Roma, 11 dicembre 2012 - Mario Monti davanti ai suoi ministri, durante la prima riunione dell’esecutivo dopo lo show down al Quirinale e il preannuncio delle dimissioni, ne illustra le ragioni. Un passaggio reso necessario dalla situazione che si era creata con l’uscita del Pdl dalla maggioranza, ha spiegato. I ministri applaudono, qualcuno si commuove, prima che le parole del Professore si carichino di “orgoglio” per quanto è stato fatto in un anno di lavoro. Soprattutto per “i semi che sono stati gettati” per il bene del Paese. Il Cdm, in definitiva, ha approvata l'idea di Monti di dimettersi effettivamente solo dopo l'approvazione della legge di stabilità.

Parole che chiudono una giornata cominciata con il presidente del Consiglio ospite di Unomattina, il contenitore generalista di Rai Uno. Fuori dagli schemi, almeno per gli standard del capo dell’esecutivo, Monti si è lasciato andare alla battuta, raccontando come il nipotino sia ormai soprannominato dagli altri bambini della scuola materna “Spread”. Infine il siparietto con la conduttrice che offre al presidente la sciarpa di Telethon e lui che con galanteria ne offre un lembo.

FUTURO IN POLITICA? - “E’ morto il Monti tecnico ed è nato il Monti politico”, aveva detto il deputato Pdl Guido Crosetto. Ma a pensarlo sono anche i molti che in Fli e Udc non hanno mai allentato il pressing su Palazzo Chigi per vedere il capo del governo in campo con uno schieramento ed un programma questa volta politici. Qualcuno, tra i montiani di Fli, si spinge a scommettere che quello Monti-Berlusconi sara’ il nuovo bipolarismo italiano. Sulla spinta di questo ottimismo si lavora a pieni giri per arrivare al 20 dicembre, giorno in cui è prevista l’iniziativa di Rimontiamo l’Italia, con nome e simbolo della lsita di centro. Un passaggio, quello del 20, che potrebe essere definitivo a seconda delle scelte che fara’ il presidente del consiglio. Prendersi lo spazio tra gli schieramenti radicali rappresentati dal ticket Bersani-Vendola e da quello Berlusconi-Maroni.

CASINI - Una prateria per Pier Ferdinando Casini che rompe gli indugi e indica quale sarà l’obiettivo che la Lista per l’Italia si darà alle prossime elezioni. Sembra tramontare così l’ipotesi, gia’ remota, di un accordo pre-elettorale tra centristi e Pd. Questo anche alla luce dei toni duri utilizzati dal capogruppo dell’Udc alla Camera, Gianluca Galletti, nei confronti di Nichi Vendola. Per l’esponente centrista, l’idea che il futuro del Paese possa in qualche modo essere legato al leader di Sel, oggi primo interlocutore dei democrat, “preoccupa gli italiani”. Non esattamente una mano tesa nei confronti di chi, soltanto due giorni fa, aveva mostrato una certa apertura al dialogo affermando di essere aperto al confronto e non avere “pregiudiziali sulle persone”.

Le parole di Casini arrivano in contemporanea a quelle di Luca Cordero di Montezemolo che, come il leader dell’Udc, parla dell’opportunità di aggredire lo spazio tra i due schieramenti: “Auspico che Mario Monti si candidi, dopodichè l’importante è che ci si renda conto di questo spazio politico che è fondamentale coprire”. L’optimum sarebbe un impegno in prima persona di Mario Monti, ma se questo non dovesse avvenire, l’idea è quella di non archiviare l’agenda Monti, di non lasciare che il governo dei professori rimanga una parentesi all’interno della Seconda Repubblica. In direzione contraria, tuttavia, sembra muoversi Andrea Olivero. Il presidente delle Acli rappresenta ormai la ‘sinistra’ all’interno dello schieramento moderato e continua a lavorare per una ccordo con il Pd. Di qui le resistenze nei confronti di quegli esponenti politici giudicati incompatibili con la storia del Pd.