Roma, 1 settembre 2013 - "Io sono disponibile a guidare il Pd ma poi decidono gli elettori. Il punto nonè quello che faccio da grande ma quello che facciamo insieme per un partito che non sbagli il calcio di rigore a porta vuota ma torni a vincere". Così Matteo Renzi alla festa del Pd a Genova. Il sindaco di Firenze ha ripercorso gli ultimi mesi di Pd, parlando di governo, di strategie elettorali e della "sconfitta" alle elezioni". “Se in campagna elettorale avessimo pensato un po’ meno a smacchiare il giaguaro e un po’ più al lavoro, al governo c’eravamo noi senza Schifani e Alfano”.  Con le primarie aperte “sono convinto che avrei perso lo stesso”, ma il Pd “non avrebbe perso le elezioni, perché abbiamo mandato via delle persone” che avrebbero voluto votarci. “Le elezioni si vincono sul coraggio, non sulla paura”, ha aggiunto il sindaco di Firenze. “Il 25 febbraio ha perso il Pd. Riuscire a non vincere le elezioni non era facile, ci siamo dovuti impegnare". Poi la stoccata a Berlusconi: "Io sono rimasto nello stesso posto è lui che è stato condannato in via definitiva. Continuare a dire che non bisogna avere puzza sotto il naso per chi lo ha votato ma che contestare la condanna in Cassazione vuol dire contestare le istituzioni”.

SUL GOVERNO - “Con il governo sarò contento quando sarà cancellata la Bossi-Fini perché noi siamo lì per fare le riforme”. Sull'Imu: “Siccome sull’Imu hanno vinto loro, facciamo adesso delle proposte noi? Ad esempio sulle pensioni da 90mila euro o la legge elettorale. Ora si fa un po’ per uno, possiamo essere anche noi a cambiare la vita degli italiani, magari facendoli vivere senza la scimmia del controllo fiscale” aggiunge. "Ora non vorrei che si facesse il giochino che l’imu l’ha tolta Alfano e la service tax la mette il sindaco. Questo giochino non va". Sul ritorno alle urne: “A votare non si va, accetto scommesse. Nemmeno M5S vuole andare al voto. Perché sono tutti rivoluzionari finché non entrano nel Palazzo...”.  “La Lega - ha sottolineato - era contro Roma ladrona, ma poi si è trovata bene tra i diamanti di Belsito..”.

- CONGRESSO - Sull'imminente Congresso: "Non voglio il voto dei renziani, che sembra una brutta parola, ma di tutti gli uomini e le donne che hanno a cuore il Pd”. "Il primo che mi dice di essere renziano gli consiglierei un trattamento sanitario obbligatorio - ha aggiunto -, no alla politica che si riduce ad un cognome con un suffisso’’. “Se c’era una corrente dei renziani avrebbe chiesto spazio” dopo la sconfitta alle ultime primarie del Pd e invece “non è così, non perché sono un ingenuo, ma perché non serve a niente. La corrente che funziona è quella che ha delle idee”. Poi la risposta a chi lo ha sconfitto alle primarie: "A Bersani dopo le primarie non ho chiesto spazi. Le correnti non servono, bastano le idee per prendere i voti. I voti dell’altra volta li ho presi non perché ho la corrente ma perche’ alcune idee sono state convincenti, altre no. Per il domani essere di sinistra vuol dire dare garanzie, non essere conservatori, investire sul lavoro che non è tutelare i soliti ma dare una mano a chi lo perde. E non vuol dire compiacersi perché siamo bravi e buoni ma vincere. Di una sinistra che perde le elezioni non so che farmene. Anche tra i nostri troppo spesso c’e’ rassegnazione, invece ci vogliono energia e grinta. La pagina più bella è quella che dobbiamo ancora scrivere”.

- "ROTTAMARE GLI ECONOMISTI" - “Vanno rottamati anche tanti personaggi dell’economia. In Italia ci sono tante finte realtà imprenditoriali, dove con patti parasociali e sociali, anche con partecipazioni da prefisso telefonico, lo 0,12% o lo 0,15%, controlla i grandi gruppi editoriali, industriali e i giornali”. “Ad esempio, gli editoriali contro Ligresti sul ‘Corriere della Sera’ li ho letti solo nell’ultimo periodo, visto che aveva il 5% - aggiugne Renzi - la vicenda Ligresti, e lo dico da sindaco di Firenze dove c’era la Fondiaria ed è ben diversa da quella che era: ci sono degli uffici vuoti, ha impoverito la gente, e lo ha fatto in una cornice in cui nel settore non c’è stato un riassetto nel Paese. Noi abbiamo speso 8 miliardi in più dal 2002 in assicurazioni. Il problema è di come vengono finanziate le aziende, e come vengono controllate - ha aggiunto - dov’erano la Consob e l’Isvap? Possiamo fare altri esempi, c’è bisogno di un settore economico trasparente”.

VIOLANTE: BERLUSCONI HA IL DIRITTO DI DIFENDERSI - Sulla questione dell'agibilità politica di Silvio Berlusconi dopo la condanna definitiva per frode fiscale, i toni restano alti nei partiti che sostengono la strana maggioranza del governo Letta. Lucianto Violante, dalla sede Pd di Torino, durante un infuocato dibattito apre uno spiraglio per il Cavaliere (come aveva già fatto in precedenza): "Berlusconi ha il diritto di difendersi davanti alla Giunta del Senato come qualunque altro parlamentare, né più né meno. Occorre rispettare le regole anche per i nostri avversari. E’ molto facile applicare le regole solo per gli amici, è molto più complicato farlo per gli avversari”. “Non ho mai proposto lodi o salvacondotti. Ho detto che Berlusconi ha il diritto di difendersi. E noi dobbiamo rispettare questo diritto’’: ha ribadito Violante. L’incontro è stato convocato per dargli modo di esporre la sua tesi a una platea di parlamentari, esponenti politici locali e militanti del partito. Organizzatore il senatore Stefano Esposito, presenti oltre un'ottantina di Democrats. “Da ex magistrato penso che chi giudica deve mantenere il riserbo fino al pronunciamento della sentenza”, ha detto Violante a proposito del caso del giudice Esposito. “Io non mi sono mai pronunciato per l’eventuale incostituzionalità, ma avendo studiato la cosa per un po’ di tempo, sono convinto che quello è un effetto della sentenza, sulla base del diritto interno, è un effetto e non una pena e come tale il principio di retroattività a mio avviso non si applica. Ma questa è un’opinione personale, deciderà la giunta”. Alla domanda sul perchè si sia riaperto il dibattito sulla retroattività della legge Severino dopo che è già stata approvata e applicata in 30 casi, Luciano Violante ha detto: “Perchè nessuna di quelle persone è un parlamentare e la Costituzione prevede una procedura particolare per i parlamentari”.

Il confronto è stato seguito anche su twitter grazie ad un hashtag predisposto per l’occasione. Gli internauti non hanno risparmiato commenti malevoli all’indirizzo di Violante, tanto che Esposito, riferendosi anche a messaggi comparsi su social network nei giorni scorsi, ha definito ‘’inaccettabile’’ il comportamento di “questi leoni della tastiera, tra cui figurano anche dei dirigenti, che non hanno pero’ il coraggio di confrontarsi faccia faccia”.

BINDI - Rosy Bindi (Pd), intervenuta al dibattito ‘’Silvio c'è. Anzi no’’, svoltosi questa mattina a Camigliatello Silano, in occasione della III edizione del premio ‘’Stelle del Sud’’, è invece molto chiara: “Berlusconi è davvero in difficoltà per pensare di andare avanti. In Giunta faremo tutti gli approfondimenti necessari ma non perderemo tempo. La “Severino” è applicabile perché è costituzionale e comunque e’ in arrivo la rimodulazione delle pene accessorie da parte della Corte d’Appello (non dimentichiamo il processo Ruby e su compravendita Senatori). Non vedo via d’uscita per lui. Dovrebbe dimettersi. E poi forse il Capo dello Stato potra’ analizzare meglio una richiesta di clemenza".

FRANCESCHINI - “Non si barattano i principi dello Stato, il rispetto della legge con gli interessi di un singolo. Il piano delle vicende giudiziarie di Berlusconi e quello delle emergenze economiche e sociali che questo governo è chiamato ad affrontare devono restare distinti”, dice all'Unità il ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. “Sarà la giunta delle elezioni a valutare se ci sono approfondimenti da fare prima del voto. Il governo è fuori”, ha proseguito Franceschini, “Sono venti anni che siamo abituati allo schema di Berlusconiche prima afferma una cosa, il giorno dopo la nega e poi si ricomincia daccapo. Io registro che quando il messaggio è che se il Pd vota la decadenza il governo cade, la risposta non può che essere la stessa che ripetiamo da giorni”. Quanto al governo, “non so cosa sia il Letta-bis” perchè se “questo esecutivo cadrà lo farà in Parlamento, alla luce del sole e in modo trasparente. Ci sarà qualcuno che toglierà la fiducia e di questo se ne assumerà la responsabilità davanti agli italiani”.

REFERENDUM - Dopo la firma del leader ai referendum radicali, altri esponendi del Pdl si propongoni di andare ai gazebo per fare altrettanto, mentre dalla parte del Pd non si registrano tentennamenti: già ieri Guglielmo Epifani aveva ripetuto che il Pd voterà compatto per la decadenza. Mail Pdl con ci sta: “La firma del presidente Silvio Berlusconi in calce ai referendum sulla giustizia è un atto politico forte. Le riforme della giustizia si sono rivelate impraticabili in Parlamento, ed è davvero auspicabile che ora, su di esse, possano direttamente pronunciarsi i cittadini”, dichiara Daniele Capezzone, coordinatore dei dipartimenti del Pdl, che sottolinea come "importante importante che, con spirito liberale e volterriano, Silvio Berlusconi abbia firmato anche i quesiti su cui ha detto di non essere d’accordo". “Resta un punto di fondo - prosegue - su cui i radicali non potranno non riflettere: il Pdl sostiene i quesiti sulla giustizia e comunque dà spazio al pacchetto referendario anche nelle parti controverse per numerosi propri esponenti, mentre il Pd, tranne eccezioni individuali, osteggia e occulta sia i quesiti sulla giustizia sia gli altri”.

PDL/ SISTO - "Se il Pd vuole approfittare per far fuori Berlusconi lo faccia pure. Forse, non aspetta altro. Ma non ci chieda che ciò avvenga senza conseguenze per il Governo, che invece ci saranno inevitabilmente. Far decadere Berlusconi è un oltraggio alla democrazia e allo stato di diritto, oltre che un’offesa a milioni di elettori’’. Così Francesco Paolo Sisto (Pdl), nel corso del dibattito ‘’Silvio c’e’. Anzi no’’.

PRESTIGIACOMO - "Il 9 settembre non può trasformarsi nell’ora del giudizio di dio. ll Pd deve essere conseguente. L’accanimento contro Silvio Berlusconi è del tutto fuori luogo in un contesto di larghe intese che debba privilegiare gli interessi generali del Paese - primo fra tutti l’uscita dalla crisi - sugli interessi di partito o le carriere individuali”, dice Stefania Prestigiacomo, del Pdl.