Roma, 7 giugno 2013 - La  crisi attuale "è più difficile da gestire e più complessa di quella del ‘29 per le caratteristiche strutturali che hanno cambiato alcuni Paesi". Parola del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.  E’ una crisi - ha continuato - "che non vuole andar via anche se finirà anche questa". E ancora: "Sarebbe stato più facile per l’Italia gestire la crisi senza i 5/6 mesi di stasi politica che abbiamo avuto da fine 2012 a pochi giorni fa. L’Italia non poteva permetterselo. Il governo ha fatto misure proprio per superare questa stasi politica e quello che è bene sottolineare è  che i dati e le statistiche sono ancora quelli del periodi precedente". 

"Io credo - ha aggiunto - che il rischio che a livello globale si possano creare le condizioni di una nuova bolla speculativa ci siano". "Sarà il mercato stesso - ha spiegato Saccomanni - a decidere quando la liquidità creata dalla Bce è troppa e a restituire questi finanziamenti per riavere indietro i titoli depositati a garanzia. Quindi c’è un sistema più graduale che in effetti si sta già verificando". Per Saccomanni, comunque, "le tensioni sul mercato della liquidità si sono sufficientemente attenuate. La politica monetaria della Bce ultimamente è stata fraintesa e in realtà continua ad essere espansiva".

Il ministro ha affrontato anche il tema Euro con una battuta: "Credo che molti euroscettici hanno avuto il tempo per fare a braccio di ferro con la Merkel e non lo hanno fatto: si vede che...". La battuta arriva all'indomani dell'invito fatto da Berlusconi a Letta incoraggiato a ingaggiare un braccio di ferro con la Merkel in Europa. E nel giorno in cui la Bundesbank laglia le stime del Pil tedesco.

Quanto al taglio del cuneo fiscale, ha detto ancora il numero uno del Tesoro, per il governo "è un obiettivo primario che contiamo di portare avanti nel medio termine: non possiamo fare una riforma di tale portata in quattro e quattr’otto". Il governo inoltre si impegnerà "a fare il monitoraggio costante sul pagamento" alle imprese dei debiti della pubblica amministrazione.

GIOVANI INDUSTRIALI - Intanto i giovani industriali lanciano l'allarme sulla crisi sociale. "Senza prospettive per il futuro, l’unica prospettiva diventa la rivolta". Così il  presidente di Giovani Imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, aprendo il convegno "Scateniamoci. Liberiamo l’Italia da vincoli e catene" a Santa Margherita Ligure. "Le istituzioni democratiche - dice Morelli - vengono contestate e possono arrivare alla dissoluzione quando non riescono a dare risposte concrete a bisogni economici e sociali". Secondo Morelli, il Paese non è fra quelli in crescita e, dunque, non ha più occasioni da sprecare per fronteggiare la crisi e rilanciare l’economia.

"Hanno svuotato il domani di speranza e colmato il presente di angoscia. Mentre si continuano a inseguire teorie economiche e dividersi sulla base di interessi nazionali o, peggio, di parte, si perde di vista la realtà. La scelta è su risultati concreti". Per il presidente dei Giovani Imprenditori, "non serve un Governo che faccia miracoli ma che agisca sulla competitività del Paese. Miracoli no, statisti sì" anche perchè "per risollevare l’economia di un Paese possono bastare pochi anni, non servono decenni. è falsa l’idea di una generazione sprecata". Deve "rinascere la fiducia nel futuro e la certezza di poter mettere a frutto il proprio lavoro". Trasparenza, concorrenza, etica, merito, coerenza e innovazione sono le leve da attivare.

Le risorse per innestare la ripresa, secondo Morelli, "ci sono ma non dobbiamo disperderle" basta ricercarle nelle pieghe del bilancio e in poche misure mirate. "Mancano le risorse? - argomenta Morelli - Non prendiamoci più in giro. Solo partendo da una revisione della spesa corrente che la diminuisca dell’1% per cinque anni, al netto degli interessi, potremmo liberare quasi 11 miliardi. Dall’alienazione del patrimonio pubblico improduttivo e delle partecipate almeno altri 16 miliardi. Dal dimezzamento del numero dei parlamentari 140 milioni e dalla cancellazione delle Province fino a 2 miliardi". Secondo Morelli, occorre "mettere in circolo le risorse e rimuovere quei vincoli che ci frenano e creano divisione. Sono quei lacci e lacciuoli di Luigi Einaudi e poi di Guido Carli. Quei lacci che oggi sono diventati catene".

DISOCCUPAZIONE - E, proprio dal convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria, è tornato a parlare di disoccupazione giovanile il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. I giovani che non trovano un lavoro non sono il 40% del totale dei ragazzi italiani, ma l’11% di coloro che sono attivi sul mercato del lavoro. "Sono 650mila persone, un numero aggredibile - ha spiegato -. Un numero che deve determinare ancora più urgenza perché non stiamo parlando di milioni di persone, come i 3 milioni di disoccupati complessivi, più i 3 milioni di inattivi, stiamo parlando di 650mila giovani". Le proposte del governo arriveranno a fine mese e saranno operative già a settembre. "Il presidente del Consiglio ha chiarito che vuole arrivare al vertice di fine Giugno avendo già approvato a livello nazionale un pacchetto di interventi, sapendo che l’efficacia di questo pacchetto di fatto partira’ a settembre-ottobre", ha concluso Giovannini.

PRESIDENZIALISMO - Non ha scaldato invece la platea di Santa Margherita Ligure, a cui è interventuto anche il presidente della Camera Laura Boldrini, il dibattito sul presidenzialismo. "Può essere una riforma utile, ma certamente non è tra le priorità". Serve invece "subito una nuova e robusta legge elettorale'', dicono, ricordando che fu promessa dallo stesso palco un anno prima.

BUNDESBANK - La Bundesbank taglia le stime del Pil tedesco sia per il 2013 che per l’anno prossimo a causa del rallentamento dell’export. L’istituto stima che il Pil tedesco crescerà quest’anno dello 0,3% (rispetto allo 0,4% della previsione precedente) mentre nel 2014 l’incremento sarà dell’1,5% dall’1,9% precedente. Rivista invece al ribasso la stima sul tasso di disoccupazione che dovrebbe attestarsi al 6,8% nel 2013 (dal precedente 7,2%) e al 6,7% nel 2014 (dal 7%). Per quanto riguarda l’inflazione dovrebbe essere all’1,6% quest’anno e all’1,5% il prossimo.