Roma, 4 maggio 2013 - Parte centrale del programma del governo, le riforme costituzionali riaprono le fibrillazioni all’interno delle larghe intese che compongono la maggioranza. Al cuore del problema l’autocandidatura di Silvio Berlusconi a quella Convenzione che, proposta dai 10 saggi di Giorgio Napolitano, dovrebbe diventare una via di mezzo tra una Assemblea Costituente ed una Bicamerale.

Se Berlusconi ha fatto filtrare più volte nei giorni scorsi il suo interesse a guidarla, da parte del Pd oggi il fuoco di sbarramento si è fatto particolarmente intenso. Tutte le anime del partito si sono ricompattate contro il vecchio nemico, oggi alleato sopportato.

A scatenare le polemiche il viceministro all’economia e deputato del Pd, Stefano Fassina, che chiude all’ipotesi di affidare a Silvio Berlusconi la guida della Convenzione: “Dobbiamo trovare una figura in grado di dare garanzie a tutte le forze poltiiche rappresentate in Parlamento - ha spiegato l’esponente Pd - e temo che il senatore Berlusconi non sia fra questi”. A rincarare la dose arrivano le parole di Matteo Renzi: “E’ inaudito fare Berlusconi capo della costituente”, ha detto il sindaco di Firenze. “Non capisco perche’ dobbiamo dargli il compito di scrivere la Costituzione dei prossimi 50 anni”.

La reazione del Pdl è affidata al coordinatore Sandro Bondi: “Tutto si può discutere, ma nessuno ha il diritto di porre veti o pregiudiziali sulle persone, tantomeno su chi ha reso possibile la nascita di questo governo come del resto di quello precedente”.

Mentre il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta, rivendica il rispetto degli accordi: “Noi rimaniamo ai patti che avevamo prima con Bersani e con Letta poi. La presidenza della Convenzione deve andare al Pdl e così sarà”. Secondo Maurizio Gasparri “il Pd sbaglia a porre pregiudiziali. Proseguiamo piuttosto con spirito collaborativo e andiamo al merito delle questioni”. 

Luciano Violante, ex presidente della Camera e uno dei componenti del comitato dei Saggi voluto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, parlando con l’Agi propone invece di affidare la presidenza della Convenzione all’attuale ministro per le Riforme, il pidiellino Gaetano Quagliariello: “Chi ha fatto il premier ha le capacita’ per guidare la convenzione delle riforme. Ma Berlusconi non e’ l’unico ex premier”, spiega Violante. “Oltretutto - ha aggiuto - credo non sia conveniente che il partito politico che esprime il ministro per le Riforme, presieda anche la Convenzione”.

Sull’argomento è interventuto anche il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, che si è detto “interessato” a una partenza “rapida” della convenzione. “La Lega vuole essere protagonista della Convenzione, perche’ deve introdurre il Senato federale che è un copyright della Lega”, ha spiegato l’esponente del Carroccio. Ma, ha proseguito, “come nel governo non ci interessano le poltrone; ci interessa che la convenzione parta rapidamente”. 

Maroni oggi però non ha nascoste le sue preoccupazioni per le collegate sorti del governo. "Temo di sì", ha risposto a chi gli chiedeva se ritiene che il governo sia a rischio per lo scontro tra Pd e Pdl sull’incarico di presidente della Convenzione per le riforme. "Noi teniamo molto alla Convenzione, e non per la poltrona di presidente. Siamo molto interessati, ma sono anche preoccupato perché questo scontro su una cosa del tutto irrilevante per noi, come le poltrone, rischia di compromettere un percorso", ha proseguito il segretario federale della Lega Nord, a margine di un evento organizzato dalla Coldiretti. "Noi abbiamo dato un’apertura di credito al governo essenzialmente sulla Convenzione: se parte, bene, altrimenti passeremo all’opposizione. Ma credo che il governo non possa durare senza questa prospettiva".

Non è tanto una questione di nomi di chi sarà nominato presidente, ma “la Convenzione in sé non è accettabile. Perché è una rottura della logica costituzionale”, ha detto invece l’ex candidato al Quirinale Stefano Rodotà, intervistato a Otto e mezzo su La7 da Lilli Gruber, che gli ha chiesto un parere su Berlusconi presidente della Commissione per la riscrittura della Costituzione.

Ho fatto parte di due commissioni bicamerali - ha ricordato Rodotà - e ho assistito da lontano al fallimento della Commissione d’Alema. Questo strumento non è adeguato perché significa consegnare la scrittura della Costituzione a chi sta fuori dal Parlamento”. Come è già stato fatto in passato per alcune norme che sono state modificate, secondo Rodotà “in Parlamento si può fare questo lavoro”. Altrimenti, ha ripetuto, si rischia “la rottura delle procedure costituzionali”.
 

‘’Porre oggi il tema della presidenza equivale a dire che la Convenzione per le riforme non si farà mai. Un discorso perverso’’. Lo afferma il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, che in un’intervista a Repubblica spiega di aver già depositato una mozione per far decollare la commissione e annuncia di aver depositato un disegno di legge per abolire il Porcellum e ritornare al Mattarellum.
‘’Se partiamo dal nodo della presidenza stiamo sicuri che non raggiungeremo mai la maggioranza di due terzi’’, ribadisce Calderoli. ‘’Mettere il carro davanti ai buoi serve solo a fermare tutto. Pensiamo invece a passare dalle parole ai fatti’’.

No anche da Walter Veltroni a Silvio Berlusconi presidente della Convenzione per le Riforme proposta dal Governo Letta, rispetto cui il fondatore del Pd non nasconde perplessità. “Se proprio si vuole fare la Convenzione - ha detto fra l’altro Veltroni, in una intervista al Corriere della Sera - deve essere guidata da una persona che abbia caratteristiche di equilibrio e terzietà. Non mi pare il profilo di Berlusconi”.
Più in generale, però, Veltroni fa notare che la Convenzione potrebbbe rallentare anzichè accelerare il percorso delle riforme.