Roma, 27 dicembre 2012 - Procuratore nazionale antimafia dal 2005, Pietro Grasso, originario di Licata, 68 anni il prossimo primo gennaio, comincia la sua carriera nel 1969 come pretore a Barrafranca. Pm a Palermo, intorno alla metà degli anni Settanta, si occupa di criminalità e indaga sui reati contro la pubblica amministrazione. Dopo aver seguito l’inchiesta sulla morte del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella (ucciso il 6 gennaio 1980), Grasso, quattro anni dopo, e’ giudice ‘a latere’ nel primo maxiprocesso alla mafia nonche’ estensore di oltre 8mila pagine di sentenza.

Conclusa questa esperienza, arriva la nomina a consulente della Commissione Antimafia cui segue nel ‘91 la chiamata come consigliere alla Direzione Affari Penali del ministero di Grazia e Giustizia, allora guidato da Claudio Martelli, e poi come componente della Commissione centrale per i pentiti al posto di Giovanni Falcone dopo la strage di Capaci. Nominato procuratore aggiunto presso la Direzione nazionale antimafia, affidata a Pierluigi Vigna, Grasso viene applicato alle procure di Palermo e Firenze per seguire le indagini sulle stragi del ‘92 e del ‘93.

Alla procura di Palermo approda, come responsabile, nell’agosto del 1999 fino a quando non subentra proprio a Vigna alla Dna, grazie a “un profilo professionale di assoluta eccellenza, fondato su una grande abnegazione, su una elevatissima cultura giuridica, su un’ampia capacita’ organizzativa e su un profondo intuito investigativo”. All’elezione di Grasso seguono accese polemiche per le modalità con cui viene estromesso dal concorso Giancarlo Caselli. Concluso il primo mandato, l’incarico alla Dna è confermato nel 2010 dal Csm. A Grasso e ai suoi più stretti collaboratori si deve l’arresto di quasi duemila persone, compresi 13 latitanti che facevano parte della lista dei 30 uomini piu’ pericolosi, oltre al contributo nella cattura, nell’aprile del 2006, del superlatitante Bernardo Provenzano.