Milano Marittima (Ravenna), 5 agosto 2013 - NEGLI ULTIMI giorni ha preferito guardare da lontano ai sussulti revanscisti e alle divisioni che percorrono, nell’ordine, il Pdl e il Pd e che potrebbero pregiudicare la tenuta del Governo Letta. Ma ieri, a Milano Marittima, a margine della presentazione del libro su Raul Gardini scritto, nel ventesimo anniversario della scomparsa, da Alberto Mazzuca, Giorgio Squinzi non si è sottratto. Quello del presidente di Confindustria alle forze politiche è, allora, un richiamo, un appello, "al buon senso": "Crisi di governo? Elezioni subito? No, grazie".
 

Presidente Squinzi, con quale stato d’animo gli imprenditori guardano allo scontro politico in corso in questi giorni?
"La stabilità politica per noi è un valore assoluto. Questo è l’unico Governo che si è riusciti a mettere in piedi dopo una tornata elettorale anomala. E a questo Governo non ci sono alternative. Piaccia o no, siamo tutti chiamati a sostenerlo perché l’economia reale ha bisogno di risposte immediate. Ci sono urgenze in quanto tali non più rinviabili".


Quali?
"Le nostre priorità sono due. Bisogna procedere con la liquidazione dell’intero debito della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese e ridurre in maniera decisa il costo del lavoro, attraverso misure di defiscalizzazione o decontribuzione. In particolare chiediamo l’eliminazione della componente lavoro dal calcolo della base imponibile Irap unitamente ad un aumento delle detrazioni Irap per i redditi più bassi. Fatto 100 il costo del lavoro, il 53% finisce allo Stato. Non può continuare così: la pressione fiscale sulle imprese e sui lavoratori deve diminuire in modo da stimolare i consumi".


Un Governo ad oggi così diviso può davvero essere l’interlocutore giusto?
"Si sta finalmente tornando a parlare di politica industriale, e non è poco. Finora l’esecutivo guidato da Enrico Letta ha adottato il metodo giusto, vale a dire: fare un inventario dei problemi e delle proposte e confrontarsi sugli uni e sulle altre con le parti sociali. Certo, le risposte stanno andando per le lunghe, i provvedimenti tardano ad arrivare e quando arrivano sono, talvolta, ‘corti’. Ma sarebbe imprudente buttare all’aria tutto il lavoro fatto finora. In questi giorni si sta discutendo un decreto, quello ‘del Fare’, che può portare semplificazione e occupazione, due necessità per il Paese. Ricordo a tutti che siamo al 73esimo posto nella classifica della Banca Mondiale per la facilità di fare impresa, che abbiamo il 40% di disoccupazione giovanile e oltre 200 crisi aziendali di primissima gravità. Per tutte queste ragioni, ribadisco, abbiamo bisogno di stabilità, di interventi incisivi sull’economia reale: spero che in chi ci governa prevalga il buon senso".


Non dovesse prevalere?
"Ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Dopo il manifesto di gennaio, Confindustria pubblicherà a settembre un nuovo documento con proposte forti di politica industriale...".


Qualche anticipazione?
"Prematuro: la messa a punto del documento è ancora in corso e continuerà per tutto il mese".


Che pensa dei controlli fiscali in località turistiche quali Capri e Portofino?
"La lotta al sommerso non si fa andando a prendere le targhe dei Suv o identificando i clienti nei ristoranti. E non credo sia un bene questa spettacolarizzazione dei controlli, specie in un Paese in cui la pressione fiscale è altissima. Meglio sarebbe, se si vuole contrastare il sommerso, provvedere al più presto alla riforma del fisco e varare misure che aumentino la deducibilità delle spese".


Ha appena partecipato alla presentazione del libro su Gardini. Quali sono oggi le condizioni del petrolchimico italiano?
"La nostra presenza nella chimica di base è diminuita ma manteniamo delle eccellenze riconosciute a livello internazionale. Siamo ancora vivi e vitali. A proposito di Gardini, mi lasci dire che la sua visione è stata premiata dal tempo: tutti oggi hanno intrapreso la strada della ‘chimica verde’, una chimica sostenibile basata sull’agricoltura e le rinnovabili".


In Lomellina, Pavia, è previsto un piano di trivellazioni che dovrebbe portare non solo nuove raffinerie ma impianti estrattivi. Condivide?
"Siamo per la liberalizzazione delle ricerche di fonti petrolifere e materie prime fossili. E gli Stati Uniti stanno ripartendo proprio grazie ad una politica di indipendenza energetica".
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