Roma, 6 giugno 2013 - Mentre il premier Enrico Letta spinge l'acceleratore sulle riforme, minacciando di lasciare in caso di mancato avvio in 18 mesi e l'ex premier Silvio Berlusconi insiste sul presidenzialismo, in casa Pd il segretario Guglielmo Epifani invita il leader del Pdl a garantire almeno due anni di stabilità mentre il sindaco di Firenze Matteo Renzi scioglie gli indugi e si candida come prossimo segretario dei democratici.

In tutto ciò Renato Brunetta polemizza proprio con Renzi: "Ma quando lo fa, il sindaco? E' sempre in campagna elettorale.

RENZI - “Io mi sono stancato di passare per il monello in cerca di un posto, il ragazzo tarantolato con la passione del potere - spiega in un'intervista al Corsera - Sono l’unico che non si è seduto su nessuna poltrona ed è rimasto dov’era prima. Se c’è bisogno di me, me lo diranno i sindaci, i militanti. Persone che stimo molto, mi consigliavano di non farlo; ora però si vanno convincendo anche loro. Di sicuro, se succede, non sarà come l’altra volta una campagna improvvisata, per quanto bella. C’è bisogno di una squadra ben definita”, dice assicurando che i ruoli di leader di partito e di primo cittadino ''non sono incompatibili''.

Il sindaco di Firenze spiega: “Visti i risultati dei nostri candidati sindaci, mi sono convinto che il Pd può vincere ovunque, anche in Veneto, anche in Lombardia. La nostra gente ci chiede soprattutto questo: stavolta fateci vincere davvero. Noi dobbiamo dare una risposta alla nostra gente, agli emiliani che sono stati i primi a dire no a Marini, ai bersaniani che in queste ore mi chiedono: Matteo ora basta, ci stai o no?”.

Quanto alla candidatura alle primarie per la segreteria “dipende dal Pd, non da me. Se riusciamo a uscire dalla palude, a imporre i nostri temi, la nostra gente capirà il governo con il Pdl. Se tiriamo a campare, se ci facciamo dettare l’agenda da Berlusconi, se non riusciamo a fare le riforme, allora...”.
Quanto alle riforme “la prima cosa dovrebbe essere la legge elettorale. Invece vedo che la si vuol mettere per ultima. È sbagliato. È l’idea che ‘il problema è ben un altro’ che porta a non far niente. Se non si trova un accordo sul sistema elettorale, mi pare difficile che lo si trovi su tutta la riforma dello Stato”.

E aggiunge: “Io non ho ancora le idee chiare sul mio futuro, ma le ho chiarissime sul Pd e sull’Italia. Noi tra dieci anni possiamo essere la locomotiva d’Europa. Ma dobbiamo cambiare. Dobbiamo aiutare gli imprenditori invece di ostacolarli. Dobbiamo abbassare il costo dell’energia. Dobbiamo avere il coraggio di dire al Sulcis che non ha senso andare avanti con il carbone di Mussolini pagato dallo Stato”.

L'ATTACO DI BRUNETTA - "Il governo non è uno yogurt con la data di scadenza, i governi, se governano durano cinque anni. Diciotto mesi sono il tempo necessario per fare le riforme istituzionale altrimenti è meglio lasciar perdere", dice Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, intervenendo a SkyTg24.

"Sono preoccupato più per il caos che regna nel Pd - sottolinea - che per le sentenze che riguardano Berlusconi. Il Pd cambia segretario come le camicie ogni sei, otto mesi. Hanno cercato per 57 giorni un’alleanza con i Cinque Stelle, hanno impallinato due candidati al Quirinale. E’ un partito indeciso su tutto. Basta pensare a Renzi, ma quando lo fa il sindaco? E’ sempre in giro a far campagna elettorale. E’ un democristiano che democristianizza ancor di più il Pd e finirà per spaccarlo. Se vincerà lui, cadrà il governo".

EPIFANI - “Berlusconi dovrebbe garantire una stabilità di due anni al governo, solo cosi’ si potranno varare le riforme” e bisogna evitare di “trasformare il presidenzialismo in una bandiera, altrimenti non si va lontano”, insiste invece il segretario del Pd Guglielmo Epifani sottolineando alla Stampa come l’urgenza sia piuttosto cambiare la legge elettorale per evitare di “ritrovarci col porcellum se le cose dovessero precipitare”. Epifani non crede che gli scossoni alla stabilità possano derivare dal suo partito, anche se venisse eletto segretario Matteo Renzi: “di sicuro non farebbe mai cadere il governo, anzi”; e il Pd ritroverà una “identità forte” con un congresso costruito in modo da far tramontare “l’eccessivo peso che hanno avuto fin qui le correnti”. 

Sul semipresidenzialismo Epifani osserva: “la discussione sta diventando una bandiera per tifoserie. Non si affrontano cosi’ problemi delicati. Io invito a fare le cose coi tempi giusti perchè voglio portare a termine le riforme e invece temo che questa accelerazione ideologica sia un modo per non farle".

Quanto al congresso del partito, "deve rimotivare e appassionare. E per questo, le candidature devono arrivare alla fine di un percorso, altrimenti la discussione è solo sul chi, mai sul cosa. Alla fine forse potrei svolgere positivamente la mia funzione di traghettamento”.