Brescia, 11 maggio 2013 -  E' il giorno contro i "magistrati politicizzati". E' il giorno della tensione, delle contestazioni e delle polemiche: a Brescia il Pdl scende in piazza dopo la conferma della condanna di Berlusconi al processo Mediaset. C'è anche lo stesso Cavaliere. Arriva con il ministro dell'Interno Angelino Alfano, bersaglio di un'accesa polemica sulla sua presenza alla manifestazione. Nel mirino, ovviamente le toghe, che Berlusconi non manca di accusare, dicendo di sentirsi "innocente come Tortora" e chiedendo a gran voce una "riforma della giustizia" con la responsabilità delle toghe e la separazione delle carriere.

Il clima diventa caldo già prima dell'ingresso Berlusconi-Alfano: un piccolo gruppo di esponenti dei centri sociali contesta il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, davanti all’hotel Vittoria dove si riuniscono i vertici del Pdl in attesa del comizio di Silvio Berlusconi in piazza del Duomo. “Fascista di m..., vai a lavorare, torna nelle fogne”, urlano i manifestanti prima di essere allontanati dagli agenti della Digos. “Noi sono cose che non faremmo mai - commenta Gasparri - la nostra è una manifestazione pacifica e queste sono persone con il cervello marcio”. Spintoni e scambio di insulti. I manifestanti gridano "in galera, in galera".

Un sostenitore del Pdl viene aggredito da un gruppo di contestatori che prendono di mira i pidiellini durante il percorso di avvicinamento a piazza del Duomo. L’uomo dice di essere intervenuto a difesa di alcuni anziani che venivano “provocati” ed esce dallo scontro con uno zigomo sanguinante dopo aver subito, secondo il suo racconto, “calci e pugni, ma se li rivedessi li riconoscerei”, dice riferendosi agli aggressori prima di lasciare piazza della Vittoria.

Tra gli esponenti del Pdl più contestati e apostrofata con pesanti epiteti, l’ex sottosegretario Daniela Santanché. ‘’A noi non ci divide nessuno, siamo responsabili - ha spiegato ai giornalisti -. Questa è una manifestazione di partito, il governo è un’altra cosa. Stiamo lavorando a un governo di pacificazione’’.

Quindici carabinieri hanno scortato Renato Brunetta dentro l’hotel Vittoria. Intorno all’albergo si sono verificati scontri fra sostenitori e non di Silvio Berlusconi. I carabinieri circondavano Brunetta in formazione a testuggine, ma sono stati spintonati dalla folla. Alcuni contestatori bruciano una bandiera del Pdl.

Almeno una decina di manifestanti sono stati identificati dalla Digos di Brescia. Ci sarebbe anche un candidato sindaco. Si tratterebbe di Giovanna Giacopini, in lizza per il comune con la lista civica ‘Brescia solidale e libertaria’. Invitata ad allontanarsi dall’area palco in piazza Duomo, Giacopini avrebbe opposto resistenza.

IL DISCORSO DI BERLUSCONI - Silvio Berlusconi viene accolto da violente contestazioni, cori, e anche qualche sputo contro l’Audi A8 che lo trasportava. '’Sono venuto qui in piazza per dirvi tre parole: io sono qui io sono qui e resto qui più determinato e convinto di prima’’, afferma Berlusconi.

"E da qui - continua - , dopo un’altra settimana di assedio e violenza vi dico: se qualcuno pensava di spaventarmi o di intimirmi e intivimidirvi si è sbagliato di grosso e resterà deluso. Voi siete il grande, grandissimo Popolo della Libertà. Un popolo che non si fa intimorire e che vuole restare libero. Quanto più cresce il loro odio tanto più cresce il nostro amore. Cresce la mia voglia di resistere e combattere insieme a voi. Gli eventi drammatici di questi giorni hanno moltiplicato le mie forze”.

“Dopo le dimissioni del nostro governo alla fine del 2011 - continua Berlusconi - pensavo fosse giunto il momento di lasciare la linea del fronte. Avevo anche la speranza di potermi dedicare un po’ anche al mio grande Milan. Ma mi hanno fermato tre preoccupazioni: l’urgenza di lottare a fondo per uscire dalla recessione e tornare alla crescita. Solo essendo al governo possiamo mettere in campo le ricette necessarie. La seconda preoccupazione era l’andamento negativo dei sondaggi per il nostro movimento, con il rischio che il potere finisse nelle mani della sinistra e della sua parte estrema, che non è cambiata e alla quale non riconosciamo la capacità di governare. La terza lo stato della giustizia, che calpesta il diritto alla libertà dei cittadini, interviene nella vita politica e vuole eliminarmi. L’Italia una volta era la culla del diritto. Ora è un paese malato, una democrazia malata. Per questo sono qui in prima linea”, aggiunge.

Sosterremo lealmente il governo” nato dopo che “la sinistra, dopo aver rincorso per mesi Grillo, ha accettato la nostra proposta. Bisogna tagliare le unghie a quel mostro che si chiama Equitalia - continua - che imperversa sulle nostre famiglie e imprese”. Il Cavaliere elenca poi i provvedimenti che bisognerà attuare: “L’Iva non deve aumentare bisogna detassare immediatamente nuove assunzioni: zero tasse e zero contributi per chi assume giovani o cassaintegrati. Cosi’ creeremo nuovo lavoro”.

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA - “Riformare la giustizia è importante non per Silvio Berlusconi, ma per gli italiani”, sottolinea Berlusconi. Tutti “possiamo finire nel tritacarne giudiziario per il semplice fatto che qualcuno ha deciso di farci del male. Ieri sera ho visto le immagini di Tortora quando diceva ai giudici ‘io sono innocente e spero dal profondo del mio cuore che lo siate anche anche voi’. Ed è questo il sentimento di tantissimi italiani che ogni giorno entrano nel tritacarne infernale della giustizia. I magistrati purtroppo non pagano mai per i loro errori. I magistrati devono rispondere come tutti i professionisti dei loro errori”.

“Serve una riforma della carcerazione preventiva che è una follia”, continua l'ex premier. “Come può essere tutelato un cittadino che viene sbattuto in galera da innocente? La maggior parte dei detenuti non è stata ancora processata”. Inoltre - prosegue - servono “grandi interventi per rendere civili le nostre carceri: un conto è scontare la propria pena, un conto è essere buttati in un inferno senza dignità. Se hai commesso un reato lo Stato ti può togliere la libertà, ma non la dignità e la salute come purtroppo spesso accade”.

‘’Bisogna porre un limite alle Intercettazioni perché bisogna telefonare senza essere spiati e intercettati, non è un Paese civile quello nel quale non si può telefonare con la sicurezza di non essere ascoltati. Poi - dice - serve il ripristino del segreto istruttorio non è possibile esca di tutto di più di un’indagine".