Roma, 7 gennaio 2013 - Stretta finale per arrivare alla presentazione delle liste mercoledì prossimo ed avviare così la raccolta delle firme. Rientrato a Roma nel pomeriggio, il presidente del Consiglio Mario Monti continua il confronto per definire le candidature di coloro che si presenteranno alle prossime elezioni appoggiando la sua agenda. Diversi i nodi da sciogliere, oggetto di continui contatti. Il vertice alla Camera dei Deputati tra Mario Monti, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini si è concluso dopo la mezzanotte.
 

Mario Monti ha infatti incontrato Casini e Fini per la compilazione delle liste da presentare alle elezioni. Alle tensioni sulle liste, si assomma il tentativo del Pd e del Pdl di sottrarre aree che fino ad ora hanno fatto riferimento proprio all’agenda del Professore.

I curricula dei candidati sono al vaglio di Enrico Bondi che oggi si è dimesso da ogni incarico di governo proprio per poter valutare più liberamente i profili sul tavolo. Bondi starebbe passando al vaglio ogni singolo nome. Al suo posto, per attuare la spending review, arriva il suo più naturale sostituto: il Ragioniere Generale dello Stato, Mario Canzio. Per la Sanità del Lazio, invece, arriva con l'incarico di commissario ad acta l'attuale capo del dipartimento per la programmazione del servizio sanitario nazionale del Ministero della Salute, Filippo Palumbo. Le dimissioni, ratificate da un rapido Consiglio dei Ministri al quale era assente Mario Monti, arrivano a pochi giorni dall'annuncio del premier. Aveva rivelato di aver chiesto a Bondi ''una specie di due diligence per valutare eventuali conflitti di interesse dei candidati'' della sua lista civica.

 

LA SOGLIA DELLE TRE LEGISLATURE - E' soprattutto con i partiti di Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini che restano da chiarire alcune questioni particolarmente spinose. Innanzi tutto i criteri sui quali dovrà basarsi la supervisione di Enrico Bondi, estesa naturalmente anche a centristi e finiani, a partire dalla questione delle deroghe ammesse per coloro che hanno più di tre legislature alle spalle. Monti ha indicato la cifra di 2 per ogni lista, vale a dire per partito, ma una regola così ferrea rischia di tagliare fuori nomi di spicco e creare problemi interni alle forze politiche che si presenteranno alla Camera. Ecco allora che tra le controproposte che si appresterebbero a mettere sul tavolo Udc e Fli vi sarebbe innanzi tutto quella di tener fuori dalla quota di 2 i leader dei partiti, vale a dire Casini e Fini, per consentire così a Montecitorio la candidatura dei centristi Rocco Buttiglione e Lorenzo Cesa e dei futuristi Roberto Menia e Italo Bocchino.

GLI ALTRI NODI - Altra richiesta che verrebbe presentata a Monti, quella di valutare anche i curricula relativi all’attività svolta dai parlamentari di lungo corso e anche la considerazione che la legislatura compresa tra il 2006 e il 2008 è durata appunto soltanto due anni e non i canonici cinque. Infine non sarebbe del tutto tramontata l’ipotesi di chiedere di considerare le deroghe non su scala nazionale, ma facendo riferimento alle circoscrizioni o comunque ad aree territoriali più limitate. Da approfondire poi alcune questioni legate ai potenziali conflitti di interesse, come ad esempio l’essere socio di editrici di giornali che ricevono contributi pubblici.

LA LISTA UNICA AL SENATO - Non meno complicato comporre la lista unica che sotto il logo "con Monti per l’Italia" verrà presentata al Senato. Il premier non vuol sentir parlare di quote da assegnare alle varie componenti, piuttosto, avverte, il criterio deve essere quello della valutazione dei curricula. Alla fine pero’ i conti dovranno comunque tornare e quindi, pur tenendo il manuale Cencelli nel cassetto ed evitando quindi di indicare divisioni numeriche a priori, si cerchera’ comunque di comporre un puzzle che garantisca una rappresentanza adeguata alle varie forze in campo.

I NOMI - Nella lista dovrebbe trovare posto Casini, mentre Fini dovrebbe correre per la Camera guidando Fli in tutte le circoscrizioni. Per Palazzo Madama dovrebbero essere in campo gli ex Pdl Mario Mauro, Alfredo Mantovano e Giuliano Cazzola, mentre Franco Frattini non dovrebbe essere nella partita. Più probabile, sempre tra gli ex berlusconiani, la presenza di Beppe Pisanu, anche per avere un nome forte in Sardegna. Tra i finiani dovrebbero essere invece presenti Benedetto Della Vedova, Giulia Bongiorno, il maggiore Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare dopo essere rimasto gravemente ferito in Somalia e deputato uscente. In lizza anche Mario Baldassarri e Alessandro Ruben. Un posto dovrebbero trovare anche Linda Lanzillotta, già esponente del Terzo Polo, e l’ex Pd Pietro Ichino, mentre, sempre tra gli ex Democratici, appaiono al momento in ribasso le quotazioni di Mario Adinolfi e Stefano Ceccanti. Da verificare poi gli inserimenti di rappresentanti indicati da Verso la Terza Repubblica, di area cattolica o provenienti da Italia futura, e di quelli riferibili a Monti. Esponenti, questi ultimi, che, in quanto non parlamentari, potrebbero trovare posto come rappresentanti della societa’ civile anche nella lista alla Camera “Scelta civica con Monti per l’Italia”.

LA POSIZIONE DI PASSERA - “Si è persa una grande occasione, io credevo al progetto di una lista unica Monti sia alla Camera sia al Senato”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera in un colloquio con il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. “Avevo dato - spiega - la mia disponibilità a candidarmi senza pretese ruoli presenti o futuri. Durante la riunione hanno prevalso le posizioni di Italia Futura, di Montezemolo, di Riccardi, di Casini. Ho preso atto e me ne sono tirato fuori, ma non farò mancare il mio sostegno a Monti” e “non accetterei mai di candidarmi contro di lui”. 

Avrei voluto - dice Passera - un programma in alcuni punti più coraggioso, una svolta più radicale. Mi è dispiaciuto non vedere richiamato con più forza anche nei simboli il concetto di Agenda per l’Italia, anche se sul tema dei contenuti sicuramente si sarebbe potuto lavorare ad una piattaforma più completa”. “Deve essere chiaro - spiega Passera elencando i ritocchi che apporterebbe all’agenda Monti - l’impegno a ridurre le tasse, va alleggerito il carico fiscale per le famiglie con redditi bassi e con figli e per le imprese che investono in innovazione e internazionalizzazione e assumono”. Inoltre “la spesa pubblica va ripensata a tagliata con interventi strutturali profondi”.

Alle elezioni, sostiene Passera, “vincerà Bersani, ma servono maggioranze forti per affrontare alla radice i problemi del Paese”. Secondo Passera serve una “coalizione forte con il raggruppamento Monti che garantisca la governabilità del paese almeno in questa fase difficile”. Sul suo futuro Passera dice: “Ho ricominciato da capo tante volte e sono pronte a rifarlo. Voglio continuare a dare un contributo a questo paese. Come? Si vedrà, tutto è aperto”. 

Intanto sono già più di 3.600 i follower del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, su Twitter. Passera, come annunciato nell’intervista al Corriere della Sera, ha aperto un profilo personale sul social network questa mattina.

LA RISPOSTA DI CASINI - “Il meglio è nemico del bene”. Così Pier Ferdinando Casini, alla ‘Telefonata’ su Canale 5, risponde alle critiche di Corrado Passera.
Non mi piace - aggiunge il leader Udc - chi sale su un predellino e fonda un partito e non mi sarebbe piaciuto chi, sprezzante di ciò che esiste, imponesse una lista unitaria che si mangiasse storie, persone. Questo avrebbe significato una nuova versione dell’uomo solo al comando”.

’In politica non c’e’ l’uomo solo al comando che impone: la politica è invece una paziente ricerca di una posizione comune. Dobbiamo riunire uomini e donne in una grande ricostruzione del Paese. Altre impostazioni fanno parte di una cultura che mi è lontana anni luce’’ dice ancora Casini secondo il quale ‘’Monti ha invece capito che serve prendersi per mano e procedere anche tra esperienze e culture diverse’’. ‘’Il meglio è nemico del bene e quello che è stato fatto è rispettoso delle cose e delle persone’’ conclude Casini.