Roma, 25 aprile 2013 - Per cercare di far fronte ai diffusi mal di pancia che circolano all'interno di un Pd ormai allo sbando, c'è chi fa la voce grossa. E' Francesco Boccia, molto vicino al premier incaricato, che ai microfoni di Sky chiarisce: “Chi non vota” la fiducia al Governo non può restare, per coerenza, nel Pd, “è evidente”.

“Se la maggioranza - ha aggiunto Boccia - decide di appoggiare un governo, come si fa a restare nel partito dicendo ‘non ci sto’? Le critiche servono a definire le posizioni del Pd al congresso. Non prendetela come una minaccia, qui nessuno fa minacce. Ci sono delle regole in un partito, quando sarà presentato un programma ognuno si assumerà le sue responsabilità”. “Non mi pare che risolviamo i problemi degli italiani - ha continuato Boccia - con l’ineleggibilità degli italiani, è un modo per continuare a fare propaganda”.

Poi arrivano le critiche da Laura Puppato e Pippo Civati. "Niente minacce: di minacce non si vive e non si lavora", dice la parlamentare Pd. "Chi non vota la fiducia è fuori dal partito? Sono toni fuori di testa più che fuori dal partito, perché dovrei uscire dal Pd solo perché ho delle grosse perplessità? La fiducia? Non la voto, se sarò coinvolto in un dibattito spiegherò le mie opinioni". Così invece Giuseppe Civati a Tgcom24.

E Boccia replica. "La richiesta del rispetto delle regole, almeno di quelle che ci siamo dati tutti insieme, avanzata da me e da molti altri esponenti del nostro Partito, non può e non deve essere mai considerata come una minaccia". "Le regole per una grande forza politica sono il naturale ambito in cui si vive e si lavora - dice Boccia -, soprattutto dopo un momento di grande difficoltà’. Il sì o il no al governo è una scelta fondamentale su cui questo basilare principio democratico non può essere derogato. Lo sforzo che, invece, ci dovrebbe tenere uniti è quello di contribuire a sostenere le indicazioni arrivate prima da Napolitano e poi da Enrico Letta", conclude.

RENZI - Parla del futuro del Pd anche Matteo Renzi, che da Firenze, alla festa di Liberazione, canta Bella ciao e assicura il suo appoggio al governo Letta. “Io credo che sia assolutamente prematuro discutere adesso di quello che succederà nella segreteria del Pd”, risponde a chi gli chiedeva di una sua possibile candidatura alla segreteria del Partito Democratico.

Non basta dire che il presidente della Repubblica ha ragione, ora è il momento in cui i suoi auspici devono diventare realtà. Chi ha coraggio deve andare fino in fondo. La classe politica deve finalmente fare ciò che promette da vent’anni. Qualcuno dice che ‘la vera moralità in politica è non rubare’. Non è così. Quello è il minimo. La moralità e l’idea di corrispondere col proprio sforzo a ciò che i cittadini ti chiamano a svolgere, cioè semplificare e ridurre il peso della democrazia, inserire un quadro di cambiamento che porti gli italiani a fidarsi, restituire gli italiani la speranza che il Paese possa cambiare”.

CIVATI: CAV PRINCIPALE AZIONISTA - “Il principale azionista del governo è Berlusconi”. Ne è convinto Pippo Civati, che nel suo blog è tornato a esprimere forti contrarietà a un esecutivo Pd-Pdl. “Lo so, è dura, ma il calcolo è facile da fare. La coalizione di centrosinistra, che non esiste più, ha vinto le elezioni per 120.000 voti. Se a questa cifra si tolgono gli elettori di Sel (e non parlo di quelli del Pd che si sono volatilizzati, in queste ore, parlo dei voti di Sel il 24 e 25 febbraio), che sono stati 1.089.409, è il Pdl con i suoi alleati a essere il primo azionista del nuovo governo Pd-Pdl”, ha spiegato.

“Se alla Camera, poi, il Pd, grazie al premio di maggioranza ottenuto con Sel, ha molti deputati di vantaggio, al Senato Pd e Pdl hanno più o meno gli stessi senatori”, ha sottolineato Civati. “Sono cose da ricordare, prima di decidere se proseguire su questa strada”, ha ammonito.
Non solo. Il deputato del Pd ha ipotizzato un ingresso al governo dello stesso Silvio Berlusconi,. “Ma se il leader del Pd fa il premier, poi ci dovremmo aspettare che il leader del Pdl faccia il vice (e quando parlo di leader, parlo di leader)?”, ha chiesto, “perchè Bersani si è dimesso, ok, ma Berlusconi no. E non è giusto pretendere che noi mettiamo i migliori per noi e loro no. Giusto?”.