Roma, 1 marzo 2013  - Un “governo di cambiamento che mi assumo la responsabilità di guidare, che “proporrò mercoledì prossimo alla direzione del Pd e poi al Capo dello Stato” con “sette-otto punti qualificanti” per chiedere “in Parlamento la fiducia a chi ci sta”. Pierluigi Bersani spiega in una intervista a La Repubblica il suo piano per governare. Dicendo “no” ad ogni ipotesi di governissimo con Berlusconi (“ora basta, di occasioni per dimostrarsi responsabile ne ha avute e le ha sprecate tutte”) ed offrendo le alte cariche dello stato a Movimento 5 stelle e Pdl.

Il primo tema, spiega, è l’Europa. “Voglio che il prossimo governo ponga una questione dirimente, di cui ho parlato al telefono con Hollande: l’austerità da sola ci porta al disastro. In sede europea, tutti devono mettersi in testa che il rentro dal debito e dal deficit è un tema va spostato nel medio periodo: ora c’è un’altra urgenza assoluta, il lavoro.

Il secondo tema è quello sociale. Il disagio è troppo forte, i comuni devono poter aprire sportelli di sostegno, bisogna sbloccare subito i pagamenti della P.A. alle imprese e introdurre sistemi universalistici negli ammortizzatori sociali.

Il terzo tema è la democrazia. Il nuovo governo, immeditameente, deve dimezzare il numero dei parlamentari, abbattere gli stipendi al livello di quelli dei sindaci, varare leggi che regolino la vita dei partiti e non solo per i finanziamenti. Che inaspriscano drasticamente le norme anti-corruzione e che regolino finalmente i conflitti di interessi. Ciascuno di questi punti si tradurrà in uno specifico disegno di legge. Che giorno dopo giorno - aggiunge il segretario del Pd - farò pubblicare in rete già da giovedì mattina. Questo mi offrirà la gradevole opportunità di rilanciare anche qualche vecchia idea, come la creazione di un ministero per lo Sviluppo Sostenibile, visto che l’economia verde deve essere il cuore del governo che ho in testa”.

Secondo Bersani, “prima di tutto c’è da rispettare l’esito del voto. In secondo luogo c’è bisogno che ciascuno si assuma le sue responsabilità. A noi spetta la prima parola perché abbiamo la maggioranza, larga alla Camera e relativa al Senato. E allora per noi responsabilità significa cambiamento. Il cambiamento non è esclusiva del M5S”.

“Io non ho mai pensato che se non vinciamo è colpa degli italiani che non ci capiscono - ha detto Bersani invitato a fare un’analisi dell’esito elettorale dal vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini - E neanche penso che quel che è avvenuto sia riconducibile a errori della campagna elettorale che possono sempre esserci. Si sono fronteggiati una destra che proponeva soluzioni fiscali oniriche e Grillo che proponeva la palingenesi”.

A pesare sul risultato del voto anche “la necessità di non rompere con Monti ci ha condizionato. E in questo condizionamento qualcosa abbiamo pagato”. Il segretario del Pd si è anche detto consapevole di “quanto contassero anche i nodi dei costi e dei meccanismi della nostra democrazia, che via via sono diventati una pregiudiziale ineludibile per tanti elettori che hanno scelto il M5S”.

Bersani ribadisce il no a qualsiasi ipotesi di governissimo: “In questi anni Berlusconi di ‘ore della responsabilità’ ne ha avute a bizzeffe, le ha mancate tutte. La responsabilità lui non la concepisce al di fuori degli interessi suoi e dei suoi. Dunque, lo voglio dire con assoluta chiarezza: l’ipotesi delle larghe intese non esiste e non esisterà mai”.