Roma, 2 ottobre 2013 - Dopo lo strappo dei dissidenti del Pdl parte la battaglia sul simbolo, anche se ora, dopo la dichiarazione di voto a favore del governo espressa da Berlusconi, le carte in tavola possono cambiare ancora. 

“Noi siamo il Pdl, sono gli altri che cambiano il partito e fondano Forza Italia. Noi siamo i Popolari, e rimaniamo collegati al Ppe”, aveva detto Carlo Giovanardi. “Prendo atto che i colleghi hanno fondato Fi quindi noi restiamo del Pdl”.

E Formigoni aveva aggiunto: “Abbiamo già firmato in 25 e non escludo che altri si aggiungeranno, cercheremo di chiamarci ‘Popolo della Libertà”. “Abbiamo verificato che il nome Pdl è e resta nelle disponibilità del segretario e quindi di Angelino Alfano. Il Pdl a questo punto siamo noi”, aveva precisato Formigoni: “Questo è un fatto importante perché dice che siamo e restiamo nel centrodestra. Non siamo una costola di Scelta Civica o di altro”.

Al riguardo lo statuto del Pdl è chiaro: l'utilizzo del simbolo è nelle mani del segretario, ma il simbolo è di proprietà del presidente che ha la facoltà di cambiare la guida del Pdl. Un intrigo che potrebbe portare a una guerra di carte bollate, visto che l'intenzione di Angelino Alfano è quella di tenersi il Pdl. 

Il progetto però è di grande respiro: quello di costituire un grande partito dei moderati, sul modello del Ppe, e con Silvio Berlusconi - qualora ne voglia farne parte - solo nelle vesti di padre nobile del centrodestra. Il Cavaliere con il voto al governo cerca ora di 'frenare' ogni tipo di piano per scavalcarlo. Ora - ha spiegato l'ex premier ai suoi - dovranno rientrare, non possono più rompere. 

Comunque, il progetto di uscire dal partito e di formare dei gruppi autonomi, rimane. "Abbiamo deciso di vederci in serata" con gli altri parlamentari 'dissidenti', ha spiegato Formigoni.