Roma, 22 aprile 2013 - Giorgio Napolitano ha giurato per la seconda volta da presidente della Repubblica davanti alle Camere riunite a Montecitorio. Sobria la cerimonia di insediamento, cominciata con la campana grande del torrino del palazzo di Montecitorio che ha suonato in attesa del suo arrivo alla Camera.

COMMOSSO MA DURO - Il capo dello Stato si è più volte commosso sia quando ha pronunciato la formula "giuro di essere fedele alla Repubblica e rispettarne la Costituzione" (VIDEO) sia durante il discorso. "Come voi tutti sapete, non prevedevo di tornare in quest’aula per pronunciare un nuovo giuramento e messaggio da Presidente della Repubblica", ha esordito Napolitano esprimendo "la gratitudine" per un "così largo suffragio", "segno di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze" (VIDEO).

"E’ a questa prova che non mi sono sottratto - ha aggiunto -. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità". "Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale - ha proseguito Napolitano -. La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare".

Alla richiesta di riforme e di rinnovamento, ha continuato duro, "non si sono date soluzioni soddisfacenti: hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi".

MONITO AI PARTITI - "Ma ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese", ha detto ancora il presidente della Repubblica strappando un grosso applauso all'aula. "Questo applauso non abbia le caratteristiche dell’autoindulgenza", ha subito avvertito Napolitano, bacchettando così i rappresentanti delle forze politiche. "Attenzione: quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme", ha aggiunto.

NO CONTRAPPOSIZIONE RETE-PIAZZA AD AULA - Napolitano ha anche fatto esplicito riferimento al Movimento 5 stelle. "Apprezzo - ha detto il capo del Quirinale - l’impegno con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l’influenza che gli spetta: quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento. Non può, d’altronde - ha ammonito il Capo dello Stato - reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti".

"Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del metodo democratico", ha proseguito.

"LAVORARE PER IL PAESE" - Per Napolitano, quindi, occorre un’apertura nuova e un nuovo slancio nella società: un colpo di reni. "Lavorare in Parlamento sui problemi scottanti del paese non è possibile se non nel confronto con un governo come interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell’opposizione", ha proseguito. Il governo deve "avere la maggioranza in ambedue le Camere".

"SUBITO GOVERNO E INTESE" - "A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio - dopo che ci si è dovuti dedicare all’elezione del Capo dello Stato - si deve senza indugio procedere alla formazione dell’esecutivo", ha esortato il capo dello Stato. "Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto - se si preferisce questa espressione - si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioé anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale".

"Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione", ha proseguito il presidente della Repubblica nel suo discorso davanti alle Camere. Tutto questo, ha aggiunto Napolitano, è il segno "di un diffondersi dell’idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche". "O forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione - fino allo smarrimento dell’idea stessa di convivenza civile - come non mai faziosa e aggressiva - ha concluso - di totale incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti".

"IN CARICA FINCHE' NECESSARIO - Giorgio Napolitano ha concluso i 40 minuti del suo discorso assicurando che svolgerà il suo nuovo mandato "fino a quando la situazione del paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno". "Farò a tal fine ciò che mi compete: non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt’al più, per usare un’espressione di scuola, ‘da fattore di coagulazione’", ha aggiunto.

"Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata; inizia per voi un lungo cammino da percorrere, con passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio augurio. Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l’Italia!", ha terminato Napolitano.

DISCORSO INTERROTTO DA 30 APPLAUSI - Per 30 volte l’aula di Montecitorio ha interrotto il discorso di Napolitano con applaudirlo, fatta eccezione dei parlamentari '5 stelle' che, come avevano stabilito in un'assemblea, si sono limitati a restare in piedi.

STILE 'LOW PROFILE' PER CLIO NAPOLITANO - In Aula ad assistere al discorso di insediamento di Giorgio Napolitano c'era, ovviamente, anche la moglie Clio. Tailleur bianco, accompagnata dal figlio, la consorte del capo dello Stato ha adottato uno stile 'low profile': invece di sedere nella tribuna d’onore di Montecitorio come vorrebbero tradizione e cerimoniale, ha scelto una tribuna laterale.

SUBITO CONSULTAZIONI - E, in linea con quanto detto nel suo discorso, Napolitano avviarà subito le consultazioni per la formazione di un nuovo esecutivo. Il Quirinale ha reso noto, infatti, che domani mattina riceverà il presidente del Senato, Pietro Grasso, e la presidente della Camera, Laura Boldrini, dando così il via a "un rapido giro di incontri con le rappresentanze parlamentari essenzialmente per verificare ogni eventuale aggiornamento delle posizioni già illustrate nelle precedenti consultazioni per la formazione del nuovo governo".

MARRA ANCORA SEGRETARIO GENERALE - Il Consiglio dei ministri, appositamente convocato, ha espresso avviso conforme all’intendimento del Presidente della Repubblica di confermare nell’incarico di Segretario generale il consigliere di Stato dott. Donato Marra.

GLI AUGURI DELLA CORTE COSTITUZIONALE - "Signor Presidente, la Corte costituzionale Le formula i più vivi rallegramenti per la Sua rielezione alla suprema magistratura della Repubblica. Accolga, altresì, i sentimenti della mia piu’ alta considerazione per la Sua persona, sicura garanzia dei valori costituzionali, della vita democratica e dell’unita’ del nostro Paese". Lo ha scritto al Capo dello Stato, in un telegramma, il professor Franco Gallo, presidente della Corte costituzionale.

Daniela Laganà