Roma, 2 agosto 2013 - Il mondo politico si risveglia nel 'day after' che segue alla decisione della Cassazione di confermare la condanna d’appello a 4 anni di reclusione  per Silvio Berlusconi con molte, comprensibili fibrillazioni.

Di certo c'è che il leader indiscusso del Pdl - ma presto dovremo tornare a dire di 'Forza Italia' - non ha alcuna intenzione di farsi da parte: già ieri sera, in un drammatico videomessaggio durato 9 minuti (combinazione la stessa durata del video con cui, 19 anni fa, annunciava la 'discesa in campo') Berlusconi ha parlato direttamente al 'suo' popolo mostrando di voler andare avanti e riproponendo la rinascita di Forza Italia (VIDEO), dopo aver accusato "parte della magistratura" di essere "incontrollabile" (VIDEO).

Tutti i suoi, dalla Santanché a Brunetta a Cicchitto, gli si sono stretti intorno. Sul fronte del Pd, la situazione non è tranquillissima, visto che l'ex segretario Bersani chiede al Pdl se davvero 'Vuol essere guidato da un evasore".

Intanto il pm ha firmato (e sospeso) l'esecuzione della pena. Ed è stato revocato il passaporto al Cavaliere.

VIDEO La lettura della sentenza

BERLUSCONI INCONTRA I SUOI - In serata, a Montecitorio, Berlusconi ha incontrato i parlamentari del Pdl, che lo hanno accolto con una standing ovation e cosri da stadio ("Silvio, Silvio..."). Il Cavaliere, visibilmente commosso, ha ringraziato. "Porterò sempre con me, nel cuore, questa accoglienza", ha detto, mentre gli onorevoli gli hanno tributato un lungo applauso. "La sentenza di ieri si basa sul nulla, sul fatto che non potevo non sapere - ha detto Berlusconi -. Ma è un teorema che non sta in piedi, messo ad arte solo per eliminarmi dalla scena politica". "Hanno buttato tanto fango su di me, sulla mia famiglia, su di noi. La giustizia in Italia è una parola abusata", ha aggiunto.

"Non possiamo sottrarci al dovere di una vera riforma della giustizia per questo siamo pronti alle elezioni - ha proseguito il Cavaliere -. Dobbiamo chiedere al più presto le elezioni per vincere. Riflettiamo sulla strada migliore per raggiungere questo obiettivo".

ALFANO - "Siamo tutti pronti alle dimissioni, a partire dai ministri del Governo", ha detto, dal canto suo, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, rivolgendosi a Silvio Berlusconi. "Se c’è da difendere i nostri ideali e la storia di tutti noi, e la nostra storia presidente coincide con la sua, siamo tutti pronti alle dimissioni", ha aggiunto Alfano sempre rivolgendosi al Cavaliere. "Il vero Berlusconi non è quello descritto nelle sentenze, la sua storia è la storia di un pezzo di Paese e merita rispetto!", ha aggiunto il vicepremier e ministro dell'Interno.

SCHIFANI E BRUNETTA: "CHIEDEREMO LA GRAZIA" - "Ci muoveremo a breve, io e Brunetta, perchè ti possa essere restituito, nel rispetto della Costituzione, caro presidente, quella libertà, quello che ti spetta per la tua storia, per quello che hai fatto per il Paese, per ottenere quindi da Napolitano il ripristino dello stato di democrazia che questa sentenza ha alterato", ha detto invece il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani. Da quanto si è appreso, deputati e senatori del Pdl hanno consegnato le loro dimissioni nelle mani dei capigruppo Renato Brunetta e Renato Schifani, che con queste si recheranno dal presidente della Repubblica per chiedere la grazia. "Se alla nostra richiesta di grazia non ci fosse risposta positiva, tutti sappiamo quello che occorre fare: difendere la democrazia nel nostro Paese", ha affermato Renato Brunetta.

IL QUIRINALE - Interpellati sulle ricorrenti richieste di una grazia del presidente della Repubblica a Silvio Berlusconi, ambienti del Quirinale ricordano che è la legge a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda di grazia.

PD - "Dal Pdl arrivano ricette inquietanti: chiedere al presidente della Repubblica una cosa come la grazia e tirare in mezzo Napolitano è una pressione indebita". Così il segretario del Pd Guglielmo Epifani, alla festa regionale del Pd dell’Emilia Romagna di Casalgrande. "Una riforma della giustizia come vorrebbero loro se la scordano - continua -: vogliono piegare a loro uso e consumo scelte che né questo governo né noi vogliamo fare".

LETTA - Intanto il premier Enrico Letta ha invitato le forze politiche al senso di reponsabilità. "Sono assolutamente convinto che debba prevalere l’interesse del Paese,che è anche la lotta all’evasione fiscale e sono convinto che tutti i partiti oggi devono assumersi le proprie responsabilità e fare scelte che riguardano il futuro", ha detto il presidente del Consiglio al termine del cdm.

"Oggi siamo in una condizione in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità", ha aggiunto Letta che, riferendosi al programma di governo, ha sottolineato che "la nostra determinazione è assolutamente forte e confermata". Rispondendo a un giornalista straniero che gli chiedeva un'opinione, in qualità di "leader del Pd", su "come si deve votare" sulla incandidabilità di Silvio Berlusconi a seguito della sentenza della Cassazione, Letta ha risposto: "Penso che bisogna applicare la legge e da quello che ho capito non ci sono elementi di discrezionalità".

Letta, in seguito, ha incontrato i parlamentari di Scelta Civica riuniti nella sala Mappamondo della Camera. A loro ha rimarcato il fatto che oggi, in una giornata così difficile politicamente, lo spread sia stabile è un segnale molto importante: vuol dire che i fondamentali del paese sono stabili. Per il premier - hanno riferito i presenti - sarebbe quindi un "delitto" non andare avanti, fermarci "malamente", perché il lavoro del governo comincia a dare i suoi "frutti": i risultati "sono a portata di mano e possiamo già toccarli".

La stabilità del governo è fondamentale, anche a livello internazionale, essendo uno dei fattori principali per attrarre investimenti investimenti. I sacrifici - ha aggiunto Letta, sempre secondo la ricostruzione di alcuni presenti - sono uno strumento e non un fine, ma pagano; e oggi c’è una percezione non astratta che i primi segnali positivi di ripresa economica si vedono. Ma, ha sottolineato, dobbiamo dare un segnale di stabilità del quadro giuridico, politico e istituzionale. Il presidente del Consiglio ha rimarcato l’importanza che il Paese a livello internazionale venga considerato credibile e affidabile. L’uscita dalla procedura di infrazione rafforza il nostro ruolo e la nostra voce in Europa, ha sostenuto Letta.

ZANONATO - "Certo che c’è un po' di preoccupazione, ma questo rimane l’unico Governo che può coniugare sviluppo economico e equità sociale". Lo afferma il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, a proposito delle attuali fibrillazioni politiche. "Spiace" che queste fibrillazioni avvengano ora "anche perché - aggiunge Zanonato a margine della festa del Pd a Suzzara (Mantova) - ci sono i primi segnali di inversione di tendenza della crisi, a partire dal contenimento della disoccupazione giovanile e dalle possibilità di ripartenza del prodotto interno lordo".

L'ESERCITO DI SILVIO - "Il nostro popolo è indignato di fronte a una sentenza che rappresenta un golpe giudiziario perpetrato da un ordine che si è autoproclamato potere dello stato senza essere eletto dai cittadini. Da lunedì 5 agosto, data già concordata con la Questura di Roma, l’Esercito di Silvio inizierà un presidio permanente davanti al Quirinale dal quale farà partire una petizione per chiedere la concessione immediata della grazia per il presidente Berlusconi", ha annunciato Simone Furlan dell’Esercito di Silvio.

"La raccolta firme - si legge in una nota - sarà organizzata anche su tutto il territorio nazionale attraverso gli oltre 500 reggimenti attivi. Il Presidente della Repubblica Napolitano dimostri di voler attuare quel clima di pacificazione che con forza ha chiesto e che Silvio Berlusconi con responsabilità e senso dello Stato ha fino ad oggi garantito".

ANM - "La Corte di Cassazione con la sentenza e la procura generale nella requisitoria hanno riconosciuto la correttezza del processo e delle decisioni assunte, ad eccezione del profilo concernente la durata della pena accessoria, con ciò escludendo qualsiasi accanimento giudiziario o atteggiamento pregiudiziale". Lo sottolineano Rodolfo Sabelli, Valerio Savio e Maurizio Carbone, rispettivamente presidente, vicepresidente e segretario dell’Associazione nazionale magistrati, tornando a parlare della sentenza Mediaset. I vertici dell'An dicono anche basta "insulti" e "attacchi verbali": sono "un’aggressione nei riguardi dell’intera magistratura".