Roma, 29 settembre 2013 - Silvio Berlusconi spinge l'acceleratore sulla crisi di Governo invitando i ministri del Pdl alle dimissioni "per non rendersi complici di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani". "L’ultimatum lanciato dal premier e dal Partito Democratico agli alleati di governo sulla pelle degli italiani, appare irricevibile e inaccettabile", scrive il Cavaliere in una nota, in cui spiega di aver "invitato la delegazione del Popolo della Libertà al governo a valutare l’opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani".

"La decisione assunta ieri dal presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo, contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso Premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto", dice ancora il leader del Pdl.

LE DIMISSIONI - Un invito raccolto immediatamente dal vicepremier Angelino Alfano e dai colleghi Nunzia De Girolamo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello (FOTO). "Non riteniamo vi siano più le condizioni per restare nell'esecutivo dove abbiamo fin qui lavorato nell'interesse del Paese e nel rispetto del programma del Popolo della Libertà. Rassegniamo le nostre dimissioni anche al fine di consentire, sin dai prossimi giorni, un più schietto confronto e una più chiara assunzione di responsabilità", scrivono infatti i ministri Pdl in una nota congiunta.

LETTA FURIOSO - Il premier Enrico Letta, dal canto suo, respinge le accuse di aver bloccato il rinvio dell'aumento dell'Iva rispedendole al mittente. "Berlusconi per cercare di giustificare il gesto folle e irresponsabile di oggi, tutto finalizzato esclusivamente a coprire le sue vicende personali, tenta di rovesciare la frittata utilizzando l’alibi dell’Iva", afferma in una nota il premier Enrico Letta. "Gli italiani sapranno rimandare al mittente una bugia così macroscopica e un simile tentativo di totale stravolgimento della realtà", prosegue il presidente del Consiglio.

"La responsabilità dell’aumento dell’Iva - spiega Letta - è invece proprio di Berlusconi e della sua decisione di far dimettere i propri parlamentari mercoledì, fatto senza precedenti, che priva il Parlamento e la maggioranza della certezza necessaria per assumere provvedimenti che vanno poi convertiti". "Per questo, ieri - conclude il premier - si era deciso di andare al chiarimento parlamentare e si era concordemente stabilito di postporre a dopo il voto in Parlamento i provvedimenti economici necessari".

Fonti di palazzo Chigi, in precendenza, avevano osservato che "la decisione di non intervenire sull’Iva è stata presa ieri concordemente con i ministri del Pdl" e che il premier confermava che "il chiarimento" dovesse "avvenire in Parlamento alla luce del sole e di fronte ai cittadini".

IL TWEET - E nella guerra di dichiarazioni tra Pdl e Palazzo Chigi, Enrico Letta affida al suo account Twitter una puntuta sintesi di quanto avvenuto nelle ultime ore:

NAPOLITANO RESTA A NAPOLI - Letta ha telefonato al presidente della Repubblica per informarlo e con lui si consulterà nelle prossime ore. L'ufficio stampa del Quirinale, dal canto suo, ha fatto sapere che Giorgio Napolitano proseguirà il programma della due giorni a Napoli e concorderà un incontro con il premier una volta rientrato a Roma.

EPIFANI - Per il leader del Pd, Guglielmo Epifani, quella che si apre con le dimissioni dei ministri del Pdl è "una crisi al buio". "Speravo non si arrivasse a un livello di irresponsabilità così alto. Siamo in un momento molto difficile per il Paese - dice il segretario dei democratici da Torre del Greco - Con una crisi fatta in questo modo è il Paese - aggiunge - a farne le spese. Quella che si apre è una crisi al buio". Gli esponenti del Pdl, per Epifani, formalmente "aprono una crisi. Dovremo valutare esattamente le conseguenze di questo gesto. L’irresponsabilità - ha proseguito - sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili" (VIDEO).

Quanto a nuove possibili alleanze, spiega: "Faremo un passo alla volta. Vediamo come si formalizza la situazione. Se si va alla crisi ci sarà una riflessione del presidente Napolitano con Enrico Letta e le forze politiche". "Sarebbe meglio non tornare al voto con questa legge elettorale che crea solo problemi - aggiunge Epifani - Il Pd vuole cambiarla ma non sarà facile perché bisogna trovare una maggioranza in Senato, ma penso che cambiarla sia un passaggio obbligato prima di tornare a votare".

FASSINA - Resta ottimista, invece, Stefano Fassina. "Non si andrà ad elezioni perché troveremo una soluzione in Parlamento: sono sicuro che in Parlamento c’è una maggioranza in grado di evitarlo - dice il viceministro dell'Economia - Dobbiamo approvare la legge stabilità e la legge elettorale perché se non lo facciamo vuol dire fare del male molto seriamente all’Italia".

MONTI - Parole a cui sembra voler far seguito l'ex premier Mario Monti. "Aspetteremo ora con rispetto le decisioni del primo ministro Enrico Letta e poi del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Scelta Civica non mancherà di dare il proprio contributo a soluzioni di governo credibili, proiettate sull’intera legislatura e caratterizzate da impegni precisi nei contenuti e nel calendario di attuazione", dice il Professore.

"Il 6 dicembre 2012 - ricorda il leader di Scelta Civica - il governo adottò il Decreto Legislativo sull’incandidabilità e decadenza (nell’ambito della Legge cosiddetta Severino). Il giorno seguente, alla Camera, il Pdl ritirò la fiducia al governo. Allora, come oggi, il retroterra era costituito da problemi sulla giustizia, ma le motivazioni addotte riguardavano il tema delle tasse, di sicuro richiamo propagandistico. In più, questa volta, l’appoggio al governo viene tolto al di fuori del parlamento e con l’ ‘ordine’ di dimettersi a membri dell’esecutivo nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio".

CICCHITTO CRITICO - Intanto Fabrizio Cicchitto, pur apprezzando "la decisione dei ministri sul terreno di una cristallina condotta scevra da ogni preoccupazione di potere", esprime anche una critica alle modalità adottata. "Ritengo che una decisione di così rilevante spessore politico - aggiunge infatti il deputato Pdl - avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall’ufficio di presidenza del Pdl e dai gruppi parlamentari il cui ruolo in questa così difficile situazione politica andrebbe esaltato sia sul piano delle scelte politiche da prendere sia su quello dell’iniziativa politica".

MARONI - Chi benedice invece le dimissioni dei ministri del Pdl è Roberto Maroni. "Bene e ora elezioni subito per vincere e per dare un governo stabile e amico del Nord, che dia risposte ai problemi delle imprese. Cosa che il Governo Letta non ha fatto", dice il segretario della Lega.

GRILLO - Anche Beppe Grillo invoca l'immediato ritorno alle urne suonando la carica del Movimento 5 stelle. "Bisogna andare al voto per vincere e salvare l’Italia. E’ l’ultimo treno. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti. In alto i cuori - scrive il leader M5s sul suo blog - L’Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenario che sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito. Napolitano deve rassegnare le dimissioni - conclude - E’ a lui che dobbiamo questo impasse. Alle sue alchimie va attribuito lo sfacelo istituzionale attuale".

MONTEZEMOLO - Di parere opposto Luca Cordero di Montezemolo. "Spero che persone come Lupi, Quagliariello, Sacconi, Gelmini, Lorenzin e lo stesso Alfano, riflettano bene prima di decidere di assecondare, fino alla fine, una deriva populista e irresponsabile che riporta il paese sul ciglio del baratro e che non corrisponde al sentire di milioni di elettori moderati", afferma il leader di Italia Futura. "Le dimissioni dei Ministri del Pdl in un momento difficilissimo per il paese - afferma ancora - sono un atto di grave irresponsabilità che può avere conseguenze drammatiche per i cittadini. L’Italia rappresenta nuovamente agli occhi del Mondo un’anomalia e un fattore di instabilità, e questo gli italiani davvero non lo meritano". "Per gli imprenditori che combattono sui mercati internazionali questo atto è un vero e proprio tradimento da parte di una forza politica che dovrebbe rappresentarne più di altre le istanze", conclude.

GIOVANNINI - "Eravamo sul punto di riscuotere i dividendi di tanti sacrifici, così invece si bloccheranno anche gli incentivi sul costo del lavoro", commenta amaro il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. "Le conseguenze della crisi? L’Italia è la settima potenza economica del mondo, se crolla questa, oltre a un pezzo di Europa a crollare sarà un pezzo di mondo", aggiunge.

BREAKING NEWS NEL MONDO - Immediato l'eco della notizia sui siti dei giornali di tutto il mondo: dalla Bbc a Le Figaro, da Nbc a Reuters e France Presse (FOTO).

L'APPELLO DEL COLLE - Insomma la tensione è altissima e a nulla sembra sia valso l'invito alla calma pronunciato in mattinata da Giorgio Napolitano durante una visita nel carcere di Poggioreale. "Non abbiamo bisogno di campagne elettorali a getto continuo, abbiamo bisogno di un Parlamento che discuta e lavori e non che ogni tanto si sciolga", ha detto il Capo dello Stato parlando di eventuali provvedimenti di clemenza che potrebbero essere adottati dalle Camere. La richiesta al parlamento di un provvedimento di amnistia servirà a svelenire il clima? Giorgio Napolitano aveva risposto: "Al contrario. Mi auguro che il clima sia già sufficientemente svelenito affinché la mia richiesta possa avere un’accoglienza serena e garantire il lavoro del parlamento per i prossimi mesi".

UNA COMPLESSA GIORNATA POLITICA - Da Schifani e Bondi affondo sul premier. Mario Monti: Enrico Letta non può andare avanti "una settimana in più in condizioni di non governo dell'Italia".

SALTA LO STOP ALL'IVA - "AUMENTO INEVITABILE" - L'APPROFONDIMENTO

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