Roma, 14 agosto 2013 - ‘’Vi chiedo sostegno, dentro e fuori il Parlamento ‘’, nella battaglia a favore della prevenzione e contro il fumo. E’ l’invito del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in una lettera aperta indirizzata a tutti i parlamentari italiani. ‘’C’è un allarme culturale e sociale, prima ancora che sanitario’’, afferma il ministro.

Sono stata colpita, come donna - prosegue Lorenzin nella lettera -e poi come ministro, dalle statistiche che brutalmente ci dicono come i nostri ragazzi inizino ad accendere una sigaretta ormai già a 12 anni.
Adolescenti che evidentemente non sono stati positivamente influenzati dalle pressanti campagne antifumo che hanno trovato largo spazio nell’Occidente industrializzato in questi ultimi decenni, mentre molti dei loro genitori hanno annunciato orgogliosamente d’aver “smesso di fumare” vincendo la loro personale battaglia contro una dipendenza pericolosissima. Il fumo, è provato, è la prima causa di morte in Europa, dove miete 750 mila vite l’anno. In Italia sono 80 mila l’anno, come se una città grande come Varese o Grosseto venisse inghiottita in una nuvola di fumo”.
 

 “Il paradosso - prosegue Lorenzin - è che i grandi hanno ‘smesso di fumare’ e i nostri figli invece cominciano a 12 anni. C’è qualcosa che non va. Che ci impone di reagire. Ho presentato una norma per proibire il fumo anche negli spazi aperti delle scuole, dove si radunavano professori, studenti, collaboratori scolastici, per estendere un divieto che va vissuto come un salvavita. Cosa pensereste se, andando da un medico, quello ti fumasse in faccia o permettesse il fumo nel suo studio? Nulla di più contraddittorio, nulla di più negativo. Ma parificare le scuole a quanto avviene già da tempo negli uffici pubblici, nei ristoranti, negli aeroporti, in aereo, in treno, può bastare per avere la coscienza a posto?”.
 

 “La proposta che ho portato in Consiglio dei ministri per proibire il fumo nelle automobili di fronte a minori e donne incinte- spiega Lorenzin - è stata da alcuni criticata come un attentato alle libertà personali, un’ingerenza dello “Stato etico” che vuole entrare in casa tua per darti ordini. Intossicare un bambino nell’angusto abitacolo della tua auto non è prova di liberalismo né un’affermazione di libertà”. E’ innanzitutto un cattivissimo esempio, un inno ad uno stile di vita che insegna a non aver cura della propria salute e di quella di chi ci sta vicino, che sollecita comportamenti imitativi negativi, che rende alla fine persino drammaticamente ridicoli tutti quei consigli che mamme e papà dispensano ai loro bambini, (“troppa cioccolata fa male, ti viene il mal di pancia, il fritto è pesante, se prendi freddo ti vengono il raffreddore e la febbre” ) se paragonati al silenzio di fronte al fumo che uccide”.
 

“Ricordiamo, prima di tutto a noi stessi, cosa ci dice la comunità scientifica: il fumo passivo provoca sui minori nell’età dello sviluppo un danno grave. E dove la mettiamo la libertà dei nostri figli a non essere intossicati e avvelenati? Chi la deve difendere? Si può sempre fare una sosta, liberamente, prendere un caffè e fumarsi una sigaretta senza trasformare un viaggio in auto in un attentato alla salute. La Carta dei diritti del fanciullo ha giustamente riconosciuto al minore una sua soggettività, un suo diritto come persona anche se non adulta. Pensare che i figli siano una tua proprietà è un concetto feudale che non ha nulla a che fare con i principi liberali”.
 

Per il ministro Lorenzin “la crisi dell’Occidente non è solo economica. E’ anche una crisi di valori. Ci stiamo dimenticando le nostre conquiste, il rispetto dell’altro, i principi più elementari di educazione civica. Ma se ridiamo la parola ai nostri figli, se li sentiremo dire in auto ‘papà non si passa col rosso’, ‘papà non si dicono parolacce’, ‘papà il fumo mi fa male’, allora a qualcosa forse saremo serviti”.