Città del Vaticano, 8 gugno 2013 - E' durato 24' il colloquio di stamattina tra Giorgio Napolitano e Papa Francesco. E tra una battuta sul tempo e partecipi considerazioni, tra il  presidente della Repubblica e il Pontefice sembra essere nata una spiccata sintonia. Il capo dello Stato ha rotto il ghiaccio parlando di "un maggio insolitamente freddo e piovoso a Roma", quindi ha chiesto al Pontefice del clima di Buenos Aires in questo periodo. Subito dopo le telecamere e la stampa sono uscite dalla sala della Biblioteca. In cui il Pontefice ha travolto il capo dello Stato con la sua verve argentina. Moniti vaticani con Napolitano, per una volta, piacevolmente calato più nella parte dell'ascoltatore che del primattore. 

"NORMALITA',  ECCELLENZA" - Attraverso il presidente Napolitano, Papa Francesco ha anzituttto  voluto rivolgere il suo più cordiale saluto "all'intero Popolo italiano, i cui rappresentanti - ha sottolineato al Capo dello Stato - l'hanno recentemente eletta per un nuovo mandato alla più alta carica. La sua visita, signor Presidente, si inserisce in una storia di rapporti ormai lunga, e ancora una volta conferma, dopo vicende anche travagliate e dolorose, la normalità e l'eccellenza delle relazioni tra Italia e Santa Sede".

RAPPORTI FECONDI - ''Il dialogo tra Italia e Santa Sede ha come fine principale il bene del popolo italiano e come sfondo ideale il suo ruolo storicamente unico in Europa e nel mondo'' ha detto il Papa citando l'immagine di Benedetto XVI dei "due Colli, il Quirinale e il Vaticano, che si guardano con stima e simpatia".

'SIATE D'ESEMPIO' - Ma c'è di più. "Davvero - ha aggiunto Papa Bergoglio nel suo discorso - l'Italia può essere un esempio nella comunità dei popoli, come è stato riconosciuto a più riprese da personalità anche molto diverse e, negli ultimi tempi, è apparso evidente dall'intensità del rapporto di stima e di amicizia tra Lei, signor Presidente, e Sua Santità Benedetto XVI" (ndr, cui Napolitano ha infatti devoluto "un grato, sentito pensiero ed augurio"). 

DIALOGO FORTE - ''In Italia - ha sottolineato Papa Francesco - la collaborazione tra Stato e Chiesa si realizza nel rapporto quotidiano tra le istanze civili e quelle della comunità cattolica, rappresentata dai Vescovi e dai loro organismi, e in modo del tutto particolare dal Vescovo di Roma''.

'DIGNITA' DELL'UOMO' - ''E' un dovere di tutti - secondo Papa Bergoglio - difendere la libertà religiosa e promuoverla per tutti. Nella tutela condivisa di tale bene morale si trova, inoltre, anche una garanzia di crescita e di sviluppo dell'intera comunità''. ''Nel mondo di oggi - ha proseguito il Papa - la libertà religiosa è più spesso affermata che realizzata. Essa, infatti, è costretta a subire minacce di vario tipo e non di rado viene violata. E i gravi oltraggi inflitti a tale diritto primario sono fonte di seria preoccupazione e devono vedere la concorde reazione dei Paesi del mondo nel riaffermare, contro ogni attentato, l'intangibile dignità della persona umana''.

CRISI GLOBALE - Secondo il Santo Padre, "il momento storico che stiamo vivendo è segnato anche in Italia, come in molti altri Paesi, da una crisi globale profonda e persistente, che accentua i problemi economici e sociali, gravando soprattutto sulla parte più debole della societa'".  "Preoccupanti - ha scandito il Santo Padre - appaiono soprattutto i fenomeni quali l'indebolimento della famiglia e dei legami sociali, la decrescita demografica, la prevalenza di logiche che privilegiano il profitto rispetto al lavoro, l'insufficiente attenzione alle generazioni più giovani e alla loro formazione, in vista anche di un futuro sereno e sicuro". 

'CORAGGIO E SACRIFICIO ' - Per il Papa, l''Italia non deve quindi perdere la speranza e deve superare le divisioni per crescere nella giustizia e nella pace. "Anche in ambito civile è vero ciò che la fede ci assicura: non bisogna mai perdere le speranze - ha detto il Pontefice -. Quanti esempi in questo senso ci hanno dato i nostri genitori e i nostri nonni, affrontando ai loro tempi dure prove con grande coraggio e spirito di sacrificio! Più volte Benedetto XVI ha ribadito che la crisi attuale dev'essere occasione per un rinnovamento fraterno dei rapporti umani".

CULTURA DELL'INCONTRO - Per Papa Bergoglio "anche il popolo italiano, attingendo con fiducia e creatività dalla sua ricchissima tradizione cristiana e dagli esempi dei suoi santi patroni Francesco d`Assisi e Caterina da Siena, come pure di numerose figure religiose e laiche, e dalla testimonianza silenziosa di tante donne e tanti uomini, può e deve superare ogni divisione e crescere nella giustizia e nella pace, continuando così a svolgere il suo ruolo peculiare nel contesto europeo e nella famiglia dei popoli e lavorare per creare una cultura dell'incontro".  E cita se stesso: "Mi avete fatto sentire a casa".

LA RISPOSTA DI GIORGIO -  Proprio così. "La sentiamo profondamente vicino e ci permettiamo di cogliere nella scelta del nome Francesco l'amore per questo nostro paese che ha come patrono il santo di Assisi", è la replica del presidente della Repubblica.  "Ella - ha proseguito - è già figura familiare e cara agli italiani, ai fedeli e ai cittadini romani ai quali si è presentato come loro vescovo". Naturalmente il capo dello Stato non si è sottratto alle sollecitiazioni pontifice e ha affermato: di fronte a ''aree di povertà sempre più estese'', è  ''tempo di riflessione e cambiamento'' anche in Italia per esprimere quella ''solidarietà e giustizia'' che i disagi - e in particolar modo quello giovanile - richiedono.