loro capitali altrove. Lo psiconano lo sa e lo sanno meglio di lui i suoi sondaggisti. Monti, i suoi aedi, la distruzione di una nazione in nome dello spread, non li sopporta piu’ nessuno. Non si vive di solo spread. L’Italia è una pentola a pressione sul punto di esplodere. Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere", conclude.

CASINI - "E’ un anno che gli italiani si stanno sacrificando e oggi riemerge Berlusconi che ci vorrebbe riproporre le ricette di un anno fa", ha invece detto il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, intervistato dal Tg2. "Se c’è un responsabile per la situazione che si è creata - ha aggiunto Casini - questo è solo Berlusconi. Monti ha ridato un minimo di credibilità all’Italia". 

BORSA - Al di là delle considerazioni politiche, l'impatto dell'annuncio di Monti potrebbe avere ripercussioni sulla Borsa valori. La settimana che si è appena conclusa ha già evidenziato un cambio di rotta - prima due sedute in rialzo, poi tre in ribasso - con un bilancio negativo del -0,69%, con il Ftse Mib che, partito da 15.808 punti, transita sopra i 16.000 per poi tornare a 15.699. Un andamento parallelo a quello dello spread, tornato per brevi momenti sotto i 300 punti per risalire a 330 sul disfacimento della maggioranza che ha retto il governo Monti. Sullo sfondo il possibile taglio del rating dell’Italia da parte di Standard and Poor’s, che mette in guardia sulla scarsa crescita nel 2013 e sulle riforme a rischio nel dopo Monti.

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