ROMA, 23 giugno 2013 - Non accennano a placarsi le scintille interne alla strana maggioranza del governo Letta sull'aumento dell'Iva e sulle tasse in generale. Dopo l'ultimatum della Santanché, è arrivato quello, molto più di peso, del vicepremier e segretario Pdl Angelino Alfano, che senza mezzi termini ha detto: "Meno tasse o tutti a casa".

Il Pd reagisce parlando di 'ultimatum dei ministri contro se stessi' e oggi, per tentare di stoppare la 'guerra interna', il viceministro Stefano Fassina rilancia sul sensibilissimo nodo-Iva: "Ora il rinvio, e a ottobre la cancellazione con il patto di stabilità".

LETTA: MAGGIORANZA ORIGINALE - In tutto ciò non può non intervenire il premier: "Di fibrillazioni ce ne saranno tante - ha detto Letta a in 1/2 Ora da Lucia Annunziata - la maggioranza è originale e la situazione particolare", dice, spiegando come non possa esserci una "maggioranza che non discute. Bisogna farci - dice - abitudine".

"Non è che io o il mio governo vogliamo aumentare l’Iva", ha ribadito Enrico Letta perché è già stato deciso, è già nel bilancio dello Stato ed è figlio di decisioni iniziate nella prima metà del 2011", ha ricordato il premier. "Non è stato il mio governo a deciderlo", ha insistito. Ora "dobbiamo trovare le risorse per evitarlo o per spostarlo" questo aumento, ha chiarito, "sono fiducioso che troveremo una soluzione".

Poi un monito sulla crisi: "Il coraggio alle volte, come in questa occasione, è avere la prudenza necessaria. Chi dice che la tempesta è finita sbaglia. Io sono il timoniere in questo momento e ho la responsabilità di fare le cose nel tempo giusto e con prudenza perché la situazione rimane complicata". Letta esclude un default dell'Italia entro sei mesi, come riportato da alcuni organi di stampa: "No, non è così se facciamo le cose giuste e se con prudenza si timona la nave e facciamo le cose".

IL VICEMINISTRO FASSINA - Sull'Iva "la strada più probabile è quella di un rinvio per arrivare alla cancellazione in autunno attraverso la legge di stabilità”, anticipa alla Stampa il viceministro dell’Economia Stefano Fassina. Secondo Fassina, oggi la misura “più importante è evitare l’aumento dell’Iva, ma è utile anche intervenire sulla regolazione del mercato del lavoro e con le decontribuzioni in agenda nel Cdm di mercoledì”.

Per quanto riguarda le coperture per evitare l’aumento dell’Iva, il viceministro afferma di avere avanzato “un’ipotesi condivisa da altri (aumentare i pagamenti dei debiti della Pa ottenendo un gettito Iva aggiuntivo dalle imprese, ndr.) che sarebbe una misura una tantum fino all’autunno. Altre ipotesi sono di intervento su capitoli di entrata o di spesa”.

PDL SEMPRE ALL'ATTACCO - Dopo Alfano e la Santanché, sono molti i parlamentari pidiellini che intervengono contro l'aumento dell'Iva. "Siamo preoccupati. Gli annunci, i rinvii, il dire che ‘si farà’ non bastano più - dice Mariastella Gelmini -. E' arrivato il momento dei fatti, delle decisioni. Non possiamo più aspettare". E Fabrizio Cicchitto rincara: “Il senso di questo governo è di favorire una ripresa della crescita e in primo luogo attraverso un blocco dell’Iva e la riduzione dell’Imu - spiega - Se non facesse questo, il governo perderebbe una delle sue fondamentali".

APPELLO CODACONS - Secco no del Codacons all’ipotesi, circolata in queste ore in ambienti governativi, di un rinvio dell’aumento Iva a settembre. “Spostare di due mesi una catastrofe non significa annullarne gli effetti, ma solo posticiparne le conseguenze di qualche settimana, senza alcuna soluzione del problema”, afferma il presidente Carlo Rienzi, secondo cui “questo rimpallo di dichiarazioni su spostamenti e rinvii vari del provvedimento, rappresenta una presa in giro per i cittadini, chiamati a pagare di tasca propria l’aumento dell’Iva. Anche in caso di rinvio a settembre, infatti, i consumatori si ritroverebbero a pagare una stangata pari a 349 euro annui per un nucleo familiare di 5 persone, con un aumento dell’inflazione dello 0,64%. Per questo l’aumento Iva va cancellato definitivamente e non rinviato a settembre”, conclude Rienzi.

MICROIMPRESE IN GINOCCHIO - Le microimprese aderenti a Comitas lanciano l’allarme in merito all’aumento dell’Iva previsto per luglio. “Le conseguenze per le piccole attività - spiega una nota - saranno pesantissime; l’incremento dell’aliquota al 22%, infatti, non potrà essere assorbito dalla quasi totalità delle imprese, già schiacciate dalla crisi economica, e si riverserà direttamente sui prezzi al dettaglio, determinando una contrazione dei consumi fino al -3%. L’ulteriore riduzione degli acquisti porterà almeno 50mila negozi a chiudere i battenti entro la fine del 2013, con evidenti ripercussioni negative sul fronte dell’occupazione”.