Veronica Passeri

ROMA, 28 agosto 2013 - LA «MAGGIORANZA silenziosa» che nel caso Silvio Berlusconi decida di staccare la spina al governo dovrebbe sostenere un eventuale governo Letta bis fa già molto rumore. Tanto da scatenare prese di distanza a raffica (prima i senatori del Sud Salvo Torrisi, Francesco Scoma, Pippo Pagano, poi anche Vincenzo D’Anna, Antonio Milo, Pietro Langella e Ciro Falanga, tutti Pdl). Ma nel giorno in cui i primi ‘sospettati’ si proclamano fedeli e leali rispetto a qualsiasi scelta del Cavaliere, è il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Gianfranco Miccichè a rilanciare la palla. In campo avversario.
«So per certo — attacca il leader di Grande Sud — che nel Pd stanno già lavorando alla campagna acquisti nel centrodestra per sostenere un Letta bis». Ma, avverte, «non troveranno molti parlamentari disposti a esporsi e a giocarsi una rielezione in cambio di nulla». Secondo Miccichè «non sono certo i lettiani» a condurre l’operazione: «Letta subisce sorridendo». Macchinazione che per Miccichè è destinata a fallire perché nel Pd «i franchi tiratori contro Letta sarebbero ben più numerosi degli improbabili sostenitori reclutati nel Pdl».

IN EFFETTI chi si diletta a comporre il pallottoliere del Senato, prefigurando lo scenario del Letta bis, spiega che servirebbero non solo «venti senatori del centrodestra», ma anche l’appoggio di qualcuno di Sel e di qualche grillino. Ma, attenzione, sui 13 senatori renziani nessuno dei ‘bookmaker’ di Palazzo Madama è pronto a scommettere. Loro, i renziani, dribblano le domande limitandosi a osservare che intanto sono impegnati «come tutto il Pd a sostenere l’azione del governo Letta perché raggiunga gli obiettivi che servono al Paese».
A stoppare l’ipotesi sugli smottamenti del gruppo Pdl ci pensa il capogruppo Renato Schifani secondo il quale «mai alcun senatore ha manifestato sofferenza o perplessità sulla linea politico-parlamentare» del Pdl e inoltre «tutti i senatori eletti nel Pdl sono legati al presidente Berlusconi da forti vincoli di amicizia personale oltre che di assoluta vicinanza politica». Ma se è di Paolo Naccarato il copyright di «maggioranza silenziosa», il collega di partito nel gruppo Gal, Luigi Compagna, liquida la prospettiva come «prematura e impropria».

MA UN ESPERTO di queste cose come Domenico Scilipoti — il cui passaggio dall’Idv al gruppo dei Responsabili fu decisivo per salvare l’ultimo governo guidato da Berlusconi — ricorda non a caso che ogni parlamentare «ha a disposizione l’articolo 67 della Costituzione (sulla mancanza del vincolo di mandato, ndr) per fare buon uso del proprio mandato». Insomma in alcuni casi si ricorre alla scelta di coscienza: «Essere responsabili — conclude Scilipoti — non vuol dire solo avere la possibilità di scegliere, ma anche assumersi le responsabilità che derivano dalle scelte». Enigmatico.