Roma, 1 aprile 2013 - Più che un’impasse, con l’avanzare delle ore pare essere un vicolo cieco. Dopo una prima ondata di alto gradimento, crescono i dubbi e le perplessità, soprattutto da parte del centrodestra. Il Pdl, nonostante il giorno festivo avrebbe potuto ispirare ipotesi più rilassate, insiste sul far presto e sulla necessità che Mario Monti lasci comunque il prima possibile Palazzo Chigi. L’alternativa (non si sa se temuta o auspicata) è quella delle elezioni anticipate. In questo modo i dieci commissari, che domani verranno ufficialmente insediati (nessuna cerimonia formale e pubblica), iniziano la loro difficile opera tra sguardi che, nella migliore delle ipotesi, sono scettici. "Mi ricordo parecchie commissioni di saggi, nella mia lunga vita politica. E i risultati non sono mai stati brillantissimi", evoca con un pizzico di perfidia Emma Bonino. "Il problema è che questo comitato non rappresenta la società’ italiana. Rappresenterà la partitocrazia italiana, ma non la società".

IL PDL METTE LE MANI AVANTI - Dal Pdl è una cascata di distinguo e preciso. "Non si può condividere l’affermazione del Presidente della Repubblica secondo cui un governo il paese in questo momento ce l’ha e può lavorare. Non possiamo dimenticare che solo un mese fa ci sono state nuove elezioni politiche per cui il governo della precedente legislatura, se pur in carica per ragioni formali, non ha alcuna legittimazione non avendo ottenuto la fiducia del nuovo Parlamento.Dunque, positiva l’iniziativa del Capo dello Stato ma resta il nodo costituzionale e dunque l’urgenza della formazione di un nuovo governo, altrimenti resta solo la strada di nuove elezioni". Lo afferma Sandro Bondi, del Pdl. "Nessun espediente consente di eludere il problema: o nasce un governo che abbia numeri chiari in Parlamento e piena consapevolezza delle priorità economiche, o la parola è agli elettori". Lo dichiara il vicepresidente Pdl del Senato, Maurizio Gasparri. "Verifiche e approfondimenti sono doverosi ma devono essere rapidi. Manovre dilatorie creano solo problemi ulteriori. Peggio poi sarebbe se la sinistra usasse questo tempo per ambigue manovre per l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Un monopolio di minoranza rappresenterebbe un gravissimo vulnus per le istituzioni. Il Pdl ha dimostrato senso di responsabilità e spirito costruttivo - conclude - ma non rinuncia al proprio ruolo rappresentativo confermato da milioni di elettori che hanno scelto Berlusconi".

ALFANO: GRANDE COALIZIONE O AL VOTO - "I 'saggi' facciano presto e riferiscano al Quirinale quanto prima. Il nodo resta irrisolto: o grande coalizione o voto". Lo dice Angelino Alfano in una nota. "Le intenzioni del Capo dello Stato sono certamente lodevoli - premette Alfano - ma esiste il rischio che il Pd, dopo aver già fatto perdere al Paese un mese di tempo per l’ostinazione di Pierluigi Bersani, voglia trasformare questa iniziativa in un escamotage per rinviare ogni vera decisione alle calende greche. A questo punto, da un lato auspichiamo che i "saggi" svolgano la loro analisi programmatica in pochissimi giorni, e riferiscano al Capo dello Stato nel più breve tempo possibile”. "Dall’altro lato, riteniamo opportuno che il Presidente Napolitano riprenda le consultazioni con le forze politiche - prosegue - e che le stesse forze politiche riprendano a parlarsi. La casa brucia e non sarebbero comprensibili altri rinvii e dilazioni".

ANCHE IL PD PERPLESSO - Insomma, ben poco pare cambiato, se anche dal Pd Alessandra Moretti ribadisce: "Noi insistiamo per un esecutivo di tipo politico. L’elettorato si è espresso per questo esecutivo e per un esecutivo di forte cambiamento. Abbiamo proposto Bersani per avviare una fase di riforme economiche e istituzionali, vediamo se poi, terminato il lavoro dei saggi, questa opzione tornerà a essere fattibile".

"E' NAPOLITANO CHE HA CHIAMATO DRAGHI" - A difendere i saggi ci pensa il Colle. "Per la verità è stato Napolitano a chiamare Draghi (e altri) per approfondire la valutazione sulla situazione determinatasi". Così su Twitter Pasquale Cascella, portavoce del capo dello Stato, in risposta a un tweet in cui si parla della telefonata di Draghi, di cui ha scritto il Corriere, 'per convincere Napolitano a non dimettersi'. Cascella poi risponde a un tweet critico di Elisabetta Gualmini, dell’Istituto Cattaneo: "Non sono generici 'saggi' ma personalità scelte con criteri oggettivi in funzione del lavoro già svolto e del ruolo ricoperto". "Per età e soprattutto per genere i 10 saggi non convincono del tutto", sostiene la professoressa. Che poi replica a Cascella: "L’importante e’ che dietro ci sia il nostro Presidente. Che, per me, dovrebbe rimanere altri 7 anni!".

POI INTERVIENE DIRETTAMENTE IL COLLE - "Risulteranno evidenti sia il carattere assolutamente informale e il fine puramente ricognitivo dell’iniziativa assunta dal Presidente della Repubblica sia i limiti temporali, d’altronde ovvi, dell’attività dei due gruppi". E’ quanto si legge in una nota del Quirinale arrivata in serata. "A quanto si apprende - è scritto - le riunioni dei gruppi di lavoro al Quirinale offriranno anche l’occasione per ogni ulteriore chiarimento opportuno, di fronte a commenti nei quali ai più larghi apprezzamenti si sono accompagnati non solo legittimi dubbi e scetticismi ma anche timori e sospetti artificiosi e del tutto infondati". 

ONIDA - E, in serata, ha parlato uno dei 'saggi' del presidente. "Al momento è tutto molto aleatorio, non si può essere molto ottimisti sul risultato di questa operazione", ha detto Valerio Onida, intervenendo a 'Otto e mezzo' su La7. "Domani il presidente della repubblica ci illustrerà il nostro incarico, se questo lavoro avrà qualche speranza di successo dovrà essere svolto in maniera riservata e facilitare la ricerca di proposte programmatiche che possano essere condivise dalla forze politiche - ha aggiunto il giurista -. Siamo dei facilitatori, non bisogna enfatizzare troppo il ruolo dei saggi, per esempio con la mancanza di una donna, non è un organismo che deve esprimere una rappresentanza, non è neanche una commissione".

Inoltre per l'ex presidente della Corte costituzionale "il tema della legge elettorale è prioritario, perché si tratta di una legislatura fragile che potrebbe finire prima". Oniga giudica "singolare e incredibile" l’ipotesi che "un Governo per l’ordinaria amministrazione possa varare un decreto sulla legge elettorale", ma resta comunque persuaso che "vada cambiata".